Putin e lo stato cuscinetto tra Ucraina e Russia
Durante le elezioni presidenziali, Vladimir Putin ha delineato un nuovo approccio difensivo nei confronti dell’Ucraina, suscitando l’attenzione degli esperti che hanno scrutato da vicino la sua proposta post-elettorale.
Secondo quanto riferito dal portavoce Dmitry Peskov, il presidente russo intende stabilire una zona cuscinetto tra Russia e Ucraina, con l’obiettivo di garantire la protezione e il controllo del territorio già acquisito. Questo sviluppo sembra inserire la Russia nel dibattito europeo innescato dalla Francia riguardo a un’alleanza a sostegno del popolo ucraino, con Macron che emerge come una delle voci più assertive nel sostenere che “Putin non dovrebbe prevalere”.
Gli attacchi a Belgorod, dall’Ucraina in Russia
Le elezioni, culminate nella confermata vittoria di Putin, hanno alimentato aspettative di reazioni violente, sia all’interno di Mosca che in Ucraina. L’attenzione si è concentrata sugli attacchi a Belgorod, con un allargamento della discussione sulla sicurezza a livello nazionale da parte del Cremlino. I droni ucraini hanno sfidato con successo le difese russe, mentre l’esercito ucraino continua a registrare alti e bassi sul campo di battaglia.
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Le dichiarazioni di Putin riguardo alla creazione di una zona cuscinetto in Ucraina riflettono la sua preoccupazione per la crescente instabilità regionale. Putin ha enfatizzato la necessità di difese nucleari robuste, specialmente in risposta alla presenza di nuovi alleati NATO ai confini europei, nonché alle incursioni dall’Ucraina mirate a indebolire la Russia.
Mentre si ricorda l’annessione della Crimea
La visione di Putin sembra delineare un territorio difensivo e amministrativo rinnovato, progettato per ostacolare l’ingresso di armi straniere in Russia.
Gli attacchi delle forze armate ucraine contro Belgorod hanno causato perdite umane e feriti, secondo quanto riportato dal governatore Gladkov. Il portavoce del Cremlino ha sottolineato la necessità di proteggere le infrastrutture pubbliche e residenziali dall’escalation degli attacchi, che include l’uso di droni per superare le difese di confine russe.
In tutto ciò, in questa giornata post elezioni, nella piazza Rossa, Putin incontrerà la folla per ricordare l’annessione della Crimea avvenuta dieci anni fa.
Le elezioni russe fra controllo militare interno e fiato sul collo
Cina, Iran e Corea del Nord si sono congratulati con Putin, l’India ha chiesto di rafforzare il partenariato, il presidente tedesco Steinmeier è freddo con il presidente appena rieletto.
Vladimir Putin ha trionfato con il 90% dei voti, in una giornata elettorale che ha registrato un’affluenza del 73% alle 20:00. La giornata era stata segnata da previste proteste, a cominciare da quella promossa da Navalny e seguita anche all’estero, con Yulia Navalnaya che ha preso parte alle manifestazioni a Berlino. Già a mezzogiorno, lunghe code di oppositori si erano formate davanti ai seggi elettorali, con settantaquattro persone fermate. Putin ha commentato che coloro che hanno danneggiato le loro schede elettorali “saranno soggetti a conseguenze”.
Alle 23:00, con il 70% delle schede scrutinate, Putin aveva ottenuto l’87,17% dei voti. Al secondo posto si è classificato Nikolai Kharitonov del Partito Comunista della Federazione Russa, con il 4,19% dei voti, seguito da Vladislav Davankov del Popolo Nuovo e Leonid Slutsky del LDPR al terzo e quarto posto rispettivamente, con il 4,08% e il 3,15% dei voti.
Controllo militare fin dentro i seggi, lo sguardo internazionale sul voto russo
Doxa e diversi media denunciano un’affluenza non solo costruita a tavolino ma anche senza segretezza di voto. Una presenza elettorale manipolata partendo dalle pressioni sui dipendenti delle aziende statali, con l’obiettivo di legittimare la politica autoritaria di Putin. Con l’87% dei voti, Putin ha ottenuto una vittoria record, compresi voti dalle regioni ucraine occupate. Le proteste, nonostante il divieto e la repressione, hanno evidenziato il malcontento popolare.
Un nuova guerra fredda? La paura di una terza guerra mondiale corre sulle parole e sulle dichiarazioni delle potenze estere, partendo da Francia, Stati Uniti e Germania. Dall’Italia, Crosetto e Tajani invitano ad una strada verso il dialogo, sostenere l’Ucraina senza imboccare la strada per una terza guerra mondiale certa.
Antonio Guterres invita Usa e Russia al negoziato sulla riduzione delle armi atomiche. Il resto degli aggiornamenti nei prossimi articoli, intanto, gelo della Germania, Lituania pronti ad una colazioni, Tajani denuncia elezioni irregolari.