La Nasa ha scelto una potente macchina fotografica per la prossima missione lunare

By Iole Di Cristofalo

Storie di fotografie dallo spazio e il progetto Hulc tra Nasa e Nikon

Scattare foto alla conclusione o durante le imprese di rilievo offre l’opportunità di documentare i risultati ottenuti o lo stato di avanzamento di esperienze cruciali. Questo è particolarmente significativo nell’ambito scientifico, tecnologico e universale, dove l’esplorazione spaziale riveste un ruolo fondamentale. Sebbene ci troviamo già immersi nell’era dei viaggi spaziali, raggiungere la Luna e allontanarsi dall’orbita terrestre rimane un’impresa straordinaria, ricca di storie da narrare. Inoltre, la fotografia offre immagini scientifiche preziose, suscettibili di studio e analisi approfonditi.

Nell’ampia storia della fotografia astronomica, assistiamo ora all’ultima innovazione: il prossimo lancio imminente dell’Hulc, acronimo di Handheld Universal Lunar Camera. Frutto di una collaborazione tra la NASA e Nikon, questa fotocamera è stata appositamente progettata per operare nell’ambiente lunare. Piuttosto che sviluppare una nuova tecnologia, la NASA ha adattato un dispositivo già esistente: una Nikon Z 9 Mirrorless. Resta da vedere se questa fotocamera sarà in grado di sopportare le condizioni estreme dello spazio extraterrestre, caratterizzato da variazioni climatiche, pressione, escursioni termiche e improvvisi movimenti.

Tuttavia, le simulazioni condotte dalla NASA utilizzando questa fotocamera, una delle più avanzate della gamma Nikon, sembrano confermare la sua affidabilità. È previsto che l’Hulc sarà equipaggiato con obiettivi Nikkor, con l’obiettivo di fornire agli astronauti equipaggiati con tute spaziali robuste delle fotocamere lunari maneggevoli. Le simulazioni delle attività extraveicolari sono state condotte in Arizona, mentre per il training sul campo è stato scelto un sito geologico in Spagna. Nonostante un leggero ritardo nel programma di lancio, la missione Hulc è pianificata per il 2026-2027.

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La Nasa e i nuovi astronauti appena assunti. Nora AlMatrooshi è prima astronauta dagli Emirati Arabi Uniti

“Diventa un astronauta” – questo è l’invito della NASA nella sua guida per coloro che desiderano solcare gli spazi stellati. Questa guida non solo fornisce informazioni sui requisiti e sulla formazione necessaria, ma offre anche un’affascinante panoramica sulle origini e sulla storia di questa professione, relativamente recente, avviatasi non più di un secolo fa.

La NASA sta attualmente accettando domande per nuovi astronauti, delineando rigorosi criteri di selezione. Tra questi requisiti figurano: due anni di esperienza lavorativa in un programma di dottorato correlato alle scienze, alla tecnologia, all’ingegneria o alla matematica; una laurea in medicina o osteopatia; il completamento di un programma pilota di test riconosciuto negli Stati Uniti d’America, oltre a un’elevata competenza nelle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).

Il link per presentare le candidature viene inserito nel testo di presentazione della nuova squadra di astronauti, evidenziando l’importanza strategica di nuove reclute per la NASA e non solo per essa. L’agenzia spaziale statunitense sottolinea che si tratta di un momento entusiasmante per chi aspira a diventare astronauta, con una crescente varietà di veicoli spaziali disponibili per le missioni e un numero sempre maggiore di destinazioni da esplorare. Tra le nuove reclute figurano anche due astronauti provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, tra cui una donna: “Nora AlMatrooshi e Mohammad AlMulla del Centro Spaziale Mohammad Bin Rashid. Questi astronauti si sono addestrati insieme ai loro colleghi della NASA negli ultimi due anni, culminando nella loro partecipazione alla cerimonia di laurea“.

La Nasa deve salvare storica navicella spaziale Voyager 1

L’equipe tecnica sarà impegnata non solo nelle nuove missioni spaziali, ma anche nel recupero di navicelle da lungo tempo nello spazio che continuano a trasmettere dati cruciali. Un esempio emblematico è Voyager 1, attualmente in difficoltà mentre trasmette dati erronei alla NASA. Questa navicella spaziale ha una storia straordinaria di 45 anni, durante i quali ha attraversato i confini del sistema solare, regalandoci immagini mozzafiato di Giove e Saturno.

Negli ultimi mesi, la NASA ha riscontrato anomalie nei dati inviati da Voyager 1. Gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory (JPL) hanno tentato di risolvere il problema, ma hanno constatato che il processo di riparazione è ostacolato dalla distanza e dal trascorrere degli anni. Tuttavia, l’agenzia spaziale statunitense è determinata a salvare questa missione storica che si avvicina al traguardo del cinquantesimo anniversario. La sfida è notevole, ma la NASA riconosce l’importanza di Voyager 1, che ha raggiunto distanze mai esplorate prima e continua a fornire dati di inestimabile valore scientifico.

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