Israele, 700 mila persone in piazza contro la riforma della Giustizia

By Ana Maria Perez

La riforma della giustizia in Israele

Se la riforma delle pensioni ha travolto la Francia, la riforma della Giustizia sta infiammando lo Stato d’Israele. Manifestazioni di protesta, contrasti, dimissioni, richieste di “congelamento” del dispositivo…. in pochi giorni Israele si è trovata nel caos più totale, con il rischio che cada l’esecutivo. Ma… quali sono le proposte più controverse della riforma? Ve le indichiamo di seguito. Tutte sono accomunate dal rischio che la Corte Suprema israeliana perda il potere a favore del Governo. I provvedimenti ricordano in Europa i casi dell’Ungheria e della Polonia.

Decisioni della Corte costituzionale subordinate alla politica

  1. La Kessnet potrebbe ribaltare le decisioni della Corte con una maggioranza semplice di 61 voti sui 121 seggi. Al momento la maggioranza del Presidente Netanyahu ha 64 seggi nella Camera; pertanto, sarebbe estremamente agibile bypassare le decisioni della Magistratura;
  2. La Corte costituzionale non potrebbe controllare la legalità delle leggi fondamentali, che rappresentano lo scheletro giuridico del Paese;
  3. I magistrati non sarebbero più scelti da un gruppo di figure politiche e giudici al servizio della Corte. Piuttosto, il Governo avrebbe un potere maggiore, facendo venire a meno il principio di parità attuale.

Le manifestazioni contro la riforma

Più di 700.000 persone hanno manifestato contro la riforma nel weekend e molte di più si presume parteciperanno alla grande manifestazione di questo pomeriggio, 27 di marzo, davanti alla Knesset (Parlamento israeliano). Numerosi gruppi di attivisti hanno già raggiunto la grande piazza di Tel Aviv.

Alla protesta si aggiungono le università israeliane e gli studenti medi e delle superiori. Anche molti funzionari pubblici aderiscono alla protesta contro quello che definiscono un “colpo di Stato giudiziario”. Ieri, il numero più nutrito di manifestanti si è radunato a Tel Aviv, mentre a Gerusalemme la protesta ha circondato la residenza del premier e ha provocato momento di grande tensione.

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Fermi il porto di Haifa, l’aeroporto internazionale di Tel Aviv e molti operatori commerciali

Anche al porto di Haifa, il più grande in Israele, si è bloccato il traffico. I lavoratori hanno aderito allo sciopero convocato oggi dal principale sindacato israeliano. Il portavoce del Porto, Zohar Arnon, ha dichiarato che “I lavoratori si sono fermati e sono ancora al porto in attesa di sviluppi”. Parimenti, l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv ha sospeso tutte le partenze, come indicato da Pinchas Idan, il rappresentante dei sindacalisti aeroportuali.

I ministri Levin e Barkat rispetteranno le prossime decisioni di Netanyahu

Dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di rimuovere il ministro della Difesa Yoav Gallant il ministro della Giustizia israeliano, Yariv Levin, ha annunciato che “rispetterà” l’attesa decisione da parte di Netanyahu in merito al blocco della riforma giudiziaria“. Tuttavia, secondo Levin, il caos in cui si trova Israele in questo momento potrebbe provocare la caduta del governo.

Anche il ministro dell’Economia, Nir Barkat, ha dichiarato che sosterrà il premier “nella decisione di fermare la riforma”. Secondo Barkat, la riforma è necessaria ma non si può realizzare “a prezzo di una guerra civile“.

Gallant era stato silurato ieri, domenica 26 di marzo perché aveva affermato in pubblico che la riforma rappresentava “un pericolo immediato e tangibile” per la sicurezza dello Stato.

Il partito dell’opposizione attacca Netanyahu

Yair Lapid ha attaccato Netanyahu, e ha dichiarato che “il premier può licenziare il ministro, ma non può licenziare la realtà del popolo di Israele che resiste alla follia della maggioranza. Netanyahu è un pericolo per lo Stato di Israele”. .

Ma la frattura sembra allargarsi anche all’interno dei ranghi di governo. Il ministro dell’Economia, Nir Barkat, dichiara che sosterrà il premier “nella decisione di fermare la riforma”: è necessaria e la realizzeremo, scrive, “ma non a prezzo di una guerra civile”. 

Netanyahu, propenso a cancellare la riforma?

Secondo il sito di Times of Israel,  lo stesso Netanyahu sarebbe ora propenso a congelare la riforma per evitare che la situazione precipiti. il mondo attende aggiornamenti dalla Kessnet

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