Salvatore Ladaga, imprenditore della sanità e consigliere di Forza Italia, è il padre della compagna di Gabriele Bianchi, da cui la ragazza ha avuto un figlio.
Il nonno si dice “pronto a proteggerlo” e in una intervista al Corriere della Sera ha raccontato: “Era la fine del 2018 e mia figlia Silvia, bella, cocciuta, indipendente, però certo non abituata a vivere sulle barche come l’avete descritta… Insomma lei. Viene da me e mi dice: “Papà se devo fare un figlio è con lui che lo faccio”.
“Lui” è Gabriele Bianchi. Che al padre, non era mai piaciuto: “Ma cosa c’entra lui con noi, con te?”.
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E sottolinea: “Non è questione di ceto, ci mancherebbe. Ma di modi. Lui è un bullo, un cretino, un prepotente. E lei: “Andiamo a vivere assieme”, mi comunica. Appartamento pronto. Di lei si capisce. Scelgono i mobili e tutto. Mi metto in moto anch’io. Penso: “Ora devo aiutarli”. E allora gli do una mano ad aprire una frutteria”.
“Era un bullo”
Sulla sera di settembre 2020, Salvatore Ladaga dice: “Gabriele era lì e non doveva. Tutte cose che gli ho detto quando abbiamo parlato giorni fa”.
E aggiunge: “Dopo la sentenza, squilla il telefono a casa di mia figlia che, per inciso, abita con la mia ex moglie. Appartamento comodo, agiato, in cui mio nipote viene viziato un giorno dopo l’altro. Squilla il telefono ed era lui da Rebibbia. E allora gliele ho cantate”.
“Caro mio qui si parla del fatto che se righi dritto forse domani potrai accompagnare tuo figlio all’università. A giorni alterni. Forse. Questo è il futuro che ci aspetta”, avrebbe sottolineato Ladaga.
“Siamo tutte vittime collaterali dei fratelli Bianchi”. Poi parla del nipotino: “Lui di più. Lui che c’entra? Non era nato. Gli ultimi giorni sono stati devastanti. Mia figlia torna stravolta dai colloqui in carcere: “Pa’ sono preoccupata per Gabriele”.
“Cambieremo avvocato, sceglieremo un tecnico che guardi perfino oltre la Cassazione, alla Corte europea se necessario, perché io neanche nell’appello ho fiducia. Troppa pressione”.