Elezioni Venezuela: Maduro contro Gonzalez, che cosa è successo domenica 28 luglio

By Iole Di Cristofalo

Venezuela: elezioni politiche domenica 28 luglio, con un consiglio elettorale sotto l’occhio di Stati Uniti e comunità internazionale

Lo scontro sulle recenti elezioni politiche in Venezuela continua a intensificarsi. Nicolás Maduro è stato rieletto presidente per la terza volta il 28 luglio, succedendo ancora una volta a Hugo Chávez. Tuttavia, l’opposizione contesta i risultati annunciati dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), con il sostegno di una parte della comunità internazionale. Con l’80% delle schede scrutinate, Maduro ha ottenuto il 51,2% dei voti contro il 44,2% del suo avversario, Edmundo González Urrutia. Il tasso di partecipazione è stato del 59%.

Elvis Amoroso, presidente del CNE, ha dichiarato che “i risultati sono irreversibili”, ma la sua imparzialità è stata messa in dubbio, soprattutto perché diversi leader dell’opposizione sono stati dichiarati ineleggibili, una situazione che alimenta le proteste contro la vittoria di Maduro. Amoroso è stato anche accusato di aver aggravato la crisi venezuelana negli ultimi anni ed è stato sanzionato dagli Stati Uniti.

María Corina Machado, leader dell’opposizione e tra i candidati dichiarati ineleggibili, ha contestato fortemente i risultati elettorali, affermando in modo virale: “Abbiamo vinto con il 70% dei voti, il Venezuela ha un nuovo presidente eletto, Edmundo González Urrutia. Sappiamo tutti come sono andate le cose oggi. E quando dico tutti, intendo anche il regime”. Ha sottolineato che i veri risultati non possono essere ignorati e che il paese ha scelto un cambiamento pacifico.

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González ha utilizzato la piattaforma X per denunciare la situazione, e le sue dichiarazioni sono state ampiamente riprese dai media online. L’obiettivo dell’opposizione era mettere fine a venticinque anni di governo chavista, ma con Maduro al potere per un terzo mandato, la strada verso il cambiamento sembra ancora lunga e complessa. La situazione in Venezuela resta tesa, con un paese diviso e in cerca di stabilità.

Elezioni Venezuela e il terzo mandato di Maduro: gli echi dagli Stati Uniti ai paesi vicini

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Il Segretario di Stato USA, Antony Blinken, è tra le autorità internazionali che si aspettavano un diverso esito dalle elezioni in Venezuela, dichiarando che “i risultati potrebbero non riflettere la volontà del popolo venezuelano”. Anche il presidente cileno Gabriel Boric ha espresso dubbi: “I risultati annunciati dalla commissione elettorale sono difficili da credere. Il Cile non riconoscerà risultati che non possono essere verificati”. Javier Milei, su X, è stato ancora più diretto: “Dittatore Maduro, fuori! I venezuelani hanno deciso di mettere fine alla dittatura comunista di Nicolás Maduro”.

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Nonostante le proteste e un clima di tensione, Maduro ha mantenuto la tradizionale uscita post-elettorale, presentandosi su un palco vestito con una tuta dai colori della bandiera venezuelana. Ha promesso anni di pace, stabilità e giustizia. Sebbene osteggiato dagli Stati Uniti, accusati di blocco criminale e di aver inasprito le sanzioni dal 2018, Maduro è sostenuto da Cuba (Miguel Díaz-Canel), Nicaragua (Daniel Ortega), Bolivia (Luis Arce) e Honduras (Xiomara Castro), tutti presidenti di sinistra che lo appoggiano.

Nelle ultime settimane, Caracas ha ostacolato il lavoro degli osservatori elettorali internazionali, suscitando ulteriori simpatie verso l’opposizione che aspira a riportare il Venezuela agli albori e a fermare il crollo del PIL, della produzione petrolifera e il collasso dei sistemi sanitario e scolastico. Queste crisi, insieme alla dittatura, hanno causato la fuga di sette milioni di venezuelani all’estero.

Anche l’Unione Europea, che aveva inviato una sua missione, ha riscontrato difficoltà analoghe a quelle degli altri osservatori internazionali, tra cui quattro ex presidenti latinoamericani. La situazione in Venezuela rimane tesa, con un paese diviso e in cerca di stabilità, mentre le contestazioni sull’esito elettorale continuano a suscitare reazioni a livello globale.

Da Chavez a Maduro e biografia di María Corina Machado

Nel giugno 2013, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha iniziato un tour europeo, visitando l’Italia e il Vaticano, dove è stato ricevuto da Papa Francesco per la canonizzazione di José Gregorio Hernández. Successivamente, ha visitato il Portogallo e firmato 14 accordi bilaterali. Ha terminato il tour in Francia, incontrando il presidente François Hollande per discutere un’alleanza strategica. Dopo l’Europa, Maduro ha partecipato al GECF a Mosca, dove ha reso omaggio a Hugo Chávez e annunciato un’alleanza strategica con la Russia. Le relazioni con gli Stati Uniti si sono deteriorate ulteriormente nel 2015 con le sanzioni imposte dall’amministrazione Obama, alle quali Maduro ha risposto con una lettera aperta e una campagna di raccolta firme contro le sanzioni.

MCM Lilian 10 May 1
Fonte Wikimedia

María Corina Machado Parisca (Caracas, 7 ottobre 1967) è una politica, ingegnere e attivista venezuelana. È stata deputata dell’Assemblea Nazionale dal 2011 al 2014 e ha fondato il movimento politico Vente Venezuela. Nel 2011, è stata la candidata con più voti nella storia dell’Assemblea Nazionale del Venezuela. Nel 2014, ha perso il suo status di deputata per un’interpretazione costituzionale. È stata candidata alla presidenza nelle primarie dell’opposizione del 2012 e nel 2023 per Vente Venezuela. Nel 2018, è stata inserita nelle 100 Women della BBC. Ha condotto campagne elettorali contro la violenza e l’odio, promuovendo la libertà di pensiero e la trasformazione delle istituzioni pubbliche.