Taglia la testa al padre e posta il video sui social
Questa è una storia che ha dell’incredibile. Non solo per quanto di macabro c’è in essa, ma anche per la nuova luce che la vicenda dai contorni più che torbidi irradia sul ruolo dei social nella vita moderna. Si possono bloccare alcuni contenuti molto sensibili o no? Abbiamo visto come, ad esempio, alcuni errori di traduzione di Google (specialmente su frasi fatte o espressioni ironiche) possono bloccare contenuti del tutto innocui, mentre è possibile vedere una mattanza e gli esiti della stessa (i corpi mutilati) senza alcuna censura. Ed è esattamente quello che è accaduto in Pennsylvania, dove un uomo taglia la testa al padre e poi posta le riprese su un importante social. Ve lo raccontiamo in questo post.
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Una violenza inaudita motivata dalla politica
La storia di Justin Mohn, un 32enne della Pennsylvania è indicativa dell’ondata di violenza politica in corso in America. Sostanzialmente, Mohn è stato arrestato dopo aver presumibilmente ucciso suo padre, prima di mostrare la sua testa decapitata in un raccapricciante video su YouTube, mentre esponeva teorie del complotto di destra.
Justin Mohn, 32 anni, è accusato di aver ucciso suo padre, Michael Mohn, ha detto la polizia. Anche se la polizia non ha rilasciato l’età della vittima, i registri pubblici mostrano che aveva 68 anni. Il 32enne è stato arrestato a circa 100 miglia di distanza dalla scena del crimine con l’accusa di omicidio di primo grado, abuso di cadavere e possesso intenzionale di uno strumento criminale, secondo un documento del tribunale pubblicato mercoledì mattina e soltanto diffuso ieri, giovedì 1 febbraio.
Mohn si è presentato davanti al GIP per la convalida delle misure cautelari alle 4 del mattino e gli è stata negata la libertà su cauzione, secondo il capitano della polizia di Middletown Township, Pete Feeney. L’agente ha ha dichiarato che il video è stato pubblicato intorno alle 22.00 di martedì 30 gennaio.
Anche se è rimasto in rete per ben 5 ore, l’allarme era partito molto prima. Nella notte (alle 00.40 circa di mercoledì 31 gennaio), il Global Internet Forum to Counter Terrorism, gruppo creato dalle aziende tecnologiche per impedire la diffusione online di questo tipo di video, aveva avvisato della diffusione di questo contenuto. Perché non è stato fatto nulla per toglierlo dalla rete?
Le motivazioni dell’omicidio e il video raccapricciante
Le motivazioni dell’omicidio
Mohn afferma nel video che suo padre è stato un impiegato federale per 20 anni e lo definisce un traditore, chiedendo la morte di tutti i funzionari federali e attaccando l’amministrazione del presidente Joe Biden, il movimento Black Lives Matter (movimento nato nella comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo), la comunità LGBTQ e gli attivisti antifa. YouTube ha rimosso il video appena 5 ore dopo la sua pubblicazione. Di fatto, è stato visto cinquemila volte prima che venisse individuato e rimosso, secondo la Cnn.
Il video raccapricciante
Nel video di YouTube, intitolato “Mohn’s Militia – Call To Arms For American Patriots“, si vede Mohn indossare guanti e tenere la testa di suo padre in un sacchetto di plastica. Successivamente, la testa può essere vista (mozzata) all’interno di una pentola. Il coltello e il machete con cui l’uomo avrebbe decapitato il padre sono stati trovati in bagno, nella casa nella cittadina di Middletown.
Il video, lungo 14 minuti, si apre con il volto di un uomo, che si presenta come Mohn. Inizia a leggere quella che sembra essere una dichiarazione scritta: “L’America sta marcendo dall’interno mentre le folle di estrema sinistra si scatenano nelle nostre città, un tempo prospere”. Mentre parla, si vede quello che tiene in mano: una testa insanguinata all’interno di un sacchetto di plastica trasparente deposta in una pentola. È la testa di suo padre, che lui stesso ha appena ucciso.
Un contenuto violento che non è stato identificato dagli algoritmi che si occupano di eliminare contenuti contrari alle policy della piattaforma e ha potuto circolare a lungo. Google, proprietaria di YouTube, sta ancora lavorando per eliminare duplicati del video incriminato. resta, tuttavia, la domanda su come mai una testa decapitata è ancora un contenuto che può essere visto su uno dei social più utilizzati al mondo.
L’ultimo caso di una lunga lista
Non è il primo caso di contenuto violento diffuso online, senz’altro. Abbiamo ancora in mente i video dove lo Stato Islamico decapita i suoi ostaggi, come esistono episodi di omicidi trasmessi in diretta streaming. Si rende obbligatorio dire che le nuove tecnologie non fanno altro che amplificare il problema: pochi giorni fa X ha tentato di rimuovere immagini dell’IA che vedevano Taylor Swift in pose pornografiche.
You Tube spiega: “YouTube ha politiche rigorose che vietano la violenza grafica e l’estremismo violento. Il video è stato rimosso per violazione della nostra politica sulla violenza grafica e il canale di Justin Mohn è stato chiuso in linea con le nostre politiche sull’estremismo violento. I nostri team stanno monitorando da vicino per rimuovere qualsiasi ricarica del video“. Tuttavia, la mossa è arrivata molto tardi.
Che azione avrebbe dovuto compiere YouTube per evitare la diffusione del video?
YouTube poteva inviare un “hash” (una sorta di impronta digitale corrispondente al video), in maniera da allertare tutte le aziende associate e limitarne la pubblicazione su altre piattaforme. Questo non è accaduto.
L’omicidio, contestuale alla presenza dei responsabili delle piattaforme social in Senato
Colpisce anche la notizia che il video sia stato pubblicato a poche ore dall’audizione al Senato dove sono stati chiamati a testimoniare i rappresentati delle principali piattaforme social in un contesto che mira a garantire la sicurezza dei minori online. I grandi del web sono stati accusati di essersi “sporcati le mani di sangue”. a subire le accuse, Mark Zuckerberg (Meta), Linda Yaccarino (X), Evan Spiegel (Snapchat), i Ceo di Discord (Jason Citron) e TikTok (Shou Chew). Non erano presenti i rappresentanti di Google e Apple, il primo, come già detto, proprietario di YouTube.
Il problema della moderazione dei contenuti
Anche se le piattaforme social investono sulla moderazione dei contenuti, gli algoritmi non sempre identificano tutti i video e i post che violano le policy. C’è anche un supporto umano, che però spesso è affidato a squadre esterne in outsourcing: le persone non hanno così la possibilità di creare strategie più efficaci, come potrebbe fare un team interno. Inoltre, alcune azioni dei “grandi” puntano a sostituire il lavoro umano con l’intelligenza artificiale.
X nel 2022 ha eliminato l’ufficio che si occupava di sicurezza, politiche pubbliche e diritti umani. Mentre Twitch (di Amazon) ha licenziato i dipendenti che si occupavano di attività legate alla sicurezza. Anche Meta ha tagliato pesantemente i dipendenti addetti.
Gli algoritmi si basano sulla viralità. Pertanto, se un contenuto viene visto, condiviso e commentato, è monitorato subito. Se rimane su numeri più bassi, non viene identificato. Almeno non velocemente. Un problema da risolvere, senz’altro perché su YouTube vengono caricati miliardi di video ogni ora.