Alessandro Maja sarebbe incompatibile col regime carcerario: così, adesso, si staglia sullo scenario l’ipotesi scarcerazione.
Maja soffrirebbe di problemi psichiatrici che vanno attenzionati e curati in strutture di igiene mentale.
I difensori : “Nostro assistito non è in grado di parlare”, saltato l’interrogatorio
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“Il nostro assistito non può stare in carcere” . A dirlo sono gli avvocati difensori, Enrico Milani e Sabrina Lamera, i quali riferiscono anche che Maja si trova ricoverato “in psichiatria”
Oggi il 57enne era atteso a Busto Arsizio per l’interrogatorio di garanzia, che dovrà ora essere rimandato perchè si trova attualmente ricoverato, sedato, ed in stato di semi incoscienza.
Maja sedato e con l’ossigeno
Gli avvocati difensori dell’uomo hanno riferito di averlo visto per pochi minuti, poco dopo l’omicidio, e, hanno detto “non era capace di parlare, aveva l’ossigeno ed era sedato nel letto dell’ospedale di Busto Arsizio” dove èricoverato.
Subito dopo l’omicidio, ha tentato di togliersi la vita. Prima provocandosi ferite letali, poi provando a darsi fuoco.
In gravi condizioni, tutt’ora, anche il figlio, unico superstite della strage.
Il movente dell’omicidio e le parole dei suoceri: “Era cambiato”
In questi giorni hanno parlato anche i suoceri di Alessandro Maja, straziati e dilaniati dal dolore.
I due hanno parlato del genero come di una persona “squisita”, che era cambiata solo ultimamente in maniera repentina.
Tutti erano preoccupati per lo stato mentale di Maja, “era diventato taciturno, gli chiedevamo sempre che cosa avesse che non andava ma lui di diceva sempre ‘niente’. Era una persona squisita, era legatissimo a Giulia. Mia figlia era preoccupata, mi aveva chiesto di aiutarla”, racconta nonno Giulio.
Le scuse alla figlia la sera prima
Un altro episodio inquietante, riguarda delle scuse fatte alla figlia Giulia poche ore prima del delitto.
Il nonno racconta: “Giulia mi ha telefonato e mi ha detto che il padre le aveva chiesto scusa”.
Stava già pensando di ucciderli? In effetti, il cacciavite, il martello e altri corpi contundenti erano stati posti sul tavolo dall’uomo, che forse aveva già pianificato il delitto. Non già un raptus, dunque, ma una azione frutto di una premeditazione, anche se ciò non è un particolare incompatibile con un eventuale (e successivamente da verificare) disturbo mentale di una certa entità.