I rapper Guè Pequeno e Marracash vicino al boss
La cronaca giudiziaria odierna parla di due rapper famosissimi nel nostro Paese. Addirittura, uno dei due (Gué) avrebbe aperto le porte ai rappresentanti della categoria nel panorama musicale italiano. In realtà non sono coinvolti direttamente in indagini penali, ma alcuni loro atteggiamenti sono andati a finire nella documentazione raccolta dalla procura di Milano. Sostanzialmente, quello che è accaduto è che i due cantanti avrebbero fatto un inchino a un boss in un concerto live. Il boss sarebbe il ras della Barona (quartiere di Milano), Nazzareno Calajò, detto Nazza. I due rapper sono Guè (Guè Pequeno) e Marracash. Vi raccontiamo tutto in questo post.
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L’indagine che ha fatto arrestare il boss della Barona
Nazzareno Calajò, classe 1969, è stato arrestato ad aprile 2023 al termine di un’indagine portata avanti dalla procura di Milano sul traffico di droga. “Il Nazza” (così viene soprannominato) è stato considerato il capo del quartiere Barona, nella zona sud-occidentale di Milano, da cui si muovevano diversi fili: alcuni di questi hanno sfiorato anche i capi ultrà di Inter e Milan, con dichiarazioni d’intenti per agguati e assassini.
Ora giunge una nota conclusiva delle indagini da parte della polizia penitenziaria allegata all’indagine dei pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Le dichiarazioni del boss sono state ritenute gravissime. Quando, intercettato dal carcere di Opera, parlava dei suoi aguzzini (cioè, i pubblici Ministeri), si esprimeva in questi termini:
“IL PM DE TOMMASI LO AMMAZZO, LO MANGIO COME UN CANNIBALE, LO SGOZZO (…) LI FACCIO ESPLODERE CON UNA BOMBA. IL TRIBUNALE DI MILANO LO FACCIO ARRIVARE SU MARTE, GLI FACCIO FARE LA FINE DI QUEI DUE PORCI DI MERDA” (IL RIFERIMENTO È A FALCONE E BORSELLINO).
L’inchino dei rapper
L’indagine dela polizia penitenziaria racconta di un “inchino” live di due grandi del rap a Calajò. Di fatto, si tratta di Marracash (al secolo, Fabio Bartolo Rizzo), e Guè Pequeno (Cosimo Fini). Il boss è il ras della Barona, detto Nazza. A riportare l’inchiesta è Il Fatto Quotidiano, che specifica anche che Marra e Guè non sono né indagati né coinvolti nell’inchiesta e, per ora, non hanno voluto commentare.
I fatti, risalenti a settembre 2022 e a luglio 2023
Nella nota degli investigatori si parla del 10 luglio scorso all’Ippodromo di San Siro. In tale occasione, Guè salutò dal palco il boss: “Nazza libero, Free Nazza! Una mano su!”. Calajò si trovava in carcere da aprile per traffico di droga. Il 22 settembre 2022 al Forum, aveva già esordito Marracash:
“Ci tengo a ringraziare la gente del mio quartiere venuta a queste serate. Mattia (Mattia Di Bella, in arte Young Rame), Kalash (Alessandro Calaiò), Momo e soprattutto il grande zio Nazza. Un abbraccio! “. In quel momento, il Nazzareno era ai domiciliari, mentre il figlio Kalash si trovava in carcere. Il cugino Luca Calajò mandò i video fatti al concerto alla zia e alla moglie del boss, con il messaggio: “Fai un video, lo zio che ringrazia Marracash, l’ha salutato davanti a tutti, fai fare un video allo zio“.
I video dei rapper considerati vicino alla malavita
La polizia penitenziaria scrive: “È noto che la famiglia Calajò domini il quartiere Barona e il suo predominio lo ha ottenuto anche grazie al consenso di parte della popolazione residente, alimentato mediante numerose comparse dei principali esponenti della famiglia criminale nei videoclip di famosi cantanti rapper come Guè Pequeno, Marracash e Young Rame il cui tema principale è l’ostentazione del lusso, del denaro facile e l’esaltazione della violenza (…) La fama e il successo dei rapper sono un utile tornaconto per i Calajò e una perfetta cassa di risonanza per la sua professata innocenza”.
E come a volere suggellare dette parole, il Nazzareno, mentre viene intercettato, dice: “Altro che non servono a un cazzo i cantanti, i cantanti servono! (…) Adesso m’hanno fatto una canzone per me Marra, Guè e lui (Young Rame). Compongono le canzoni per me! Hai capito?! Guè pure mi ha fatto una canzone, Il tipo“.
Guè, figlio di giornalisti
La carriera di guè è stata fulminante. Eredita dalla madre la passione per i Talking Heads, e grazie a MTV si vive in pieno il periodo grunge e crossover. Scopre i Cypress Hill e i Beastie Boys e “a quel punto ho fatto lo switch“. Ovvero, la sua vita viene stravolta dal rap.
L’occhio guercio di Gué Pequeno (un occhio sempre mezzo chiuso, con la palpebra abbassata), deriva come ha spiegato il rapper stesso da una condizione medica chiamata blefaroptosi, o ptosi palpebrale. Gué ci è nato con questa patologia per la quale non riesce ad aprire mai completamente l’occhio. Nato il giorno di Natale del 1980, è figlio dei giornalisti Marco Fini e Michela. Con lo pseudonimo iniziale Il Guercio, il rapper iniziò la propria carriera musicale intorno al 1996, assieme al compagno di classe Dargen D’Amico. Il resto, è storia, quella recente della musica.