Vince la destra in Spagna ai seggi, ma non raggiunge i seggi per governare
Dopo le recenti elezioni in Grecia, un altro Paese Europeo al voto decide (o forse non ha deciso?) da chi vuole essere governato. Vi avevamo parlato delle elezioni anticipate che il Premier Sánchez ha convocato dopo che la destra gli ha strappato presidi importanti nelle amministrative di maggio. Ieri, 37 milioni di spagnoli sono stati chiamati al voto e, con il 70,4% della partecipazione (molto più alta che in altri Paesi europei), hanno scelto di non scegliere. Ovvero, i voti che hanno espresso non consentono a nessuna delle forze politiche di governare con la maggioranza di 176 seggi prevista dal sistema.
Pedro Sánchez
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Il Partito popolare e Vox ottengono assieme 169 seggi
Il Partito popolare ha confermato il risultato delle amministrative. Con 136 seggi (contro gli 89 delle elezioni precedenti, nel 2019) è la prima forza spagnola, seguita dal Psoe con 122; il podio lo completa Vox con 33, mentre Sumar ne strappa 31. Anche se la vittoria del blocco di destra è molto superiore ai voti sommati della coalizione di sinistra (153), non basta per governare, perché non raggiunge i 176 seggi necessari.
I risultati del voto
Il Presidente del Partido Popular, Alberto Núñez Feijóo, ha comunque rivendicato il diritto di provarci. Secondo lui, deve governare colui o colei che è stato scelto dal Popolo: “gli spagnoli hanno parlato e bisogna ascoltarli, l’ho fatto per tutta la vita e lo farò ora. Come candidato con i maggiori consensi, con tutta l’umiltà e la determinazione, mi faccio carico di avviare la trattativa per la formazione del governo“.
Alberto Núñez Feijóo
Tuttavia, il numero di voti conseguiti potrebbe non consentirgli di governare. Al momento, stanti i risultati ottenuti anche dai partiti minori, parrebbe difficile che Feijoo potesse raggiungere i 176 seggi, mentre inizia la conta per Sánchez.
C’è chi parla già di nuove elezioni.
Maggioranza al Senato per il Pp
In Senato, invece, il Pp può contare su una maggioranza assoluta di 143 scranni, contro i 92 dei socialisti
Sanchez non crolla e conta i voti dei possibili alleati
Da parte di Sánchez, grande entusiasmo. I sondaggi lo posizionavano molto indietro rispetto ai risultati conseguiti. Nonostante i seggi, canta vittoria per una rimonta che sembrava impossibile. E ora conta i voti. La sua alleanza con il partito progressista Sumar, di Yolanda Dìaz, è scontata, ma non gli darà la maggioranza. Ora inizia a pensare si seggi ottenuti dai partiti indipendentisti e minori, che potrebbero ricavare importanti vantaggi politici in un’alleanza con il Governo. E’ tutto da vedere. La storia non è stata scritta. Gli spagnoli attendono.
La sconfitta della estrema destra
Il Pp torna a essere il primo partito, a spese dell’alleato scontato, Vox, partito di estrema destra che quasi dimezza i suoi seggi. Si tratta di una vera sconfitta per Santiago Abascal, il vero perdente della sfida al voto. Dalla sede del partito a Madrid Abascal ha dichiarato che gli dispiace non avere potuto strappare il Paese a Sanchez e promette battaglia all’opposizione nel caso non vengano convocate nuove elezioni.
Pieni voti senza lode per il Pp
Rispetto alle precedenti elezioni, il Pp ha ottenuto 47 seggi in più. Anche il Psoe ha ottenuto dei seggi in più (2) , mentre Vox ne ha persi 19. Una vittoria dal retrogusto amaro, certamente, ma Feijoo non ha mollato ancora. Non lascierà nulla d’intentato pur di “governare il Paese”, come ha già fatto con la Regione della Galizia, dove il candidato Popolare è molto stimato. Vi lasciamo con le sue parole, con la speranza che la non scelta degli spagnoli non diventi un atto di cannibalismo per accaparrarsi la poltrona.
Feijóo: “Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese. Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezza; spero che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna“.