Giorgia Castriota, gip di Latina di 45 anni, arrestata, perché?

By Ana Maria Perez

Giorgia Castriota, chi è?

Di origini cosentine, 45 anni, Giorgia Castriota aveva iniziato a muovere i primi passi nella magistratura a Reggio Calabria. Da qualche anno, aveva ottenuto il trasferimento a Latina, anche se abitava nella capitale, Roma. Il suo nome si trova nella pagina web ufficiale del Ministero di Giustizia tra i magistrati che ricoprono la carica di G.I.P. (Giudice per le Indagini Preliminari) o G.U.P. (Giudice per le Udienze Preliminari) nel Tribunale di Latina. Aveva deciso di intraprendere la carriera di giudice e da un altro giudice donna (Natalia Giubilei) è stata disposta la misura cautelare che l’ha portata in carcere il giovedì 20 aprile del 2023.

Le accuse e l’arresto

Giorgia Castriota è stata arrestata su mandato firmato dalla collega del tribunale di Perugia, in ordine a una richiesta di misura cautelare avanzata nei suoi confronti dalla procura coordinata dal procuratore capo Raffaele Cantone, già presidente di Anac (autorità nazionale anticorruzione). Di cronaca giudiziaria vi parliamo spesso da Ultimedalweb, ma mai avremmo pensato di rendervi conto di una notizia che vede coinvolto un magistrato in reati gravissimi, che dovrebbero essere respinti alla base del suo mestiere, anziché promossi.

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La gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota avrebbe ricevuto “sistematicamente” denarogioielli, un orologio Rolex da 6mila euro, l’utilizzo di un appartamento a Roma, viaggi e un abbonamento in tribuna d’onore allo stadio Olimpico per le partite della Roma, del valore di 4.300 euro. Secondo la Procura di Perugia i doni sarebbero arrivati come conseguenza del conferimento irregolare di incarichi a professionisti e collaboratori, pagati profumatamente per questo. L’indagine ha coinvolto anche i suoi collaboratori Silvano Ferraro e Stefania Vitto.

Le accuse sono di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione in atti Giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo il GIP, dalle indagini sarebbe emerso uno scenario “granitico di gravità indiziaria“, che presenterebbe “un chiaro quadro di accordo corruttivo e di vendita della funzione“. 

Doveri d’ufficio e incompatiblità del suo ruolo

Secondo le indagini, Giorgia Castriota avrebbe due ossessioni: il desiderio di soddisfare qualche costoso “sfizio”, e quella di dover dipendere da sei anni da una relazione senza amore, ma indubbio interesse, per poterseli permettere. La donna aveva un rapporto con un uomo più grande di lei di 22 anni. Era Silvano Ferraro, che il giudice aveva nominato coadiutore di società in amministrazione giudiziaria. La donna diceva ad un’amica a proposito di lui “Il problema è mio che non riesco a mandarlo a quel paese“. I motivi: i vantaggi derivanti dal rapporto sarebbero stati indiscutibili: la gip riceveva un notevole tornaconto, aveva libertà d’azione nei conti e una percentuale fissa, sotto forma di contanti, regali, servizi.

La stessa opinione avrebbe avuto Ferraro del Giudice; secondo l’inchiesta, il professionista avrebbe detto ad un amico: “Se era un’impiegata alle poste l’avrei lasciata dopo sei mesi“. Evviva l’Amore! (avete notato la A?)

Per soddisfare i propri desideri, Giorgia Castriota avrebbe conferito incarichi “al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo” e in contrasto con la norma che stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione“, come, appunto, era il caso di Ferraro o di altri suoi collaboratori, ora finiti nell’indagine insieme a lei.

Vivere al di sopra delle proprie possibilità

Secondo il Gip Natalia Giubilei, Giorgia Castriota sarebbe “una donna che ha bisogno di soldi, non perché il suo stipendio sia basso, ma perché si ostina a vivere al di sopra delle sue possibilità economiche“. “In questo ambito, ha pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici dai quali poi farsi remunerare come atto dovuto“, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

L’arresto è stato condotto in base al materiale raccolto in fase di indagini preliminari. Le persone coinvolte avranno tempo di difendersi e devono essere considerate innocenti finché non saranno condannate con sentenza passata in giudicato.

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