Attentato Tatarsky a San Pietroburgo, ucciso blogger filorusso
Il web è impazzito da quando si è diffusa nella notte la notizia dell’attentato che ha ucciso il blogger filorusso Vladlen Tatarsky. L’attivista si trovava nello Street Bar, ubicato nel distretto di Vasileostrovski, in via Universitetskaja, numero 25, vicino all‘Università di San Pietroburgo. Il locale era stato affittato per una serie di supporter di Putin e del gruppo Wagner.
Intorno alle ore 17.30 di ieri, domenica 2 di aprile del 2023 una giovane donna ha consegnato a Tatarsky una statuetta con la sua immagine. Quello che lui non poteva sospettare è che all’interno vi fosse una grande carica di materiale esplosivo. In totale l’ordigno conteneva tra 100 e 200 grammi di tritolo. Verso le ore 18:10 la bomba è scoppiata, uccidendo lui e lasciando 32 altre persone ferite. 19 sono stati ricoverati in ospedale; di essi dieci verserebbero in gravi condizioni. Alcuni sarebbero in pericolo di vita.
Di seguito vi mostriamo un video che mostra il bar dov’è scoppiata la bomba
Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui
oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità
Chi era Vladlen Tatarsky?
Il nome reale di Tatarsky era Maxim Fomin. Aveva più di 560 mila follower su Telegram ed era il corrispondente di guerra che aveva raccontato “l’operazione speciale” in Ucraina. Tatarsky si è sempre mostrato molto vicino al gruppo Wagner (è stato visto diverse volte con il capo dei mercenari, l’oligarca Yevgeny Prigozhin) ma ha anche criticato alcune delle scelte operate dai militari russi. Lo pseudonimo era stato preso dal nome del protagonista di “Generation“, romanzo di Viktor Pelevin che parla di consumismo, droghe e mitologia mesopotamica.
Fomin (o Tatarsky) aveva combattuto nel Donbass dal 2014 al 2015 a fianco dei separatisti del Donetsk. Nell’ultimo anno aveva pubblicato un video in cui diceva, riferendosi al conflitto:”Sconfiggeremo chiunque, uccideremo chiunque, deruberemo chiunque, se necessario. Proprio come ci piace“. A settembre Tatarsky si trovava tra le centinaia di invitati alla sontuosa cerimonia organizzata dal Cremlino per celebrare l’annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell’Ucraina.
Chi è Darya Trepova?
Questa mattina i servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, la donna che ha consegnato la statuetta con il tritolo a Tatarsky. Darya ha 26 anni ed è originaria di San Pietroburgo. Trepova, secondo il giornale Ria Novosti, è stata espulsa dall’Università statale di San Pietroburgo nel 2019. Studiava presso la facoltà di Economia. La giovane risultava inserita nell’elenco dei ricercati dal Ministero degli interni russo. Secondo l’agenzia Interfax, il suo appartamento è stato perquisito e la madre e la sorella di Darya sono state portate in commissariato per essere interrogate.
La figura della Trepova è ambigua. Da un lato la donna ha partecipato a una manifestazione contro la guerra nel febbraio del 2022 vicino alla Stazione Gostiny Dvor a San Pietroburgo, scelta che ha pagato con 10 giorni di arresto amministrativo. Dall’altro canto risulta che seguisse il blogger vittima dell’incidente e partecipasse spesso alle sue riunioni e “simposi”. Il dipartimento criminale lavora per capire se la donna è stata “utilizzata” per commettere l’atto terroristico o se, per contro, abbia deciso da sola di portare avanti una sua vendetta per zittire definitivamente l’attivista.
La caccia ai manifestanti contro la guerra
Ogni giorno giungono notizie delle rappresaglie del governo di Putin ai danni dei manifestanti contro la guerra, o dei simpatizzanti per gli ucraini. Ad esempio, per giorni ha scatenato sul web reazioni decisamente “calde” la notizia che vede Alexei Moskalev, un uomo di 53 anni, agli arresti in Bielorussia perché sua figlia Masha (13 anni) ha fatto un disegno contro la guerra in Ucraina. La bambina è stata denunciata dalla scuola e tra qualche giorno (il 6 aprile) si celebrerà un’udienza per decidere sulla custodia della bambina.
Qui vediamo il disegno incriminato
Il caso di Elvira Vikhareva
Recentemente vi parlavamo di Elvira Vikhareva, avvelenata perché contraria alla guerra e al regime di Putin. Elvira ha raccontato come si è accorta di essere stata avvelenata e ha sottolineato che non abbandonerà il suo impegno politico. L’attivista aveva accusato sintomi di avvelenamento da metalli pesanti. Alcune analisi hanno trovato nel sangue tracce di bicromato di potassio, sostanza cancerogena e altamente tossica.
Per approfondire: Elvira Vikhareva, 32 anni, conosciamo la rivale di Putin avvelenata