Vino, la guerra delle etichette: danno inestimabile per l’Italia

By Ultimedalweb

Come già capita con le sigarette, anche sulle bottiglie di vino i consumatori potrebbero leggere l’alert “Il vino uccide e provoca tumori”.

Questo, almeno, è ciò che capiterebbe con l’approvazione di Bruxelles della proposta avanzata dall’Irlanda. Il vino come le sigarette, dunque. E tanti saluti al Made in Italy, che vede in questo prodotto la sua principale fonte di esportazione del settore agroalimentare.

Più che di un’approvazione, si tratterebbe, in realtà, di un silenzio assenso. E la proposta irlandese non si limita al vino, bensì è estesa a tutte le bevande alcoliche. Ma questo non solo non cambia la sostanza della questione, bensì rischia di creare un pericoloso precedente, soprattutto in quei paesi dove il tasso di consumo di alcool è decisamente elevato, persino tra la popolazione più giovane.

La proposta irlandese scuote i produttori ed il governo

Insomma, per quanto sia ammirevole il principio, che sta alla base della proposta avanzata dall’Irlanda, il colpo per il nostro settore enogastronomico sarebbe di quelli veramente pesanti.

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E alla prevedibile, quanto inevitabile, levata di scudi da parte dei produttori, si è aggiunta anche la voce del governo: “L’Italia agirà in Europa in ogni modo possibile azione di difesa” al  fine di contrastare l’etichettatura richiesta dall’Irlanda. Così il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, che ha continuato assicurando “l’impegno a rendere consapevoli tutti sui pericoli del cibo sintetico e a promuovere le virtù del vino”. Made in Italy, ovviamente. “E’ alquanto anomalo – ha poi proseguito Lollobrigida – che si sia autorizzato contro il parere e il voto del Parlamento europeo, in un modo da cui traspaiono tante cose. Dire che il vino nuoce gravemente alla salute significa negare un’evidenza: bere con moderazione fa anche bene, è un dato che ogni medico e scienziato potrà affermare con serenità, ogni eccesso al contrario fa male”.

Lollobrigida:“Le bugie nuociono gravemente alla salute, non il vino”

E anche questa sembra un’affermazione incontrovertibile: la letteratura medica è piena di suggerimenti legati al famoso bicchiere a pasto, purché di qualità. Inoltre, da sempre, di alcune sostanze vengono messi al bando gli abusi, come vino ed alcolici in genere, e di altre semplicemente gli usi: ed è il caso di sigarette e droghe, più o meno leggere. “Stigmatizzare la qualità di questo prodotto serve ad altro – ha proseguito il ministro – ad indirizzare, probabilmente, il consumatore verso altri prodotti, magari iper processati, come le bevande ad alta presenza di zuccheri gestite nella produzione da grandi multinazionali, oppure verso il convincimento che un vino a 13-14 gradi sia uguale ai distillati a 60-70 gradi alcolici e quindi, a difendere il modello di consumo e produzioni dall’espansione degli acquisti di buon vino europeo”.”Le bugie – ha concluso lapidario –  nuocciono gravemente alla salute e sulla vicenda del vino questo è il dato”. 

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vino, la guerra delle etichette, Photocredit by congerdesign da Pixabay 

Busi, Consorzio Vino Chianti: “Danno inestimabile”

“Se la norma dovesse essere adottata da altri Paesi, sarebbe un danno inestimabile”, fa eco  Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, “Il vino è il prodotto dell’agroalimentare italiano più conosciuto e apprezzato al mondo: etichette simili sulle bottiglie provocherebbero un gravissimo danno di immagine al Paese ed economico a tutto il settore, senza peraltro basi scientifiche. Non è affatto dimostrato che il vino di qualità, bevuto in giuste quantità faccia male e provochi tumori e malattie. L’Irlanda non è tra i più grandi importatori di vino, ma il rischio è che l’Unione Europea faccia sua una tesi del genere, prendendo una strada irragionevole e dannosa”.

Frescobaldi, UnionVini “In discussione i principi fondamentali dell’UE”

“Ci sono degli studi che dicono che l’alcol assunto in grande quantità fa male al fegato e può provocare tumori”, precisa Lamberto Frescolbaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, “ma è una cosa che si può dire di qualsiasi prodotto alimentare: se mangio solo patatine fritte o bevo solo latte o mi ingozzo di burro, metto a rischio comunque la mia salute”. Va oltre, Frescobaldi, chiamando in causa i principi fondamentali dell’Unione Europea “L’Ue nasce come Mec, mercato economico comune, dove ci sono etichette uguali per tutti. In pratica l’etichetta che viene fatta in Italia può essere commercializzata in qualsiasi paese Ue. Oggi questo viene messo in dubbio dalla scelta irlandese e dell’Ue”.

Coldiretti: “A rischio un mercato da 14 miliardi e 1,3 milioni di posti di lavoro”

Secondo Coldiretti, si tratta di “un attacco diretto all’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero. Un pericoloso precedente che – afferma la Coldiretti – rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che, in Italia, dal campo alla tavola, garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale voce dell’export agroalimentare”. 

Roma, Parigi e Madrid unite nella protesta

Non è un problema nuovo questo, in verità. La questione delle etichette sugli alcolici è stata sollevata per prima dall’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità, ndr) ginevrina, che ne invoca l’adozione da anni. In sede europea, poi, la  Commissione, fin dal 2021, voleva intervenire con il piano per la lotta ai tumori proprio aggredendo, tra i primi, il consumo di alcool indiscriminato. Dopodiché, si è raggiunto un compromesso, imponendo maggiori dettagli da inserire nelle etichette ma senza indulgere in alcun riferimento sanitario. Ed è così che si arriva alla proposta irlandese di oggi, dovuta ad un’emergenza sanitaria nazionale. Perché anche in Irlanda, come in tutti i paesi nordeuropei, il consumo di alcolici e superalcolici è, da tempo, un problema sociale. Ma la decisione a favore della proposta irlandese sarebbe un vero tsunami per il comparto enogastronomico italiano, francese e spagnolo. Che infatti, una volta tanto, fanno fronte comune e, insieme ad altri sei Paesi hanno risposto a Bruxelles con una nota di protesta.

E, in attesa che Bruxelles e Strasburgo dipanino il nodo gordiano delle etichette, meglio approfittarne per un buon bicchiere di vino senza sensi di colpa.

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