Caro Benzina, sciopero congelato. Ma il taglio del prezzo non è più un tabù (torna il bonus da 200 euro e quello da 60 per il trasporto pubblico)

By Ultimedalweb

Ripristinare un tetto al prezzo dei carburanti e intervenire sul contrasto al caro benzina non sembra più un tabù come, invece, era emerso nelle ultime settimane. Potrebbe, quindi, esserci una nuova apertura possibilista del governo, anticipata dalle interviste della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalle dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti, ministro del Mef.

Complice la serrata (ma lo chiameremo sciopero, perché le serrate non sono consentite) dei benzinai, annunciata per i giorni dal 25 al 27 gennaio, il governo ora pensa alla possibilità di rivedere le proprie posizioni sulla mancata proroga degli interventi di contenimento del prezzo dei carburanti.

Aperture da parte del governo a misure contro il caro benzina

Nelle ultime ore, l’esecutivo si dimostra possibilista nel merito: con gli incassi derivanti dall’aumento dei prezzi, si potrebbe intervenire qualora l’aumento dei carburanti superasse il valore indicato nel Documento di Economia e Finanza, agendo sulle accise o, comunque, sul prezzo finale alla pompa.

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Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Photocredit governo.it (CC BY-NC-SA 3.0 IT)

Niente di confermato al momento, dalle fonti ufficiali di Palazzo Chigi, ma la tensione, montata negli ultimi giorni e culminata con la proclamazione dello sciopero dei benzinai per la fine del mese, ha fatto sì che oggi le parti coinvolte si incontrassero: una delegazione del governo, composta dal  sottosegretari Alfredo Mantovano e dai ministri Urso e Giorgetti, da una parta e quella dei benzinai rappresentanti di Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio dall’altra. Presente all’incontro, anche il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo. In discussione, le misure contenute nel decreto sulla Trasparenza dei prezzi dei carburanti.

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Caro benzina, sciopero congelato. Primo tavolo tecnico il 17 gennaio

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Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, Photocredit governo.it
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)

Una convocazione organizzata in tempi record: solo ventiquattr’ore prima, Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, annunciava l’incontro finalizzato ad “ascoltare le loro ragioni dei benzinai e confrontarle con quelle che il governo ha adottato ed intende adottare”. Purtroppo però, nessun accordo è stato possibile e, nell’arco di poco, le delegazioni dei gestori di distributori di carburante hanno lasciato palazzo Chigi congelando, per ora la protesta. Ma gli incontri proseguono con gli altri rappresentanti delle categorie interessate.

Ci sarebbe, comunque, uno spazio di manovra, secondo quanto trapelato al termine della riunione. E, in ogni caso, il governo prevede di incontrare nuovamente le organizzazioni di categoria prima della data prevista per lo stato di agitazione. E’, infatti, fissata nel prossimo 17 gennaio la data per il primo tavolo tecnico.

“Abbiamo apprezzato il chiarimento avuto con governo che ripristina una verità inequivocabile: i gestori non hanno alcuna responsabilità per l’aumento dei prezzi, né per le eventuali pretese speculazioni di cui si è parlato – hanno comunicato in una nota congiunta Faib, Fegica, Figisc/Anisa – Per quello che riguarda le organizzazioni dei benzinai, le polemiche finiscono qui. Ora e’ il momento di lavorare seriamente per restituire efficienza e piena legalità alla rete” prosegue la nota “già nei prossimi giorni, le organizzazioni dei gestori si rendono disponibili ad affrontare i temi sul tavolo e a individuare strumenti anche normativi utile ad affrontare sia la contingenza che soprattutto la prospettiva. Un percorso che può portare a rivalutare anche lo sciopero proclamato per fine mese, al momento congelato, seppure con la riserva per una sua sospensione in funzione dell’esame del testo del decreto una volta emanato”.

A meno di revoche, sciopero dei distributori dalle 19 del 24 alle 7 del 27 gennaio

Secondo gli annunci, lo sciopero dovrebbe scattare dalle 19 di martedì 24 gennaio fino alle 7 del 27, come segno di protesta per quella che la categoria ha definito “un’ondata di fango contro i gestori delle pompe di benzina e per ristabilire la verità”.

Un possibile intervento a favore del taglio dei prezzi era stato anticipato anche dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari “Se i prezzi dovessero salire, ci siamo impegnati ad utilizzare le maggiori entrate Iva che lo stato dovesse incassare, in virtù dell’aumento del prezzo del carburante, per ridurre le accise”. E, siccome nell’anno 2023 questo aumento non c’è stato, si è arrivati al 31 Dicembre 2022 senza prorogare il calmiere già adottato dal governo Draghi e che scadeva, appunto, a fine anno.

Caro benzina, Giorgetti: “Giù le accise se i prezzi salgono”

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Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze, Photocredit governo.it
(CC BY-NC-SA 3.0 IT)

Una sottolineatura che meglio ha specificato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ieri, interpellato al Question Time all’Aula del Senato. Adottare un monitoraggio sulla rete di distribuzione per “migliorare la trasparenza dei prezzi e ad evitare speculazioni”. E questa affermazione, già fatta circolare più volte negli ultimi giorni, sarebbe alla base della protesta dei benzinai, preoccupati perché rischiano di essere individuati come gli unici responsabili degli aumenti dei costi di gasolio e benzina. In ogni caso, Giorgetti ha confermato che, tra le pieghe del Decreto di Economia e Finanza (previsto per la fine di marzo ed i primi di aprile, ndr) “sarà messo a punto il quadro previsivo macroeconomico e di finanza pubblica e saranno considerati tutti i fattori di rischio legati alla guerra in atto, anche al fine di prevedere ulteriori misure temporanee per il caro energia”. Tradotto dal politichese, significa “rivediamo i conti alla luce di quello che sta succedendo e, se i prezzi non scendono, interverremo”. “Il Governo si riserva – ha continuato Giorgetti – di adottare le misure di riduzione delle accise in funzione di una norma che, come avrete modo di vedere nel decreto legge approvato il 10 gennaio 2023, consentirà un’azione in questo senso da parte del Governo in relazione all’incremento verificato dei prezzi dei carburanti”.

Caro benzina, reintrodotta nel decreto la norma usata anche da Draghi

Insomma, intervenire sul prezzo del carburante alla pompa, come fece il governo Draghi, non è più un argomento tabù.

E, proprio nella scorsa serata, veniva modificato il decreto legge relativo alla trasparenza dei prezzi dei carburanti approvato solo 48 ore prima. Di fatto, sarebbe stata inserita una norma precedente, la stessa utilizzata proprio dal governo Draghi: se il prezzo dei carburanti superasse almeno del 2% il valore indicato nel Documento di Economia e Finanza (Def, ndr), sarebbe possibile una riduzione delle accise. Da qui, il riferimento del ministro Giorgetti a quello stesso documento nel corso del Question Time al Senato.  In caso di aumento del prezzo del petrolio – e quindi dell’IVA – ecco che i maggiori incassi derivanti dall’imposta permetterebbero di disporre dei quattrini necessari a finanziare il taglio del prezzo finale al distributore. I calcoli dovrebbero interessare in trimestre o un quadrimestre.

Caro benzina, torna il bonus da 200 euro contro gli aumenti dell’energia

Ma le variazioni al decreto varato appena due giorni prima, avrebbero toccato anche il bonus di 200 euro contro il caro-benzina che, così, è stato rifinanziato per tutto il 2023. Questo aiuto, in forma di voucher, era stato introdotto nel marzo scorso, con l’obiettivo di contrastare l’aumento delle materie prime energetiche che avevano provocato l’impennata dei prezzi di carburanti, luce e gas.

Ripristinato, quindi, lasciando alle imprese la discrezionalità di distribuire il contributo ai dipendenti, posto che nessun vincolo è stato indicato nel decreto per quanto riguarda i lavoratori ammessi. Sul bonus benzina, non vengono pagate imposte, tasse, contributi e lo sconto è deducibile ai fini Irpef e Ires e, soprattutto, non varia la soglia di reddito fiscalmente imponibile del lavoratore.

Per essere ammessi al beneficio, non è necessario formulare alcuna richiesta o domanda: la decisione spetta al datore di lavoro.  

Torna anche il bonus di 60 euro per pagare l’abbonamento per il trasporto pubblico locale e ferroviario, ma sarà destinato alle persone con redditi inferiori a 20mila euro 

Da leggere: Bonus Benzina: come richiederlo, a chi spetta?

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