Si è spento all’età di 53 anni Sinisa Mihajlovic: era affetto da leucemia mieloide acuta.
L’annuncio della famiglia
“Il mio cuore oggi è spezzato, in frantumi. La mia anima peggio, e non riesco a continuare a parlare del mio super eroe, per me papà, per voi Siniša Mihajlovic. Fa troppo, troppo male”, scrive così nel suo Virginia Mihajlovic per la morte del papà, su Instagram
“È dura papà. È dura. In questo momento di immensa sofferenza avrei solo bisogno di un tuo abbraccio. Non un abbraccio qualsiasi, il tuo. Mischiato al tuo profumo, che, come la tua anima, rimaneva addosso. E chi ti conosce sa a cosa mi riferisco”.
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Mentre la sorella Viktorija ha citato i versi di una celebre poesia di Eugenio Montale “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino”.
“Dopo aver scoperto il tuo destino, ringrazio di averti avuto con me per questi anni, in cui mi hai donato tutto, tutto quello che un padre avrebbe potuto donare ad una figlia, anzi molto di più – continua il post di Virginia – Mi hai amata immensamente, con tutte le forze che avevi. Mi hai protetta da ogni cosa, da tutti e tutto. Tu sei stato troppo. Troppo per me. Troppo per noi”.
Francesca Bonifazi, direttrice del Programma trapianto e il Programma dipartimentale terapie cellulari avanzate dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ha seguito il paziente Sinisa Mihajlovic fino all’ultimo. E oggi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, racconta gli ultimi giorni di vita dell’ex calciatore ed allenatore: «È stato un uomo che aveva una grande voglia di vivere e amava la vita più di qualunque altra cosa. Poi è stato circondato dall’affetto dei suoi: sua moglie gli è stata vicina dal primo all’ultimo momento, sempre. Arianna è stata la donna che gli ha dato coraggio e che ha gestito la famiglia in una fase molto difficile».
Il trapianto di midollo osseo e la malattia di Sinisa
Bonifazi racconta il percorso clinico di Mihajlovic: “Il trapianto di midollo osseo è la terapia più efficace per eradicare la leucemia mieloide acuta. In questo momento garantisce una minor possibilità di recidiva: purtroppo in questo caso la malattia è tornata, è stata molto aggressiva ed è stata refrattaria alle cure”.
Ma, fa sapere la dottoressa, “Sinisa si è rialzato anche di fronte alla recidiva: non più di una settimana fa camminava e faceva tanti chilometri a piedi. In ogni caso non va fatta una generalizzazione, il trapianto resta ancora la migliore delle terapie. Noi medici crediamo che l’unica maniera per alleviare il dolore che proviamo nel veder morire i nostri pazienti è di scommettere nella ricerca”