Letta sui trattamenti di fine vita: “Non possiamo più far aspettare chi soffre”

By Redazione

Enrico Letta parla senza mezzi termini, in un intervento su La Repubblica, dopo il no al referendum sull’eutanasia.

Secondo il segretario, adesso è compito del parlamento intervenire sul tema, ed è necessario velocizzare una proposta sul suicidio assistito: sono circa 1 milione e 200 mila i cittadini che avevano firmato a favore del referendum proposto dall’Associazione Luca Coscioni.

Per Letta, si tratta di “Una politica fuori dal tempo, un Parlamento lontano dalla società”, dice senza peli sulla lingua.

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“Nella rappresentazione della crisi dei partiti – scrive Letta – sempre più spesso, agli argomenti abusati dell’antipolitica, si accompagna una critica più fondata di scarso ancoraggio alla realtà. In effetti, tutto intorno cambia e si trasforma. La modernità fatica a entrare nell’agenda del legislatore e nell’inerzia i vuoti normativi si accumulano. È quanto sta avvenendo sul fine vita, su cui i partiti hanno la responsabilità di agire al più presto. Perché tanta impellenza? Perché c’è una pressione dall’alto, cioè la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 dopo il caso Cappato-Dj Fabo sul cosiddetto “suicidio assistito”.

E aggiunge: “Ma anche perché c’è, e rimarrà forte, una spinta dal basso, specie dopo la bocciatura, da parte di quella stessa Corte, del quesito sull’eutanasia sostenuto da oltre un milione di cittadini. È vero: sono questioni non completamente sovrapponibili, ma entrambe investono il confine tra la vita e la morte; interrogano e mobilitano. Quanto a lungo vogliamo mortificare le aspettative di una società che sui diritti civili dimostra spesso di essere più matura ed esigente della propria classe dirigente?”.

Per Letta, “compete alla politica scegliere e io ritengo che ci siano le condizioni per farlo con equilibrio e con la massima condivisione possibile. L’importante è che si sgombri il confronto da ogni polarizzazione tossica. Siamo chiamati a deliberare sull’autodeterminazione della persona e sulla sofferenza intima dell’essere umano in quanto tale. Esiste qualcosa di più universale? Credo di no. Con la stessa convinzione penso che nessuno – a destra o a sinistra, tra i laici o i cattolici – possa onestamente dirsi immune dal dubbio e non avvertire sulle proprie spalle il dovere di intervenire su un bisogno così urgente e lacerante. Un peso su cui, nello stesso mondo cattolico, anche voci autorevoli come quella di Civiltà Cattolica , si sono espresse, leggendo il fenomeno nella sua corretta angolatura storica“. 

“Ci sono obiezioni, molte legittime. Per alcuni, i contrari al referendum, è troppo; per altri, i promotori, è troppo poco. Ne sono consapevole. Ma l’esclusione da parte della Corte del quesito obbliga ad un’unica via, quella parlamentare. E in un Parlamento come quello attuale, senza una chiara maggioranza politica, non può che trovarsi un punto di equilibrio tra posizioni diverse. Altrimenti, oltre alle polemiche, a continuare saranno solo le sofferenze, insieme alla perdita di credibilità della politica tutta. Noi non ci rassegniamo e non ci rassegneremo mai a questo scenario. Perché prima di tutto vengono le persone. Coi loro drammi e il loro dolore”.

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