Sui 200 carabinieri da inviare in Palestina e richiesti dagli USA: decisione delicata

By Iole Di Cristofalo

Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha recentemente confermato l’intenzione del governo di valutare un possibile intervento dei carabinieri in Palestina. Questa decisione arriva dopo una richiesta esplicita da parte degli Stati Uniti, espressa dal segretario di Stato Antony Blinken.

Durante una cerimonia a Ciampino, Crosetto ha sottolineato l’importanza di verificare le condizioni di sicurezza e la fattibilità della missione, prima di prendere una decisione definitiva. Il focus dell’intervento sarebbe Gerico, in Cisgiordania, con l’obiettivo di formare le forze di polizia palestinesi. Tuttavia, prima che il governo italiano prenda una decisione finale, sarà necessario valutare attentamente i rischi e le condizioni sul campo, vista la complessità della situazione in Medio Oriente.

Il ruolo dei carabinieri nella missione bilaterale

Carabinieri, dall'archivio Pixabay
Carabinieri, dall’archivio Pixabay

L’eventuale missione vedrà protagonisti i reparti della 2a Brigata Mobile dei carabinieri, tra cui il 1° reggimento paracadutisti, il 7° reggimento “Trentino Alto Adige” e il 13° reggimento “Friuli Venezia Giulia”.

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Questi uomini saranno inviati per collaborare con le autorità palestinesi, in particolare per l’addestramento delle forze di polizia locali, in un’operazione coordinata con Francia e Spagna, ma con il comando principale a Roma. La stessa missione era stata sospesa nel 2022, quando 28 carabinieri stanziati a Gerico furono richiamati a causa degli attacchi di Hamas contro Israele.

Oggi, Washington ha chiesto all’Italia di riprendere la missione, ma con un contingente significativamente più ampio, evidenziando il crescente impegno internazionale nella stabilizzazione dell’area.

I costi e le preoccupazioni per la missione dei carabinieri

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Il governo italiano, con Giorgia Meloni che ad inizio anno aveva salutato le missioni militari all’estero, sta vagliando la possibilità di inviare 200 carabinieri in Palestina, con l’obiettivo di guidare una missione di pace. I primi venti uomini potrebbero essere inviati nei prossimi giorni, per prepararsi all’eventuale cessazione delle ostilità nella regione. Nonostante il via libera già ricevuto dal governo israeliano, ci sono ancora dubbi riguardo ai costi e alla logistica dell’operazione.

I carabinieri hanno già esperienza in missioni simili, avendo in passato addestrato le forze palestinesi, come la Guardia Presidenziale e la Polizia Civile Palestinese. Tuttavia, il governo italiano sta valutando attentamente la fattibilità economica ed operativa di un intervento su così larga scala, che potrebbe coinvolgere un numero di unità doppio o addirittura triplo rispetto al passato. La decisione finale sarà presa dal premier Meloni.

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La richiesta di 200 carabinieri in Cisgiordania, in una missione internazionale e, in particolare, a Gerico, ci porta a fare un resoconto di quanto sta avvenendo in questo territorio e in Medio Oriente. La contesa con l’Iran, l’aggravamento nel Libano inaspriscono le tensioni.

La Cisgiordania è teatro di crescenti tensione tra coloni israeliani e palestinesi. Coloni estremisti, con l’appoggio dell’esercito e di politici ultranazionalisti, compiono attacchi violenti contro i palestinesi, espandendo il loro controllo. La comunità internazionale considera illegali queste colonie, ma il governo israeliano continua ad approvare nuovi insediamenti.

Alcuni coloni si stabilizzano in Cisgiordania per motivi economici, mentre altri agiscono per motivi religiosi o ideologici, credendo che il territorio appartenga a Israele. Le violenze sono aumentate con la guerra a Gaza, con circa 1.360 attacchi compiuti dai coloni dall’inizio del conflitto. Questa situazione è favorita dalla complicità dell’esercito israeliano e da un governo sempre più tollerante verso l’espansione coloniale.

In Libano, le tensioni tra Israele e Hezbollah sono in forte escalation. Negli ultimi giorni, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato massicci attacchi aerei su Beirut, colpendo circa 2.000 obiettivi, tra cui infrastrutture terroristiche e depositi di armi. Almeno 250 membri di Hezbollah sono stati uccisi, compresi comandanti di alto rango. Si sospetta che anche il leader Hashem Safieddine possa essere stato eliminato in un raid notturno contro il suo bunker.

Nel frattempo, l’Iran ha minacciato di attaccare le raffinerie ei giacimenti di gas israeliani in caso di attacco contro il suo territorio. Questa minaccia è una risposta agli attacchi israeliani contro i siti iraniani e rafforza le già alte tensioni nella regione, con il rischio di un conflitto più ampio.