Che cosa emerge su Moussa Sangare e sul complesso omicidio senza motivazioni di Sharon Verzeni

By Iole Di Cristofalo

Ultime informazioni sull’omicidio di Sharon Verzeni: Moussa Sangare era ritenuto pericoloso dalla sua famiglia

L’intera indagine sull’omicidio di Sharon Verzeni si è concentrata fin da subito su un interrogativo cruciale: conosceva la vittima il suo assassino? Numerosi indizi e dettagli sembravano suggerire un’interazione con una persona familiare, escludendo così l’ipotesi di un omicidio legato a una rapina o a un raptus improvviso. Tuttavia, la verità che emerge su Moussa Sangare è diversa: non conosceva Sharon Verzeni, ma ha agito in modo impulsivo, pur premeditando l’aggressione o l’omicidio, come confermato da diverse analisi e fonti giornalistiche.

La criminologa Bruzzone aveva descritto il caso come un “omicidio complesso”, e tale si è rivelato. Sangare ha avuto il tempo di dire alla vittima: “Scusami per quello che ti sto per fare”, lasciando che Sharon urlasse, chiedesse aiuto, e tentasse persino di chiamare i soccorsi. Un quadro che dimostra una certa freddezza e premeditazione. Sangare era stato denunciato dai familiari per violenze, uso di armi da taglio, droga e comportamenti instabili. Come è possibile che Moussa Sangare non sia stato fermato prima che commettesse una simile atrocità anche fuori dalle mura domestiche?

Chi è Moussa Sangare?

Moussa Sangare: altre foto del killer che ha ucciso Sharon Verzeni
Moussa Sangare: altre foto del killer che ha ucciso Sharon Verzeni

Moussa Sangare ha trentun’anni, è di origini maliane ed è nato a Milano, residenza a Suisio, in provincia di Bergamo. L’arresto avviene con l’accusa di omicidio volontario premeditato per la brutale uccisione di Sharon Verzeni.

Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui

oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità

Sangare era il killer in bicicletta ripreso dalle videocamere che gli inquirenti stavano cercando. Ha confessato di aver ucciso la 33enne senza alcun motivo apparente. Ha descritto il delitto come un atto risultato di un “raptus improvviso“. Nonostante la sua dichiarazione, gli inquirenti ritengono che il gesto fosse premeditato, dato che l’uomo era uscito di casa con ben quattro coltelli, uno dei quali è stato utilizzato per accoltellare la vittima.

Moussa Sangare aveva già avuto precedenti episodi di violenza, in particolare contro la madre e la sorella, e la sua avvocata ha suggerito la possibilità di un problema psichiatrico, che dovrà essere approfondito durante il processo. Oltre alle sue vicende legali, Sangare era noto nell’ambiente musicale per aver collaborato con il rapper Izi nella canzone ‘Scusa’, dove aveva cantato il ritornello.

La tragica notte del 30 luglio, Moussa Sangare ha accoltellato Sharon Verzeni mentre rientrava a casa, infliggendole ferite mortali al torace, all’addome e alle spalle. Le autorità ritengono che l’omicidio sia stato un atto di violenza premeditata, nonostante la mancanza di un movente chiaro.

La confessione dei due testimoni che potevano salvare Sharon Verzeni ma non hanno fatto in tempo a reagire

Luogo omicidio Sharon Verzeni: riempito di fiori e messaggi
Luogo omicidio Sharon Verzeni: riempito di fiori e messaggi

La svolta nell’omicidio di Sharon Verzeni è arrivata grazie alla testimonianza di due giovani sportivi italiani di origine marocchina, di 25 e 23 anni. Mentre si allenavano nelle vicinanze di via Torre a Terno d’Isola, la notte del delitto, hanno notato un uomo di origine africana in bicicletta che li ha fissati a lungo con uno sguardo inquietante, facendo anche una smorfia. Questo individuo, che non avevano mai visto prima, si è rivelato essere Moussa Sangare.

La loro testimonianza, corroborata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza che riprendevano l’uomo mentre sfrecciava contromano lungo via Castegnate, ha permesso agli inquirenti di identificare e arrestare Sangare, la cui confessione è arrivata il 30 agosto, dopo un lungo interrogatorio. I due testimoni hanno espresso il rammarico di non essere stati più vicini a via Castegnate quella notte, credendo che avrebbero potuto fare qualcosa per salvare Sharon.

Il caso ha suscitato un acceso dibattito politico, alimentato dalle dichiarazioni di Matteo Salvini, mentre nel luogo dell’omicidio continuano a comparire cartelli e mazzi di fiori in memoria della vittima. Grazie alla loro testimonianza, i carabinieri hanno potuto individuare e fermare Sangare, ponendo fine alla caccia all’uomo.