Grande Torino è una storia troppo importante per essere dimenticata. Sono passati 74 anni, ma la ferita brucia ancora e viene ricordata in tutto il mondo. Nella giornata Mondiale del Calcio, ricordiamo che cos’è successo.
Nessuno come il Grande Torino
Era il 1948 quando nel calcio italiano dominava la squadra del Torino. Nonostante ci fosse stato il secondo conflitto mondiale, la squadra era talmente forte da vincere quattro scudetti consecutivi, una Coppa Italia e lasciando poco a nulla a tutte le altre squadre avversarie. In quel periodo anche gli stati esteri ammiravano il calcio italiano e guardavano con molta attenzione il Torino che sul campo faceva faville.
La fama della squadra diventò talmente grande da essere chiamata a gran voce per varie tournée. Era estate e la nuova stagione alle porte, per cui Ferruccio Novo – presidente del Torino – decise di organizzare la tournée in Brasile. Sembrava davvero incredibile che il talento della squadra riuscisse a valicare i confini nazionali, chissà se Pelé (al tempo un bambino di 8 anni) sognava di giocare in campo proprio come quei giocatori con la maglia granata. In quel campionato del 48/49, il Torino continuava a macinare vittorie su vittorie, conquistando lo scudetto invernale.
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La maggior parte dei titolari costituiva la quasi totalità della nazionale italiana, parliamo di ragazzi dai 21 ai 33 anni nel pieno della loro vita. Aldo e Dino Ballarin, Danilo Martelli, Mario Rigamonti, Valentino Mazzola, Romeo Menti, sono solo alcuni dei loro nomi. Il campionato stava quasi per finire, mancavano 4 giornate alla fine, ma la squadra venne invitata a una partita amichevole da disputare a Lisbona contro il Benfica. Si trattava di una partita organizzata per omaggiare il capitano lusitano Francisco Ferreira ed è qui che si ferma il tempo.
Il giorno della tragedia
Dopo il match del 4 maggio del 1949, la squadra sale sul trimotore Fiat G.212 di Avio Linee Italiane, decolla da Lisbona e trova a Torino un tempo molto nebuloso, con piogge e un forte libeccio. Questo cattivo tempo provoca uno schianto con la basilica di Superga. Si suppone che l’altimetro fosse bloccato su 2000 m, mentre invece il velivolo era a soli 600 metri dal suolo. Il pilota quindi si trova improvvisamente la collina davanti, senza avere nemmeno il tempo di virare, come dimostrarono anche i rottami rinvenuti sul luogo. Delle 31 persone a bordo, non se ne salva nemmeno una.
Morirono: l’intera squadra, i dirigenti Egidio Agnisetta, Ippolito Civalleri, Andrea Bonaiuti, gli allenatori Leslie Lievesley, Egri Erbstein e Ottavio Cortina. I giornalisti Renato Casalbore, Renato Tosatti e Luigi Cavallero, in più tutti i membri dell’equipaggio.
La notizia provocò un grande shock in tutto il mondo, quasi un milione di persone – solo in Italia – si riversarono per le strade per salutare la squadra degli Invincibili per l’ultima volta. Il Torino venne proclamato Campione d’Italia su delibera federale, anche se non aveva ancora la certezza matematica del titolo. Tutte le squadre furono d’accordo, tanto da schierare in seguito, nelle restanti partite, solamente la formazione giovanili. L’anno successivo, per la corsa ai Mondiali in Brasile, tutta la nazionale viaggiò in nave in quanto lo shock fu talmente intenso da lasciare una grande paura in tutti i giocatori.
Ogni anno, in occasione della Giornata Mondiale del Calcio, la squadra del grande Torino viene ricordata e il vialetto che conduce al retro della basilica di Superga si riempie di gigantografie dei campioni che persero la vita nell’incidente. Anche Rai Storia trasmetterà uno speciale alle ore 17 raccontando le storie dei giovani tramite le parole di Guido Vandone e Umberto Motto, i ragazzi delle giovanili che poi presero il posto dei titolari durante le ultime giornate del campionato 1948-49.