Le donne iraniane sul macellaio di Teheran
Ebrahim Raisi viene ricordato soprattutto per le violazioni dei diritti umani, per le esecuzioni atroci che gli hanno conferito il soprannome di Macellaio di Teheran, per aver costruito in questi anni un regime di violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti delle donne iraniane e sui giovani che chiedono un’evoluzione politica dell’Iran verso la democrazia.
Come riportato anche da Today, la morte di Ebrahim Raisi a causa di un incidente in elicottero ha suscitato reazioni contrastanti in Iran. Mentre alcune persone esultano per la fine del suo regime, altre continuano a soffrire a causa delle politiche repressive che ha promosso durante il suo mandato.
Le donne iraniane, in particolare, vedono la morte di Raisi come un momento di esultanza, soprattutto considerando le violenze e la segregazione subite sotto il suo governo. Tuttavia, gli analisti politici vedono questo evento come l’inizio di una nuova fase di instabilità sociale. A livello politico, il regime sta cercando un sostituto simile a Raisi, e il figlio di Ali Khamenei, Mojtaba Khamenei, è uno dei candidati più autorevoli. Alcuni temono che un successore più ostile verso Israele possa destabilizzare ulteriormente l’area del Mar Rosso e la zona di conflitto a Gaza, minando gli sforzi degli Stati Uniti e dei paesi occidentali.
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Il momento di silenzio dell’Onu a Raisi, uno schiaffo alle donne iraniane. Parola di Masih Alinejad
Dittatori che salutano un dittatore, il silenzio e i messaggi di cordoglio dall’Onu ad altri rappresentanti politici fanno arrabbiare Masih Alinejad, attivista in esilio impegnata per i diritti delle donne iraniane. Il silenzio dei rappresentati dell’Onu è “uno schiaffo alle donne iraniane uccise per aver mostrato semplicemente i loro capelli”.
Il togliersi il velo, mostrare i capelli, decorarli anche con un fiore come fa Masih Alinejad è atto di ribellione e resistenza contro il regime iraniano. Sul silenzio, il cordoglio l’attivista dice “non ha senso, credono così di mantenere aperte le porte della diplomazia mostrando la simpatia ad un dittatore?”. Così invita l’Onu e le democrazie a “chiudere le porte ai dittatori del mondo”, riferendosi a Putin, Xi Jinping, Lukashenko e Maduro. Invita invece ad aprire la diplomazia ai combattenti che lottano per la libertà nel mondo.
Masih Alinejad, naturalizzata statunitense, vincitrice di numerosi premi e maggiore rappresentanza tra le giornaliste in Iran impegnate sui temi dei diritti umani, ha scritto un messaggio anche su X, ed è diventato virale l’hastag #IranisHappy, l’Iran è felice. “Le vostre condoglianze non fanno altro che gettare sale sulle ferite degli oppressi. Non è una sorpresa vedere i dittatori e i regimi terroristici del mondo, come quelli di Putin, Xi Jinping, Lukashenko e Maduro, affrettarsi a inviare le condoglianze per la morte di un importante sponsor del terrorismo come Ebrahim Raisi e la sua squadra”.
Dalla Casa Bianca, Raisi aveva le mani macchiate di sangue. Le sanzioni da parte di Unione Europea e Stati Uniti
John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha commentato le condoglianze a Raisi. “Il governo americano offre le sue condoglianze per la morte del presidente iranianao”, “sono una prassi tipica” ma “è fuori discussione che Raisi avesse molto sangue sulle sue mani”. Kirby aggiunge anche “continueremo a chiedere conto a Teheran per il suo comportamento destabilizzante”.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno adottato misure restrittive nei confronti di individui e entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Iran. Nel contesto delle proteste e della morte di Mahsa Amini, undici persone e quattro entità sono state sanzionate per il loro ruolo nella risposta violenta alle manifestazioni e nella morte di Mahsa Amini. Queste sanzioni includono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni. Inoltre, il regime di sanzioni prevede il divieto di esportazione verso l’Iran di attrezzature utilizzabili per la repressione interna e il monitoraggio delle telecomunicazioni. L’obiettivo è condannare l’uso sproporzionato della forza contro i manifestanti pacifici e garantire il rispetto dei diritti umani in Iran.
Raisi era già uno dei nove funzionari iraniani soggetti a sanzioni da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel novembre 2019 a causa delle violazioni dei diritti umani. È stato sanzionato dall’Office of Foreign Assets Control degli Stati Uniti in conformità con l’ordine esecutivo 13876. Organizzazioni internazionali per i diritti umani e relatori speciali delle Nazioni Unite lo hanno accusato di crimini contro l’umanità. Una richiesta formale per arrestare Raisi per crimini contro l’umanità è stata avanzata nel caso avesse partecipato alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 in Scozia.