A che cosa serve o a che cosa punta la nuova Direttiva Ue Case Green?
La recente direttiva europea volta a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ha preso il nome di “Direttiva Case Green“. Dopo l’approvazione definitiva da parte dell’Ecofin, il vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze, si è giunti alla sua adozione ufficiale. Tuttavia, durante il voto a Lussemburgo, sia l’Italia che l’Ungheria hanno espresso voto contrario, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia hanno scelto l’astensione.
Case Green: due anni di tempo per adeguarsi in tutti i 27 paesi
Ora, i 27 paesi membri dell’Unione Europea, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE e l’entrata in vigore della direttiva (prevista entro venti giorni), dovranno adeguarsi entro due anni. Ciascun governo dovrà elaborare un piano dettagliato e personalizzato per la riduzione dei consumi energetici e il raggiungimento degli obiettivi indicati nella nuova normativa.
Si tratta di un compito tecnico e impegnativo che richiederà un aggiornamento, una ristrutturazione e una riparazione degli edifici urbani, così come dei borghi storici o poco abitati, mantenendo un’attenzione particolare ai consumi energetici e alle emissioni.
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Cosa prevede la direttiva europea Case Green e alcuni numeri importanti
Vediamo adesso cosa prevede concretamente la direttiva europea “Case Green” e quali sono alcuni numeri e percentuali importanti ad essa associati. In primo luogo, l’Unione Europea ha fissato un obiettivo ambizioso per il settore edilizio: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2025. Questo è particolarmente significativo considerando che gli edifici attualmente sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% dei consumi energetici di tutta l’Unione europea.
La direttiva si concentra sulle case e sugli edifici come punto di partenza per ridurre le emissioni e il consumo di materiali inquinanti. I Paesi membri sono quindi chiamati a ridurre i consumi energetici del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 per quanto riguarda gli edifici residenziali. Per gli immobili di proprietà pubblica o occupati da enti pubblici, l’obbligo scatta già dal 2028.
Un altro aspetto importante riguarda l’eliminazione graduale delle caldaie alimentate a combustibili fossili, prevista per il 2040, mentre già dal prossimo anno sarà vietata l’erogazione di incentivi per l’acquisto di caldaie inquinanti. La direttiva prevede anche l’installazione di pannelli solari su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali, con scadenze progressive dal 2026 al 2030, a seconda delle dimensioni dell’immobile. È importante sottolineare che l’installazione progressiva degli impianti fotovoltaici sarà obbligatoria solo laddove risulti tecnicamente ed economicamente fattibile.
Passando ai dati specifici per l’Italia, lo stock edilizio conta circa 12,5 milioni di edifici residenziali, di cui il 72% è stato costruito prima della legge sull’efficienza energetica del 1976. Si stima che circa un milione di questi edifici dovranno essere ristrutturati entro il 2030. L’Italia ha già avuto un’esperienza positiva con il Superbonus, che ha contribuito a riqualificare 460.000 edifici tra il 2020 e il 2023.
L’adozione di questa direttiva coincide con un periodo in cui l’Italia sta rivedendo il suo approccio al Superbonus, considerando che al 31 marzo 2024 ha raggiunto un costo complessivo a carico dello Stato di oltre 122 miliardi di euro. Si prevede quindi che il governo debba definire un piano di azione e stanziare fondi per raggiungere gli obiettivi della “direttiva case green”.
Il no di Giorgetti all’Ecofin e alcune stime sui costi di investimento per l’Italia
Questo piano potrebbe comportare sacrifici economici significativi, ma coloro che hanno votato a favore ritengono tali sacrifici necessari per il bene comune. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgietti, per esempio, ha espresso la sua contrarietà affermando che in Italia pochi fortunati hanno ristrutturato le proprie case grazie ai finanziamenti pubblici, ovvero grazie ai soldi di tutti gli altri cittadini italiani. Definisce ciò, un’esperienza da cui possiamo imparare. Ha poi aggiunto: “il punto focale è chi pagherà”.
Per l’Italia l’adeguamento degli edifici entro il 2030 significa dover investire almeno 152 miliardi di euro l’anno per rendere energeticamente green tutti gli immobili. La spesa di ristrutturazione o aggiornamento per famiglia potrebbe oscillare dal minimo di ventimila fino al massimo di sessantamila secondo le stime. Infine, la direttiva sulle case green pone in evidenza le diverse opinioni e le sfide economiche e sociali che ogni paese dovrà affrontare nel suo percorso verso una maggiore sostenibilità energetica.