Divario stipendi UE, paghe troppo basse (-23%) vanificano le offerte

By Ana Maria Perez

Divario stipendi UE, settori in difficoltà per paghe troppo basse

Ultimamente abbiamo parlato abbastanza della mancanza di manodopera per molte posizioni lavorative aperte in Italia e dell’esigenza di coprirle con manodopera straniera. La denatalità e l’aumento dei pensionati sta mettendo a repentaglio il sistema pensionistico italiano. Nel contempo, il ricorso al reddito di cittadinanza dimostra che molte persone non riescono a trovare un’occupazione. Pare un controsenso, ma tanto difficile da comprendere non sarebbe; almeno, secondo i sindacati Europei.

Un rapporto dei sindacati UE dimostra che sono i settori e i lavori con stipendi più bassi e condizioni peggiori ad avere carenze di manodopera. In sostanza, le aziende non trovano lavoratori perché sono sottopagati. Potete leggere lo Studio dell’European trade union Institute (Etui) qui.

Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati ha tuonato: “È ora che i politici europei smettano di girare intorno al motivo della nostra carenza di manodopera e mandino un messaggio altrettanto chiaro ai datori di lavoro“.

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I settori dove la manodopera scarseggia di più la retribuzione è inferiore

I settori interessati dalla maggior carenza di manodopera in 22 paesi UE offrono in media il 9% di stipendi più bassi di quelli che non ne soffrono. A volte si trovano anche al di sotto del 60% del compenso medio che l’UE vorrebbe fissare come parametro per stabilire il salario minimo. Il divario più ampio si registra in Italia, dove le industrie in difficoltà nel reperire lavoratori pagano il 23% in meno rispetto alle altre. Parliamo di un compenso lordo di 14,30 euro contro 18,47. Sempre in questi medesimi settori la precarietà è maggiore.

Settori come edilizia e ristorazione impiegano spesso lavoratori giovani, non scolarizzata o immigrati, disposti ad accettare paghe più basse. Inoltre, la pandemia Covid-19 ha introdotto un senso di precarietà e intolleranza nelle persone, che non accettano più posti insicuri e malpagati. Tra i più interessati dagli stipendi bassi, i lavoratori del settore sanitario. Secondo l’OCSE, i medici italiani guadagnano in media il 70% in meno dei tedeschi, il 41% in meno dei britannici e l’8% in meno dei francesi. La situazione retributiva non migliora nemmeno per gli infermieri, che percepiscono il 61% in meno rispetto ai loro colleghi tedeschi e il 30% in meno degli spagnoli.

Altri divari tra l’Italia e altri Paesi UE si trovano nei settori delle costruzioni (-18%), del turismo e della ristorazione (-8%) così come nelle libere professioni (-27%). In sostanza, secondo il rapporto, in Europa “non manca manodopera in generale, ma manodopera disposta a svolgere lavori di bassa qualità“.

Divario retributivo di genere in Europa

Il divario retributivo di genere è la differenza tra i compensi orari lordi di uomini e donne. A parità di mansioni, il divario retributivo medio nell’UE è pari al 12,7%. I dati sono stati pubblicati ad aprile del 2023 e si riferiscono alle aziende con almeno 10 dipendenti e arrivano a dicembre del 2021. Nel 2021 le discrepanze più alte sono state registrate in: Estonia (20,5%), Austria (18,8%), Germania (17,6%), Ungheria (17,3%) e Slovacchia (16,6). Il Lussemburgo ha colmato il divario retributivo di genere. Altri paesi con divari retributivi di genere inferiori nel 2021 sono: Romania (3,6%), Slovenia (3,8%), Polonia (4,5%), Italia (5,0%) e Belgio (5,0%).

I dati dimostrano che, in media, le donne svolgono un maggior numero di ore di lavoro non retribuito (accudendo i figli o occupandosi dei lavori domestici). Pertanto, hanno una minore disponibilità di tempo per il lavoro retribuito: stando ai dati raccolti nel 2021 quasi un terzo delle donne (30%) lavora part-time, mentre solo l’8% degli uomini lavora part-time. Quando si tengono in considerazione sia il lavoro non retribuito che quello pagato, inoltre, risulta che le donne lavorano più ore a settimana degli uomini.

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