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La denatalità come conseguenza della precarietà, 5 motivi per non avere figli

La denatalità in Italia, i numeri

Negli ultimi giorni è un boom di dichiarazioni in merito alle conseguenze della denatalità e della necessità di ricorrere alla manodopera straniera (migranti) per mandare avanti il Paese. Ora cerchiamo di fare un pò di chiarezza, ma voi cosa ne pensate? Vorremmo sapere il vostro parere. Avete figli e pensate alla loro pensione dopo la vostra? Avete deciso di non averli o non sono arrivati? Avete un’attività che non riuscite a mandare avanti per mancanza di forza lavoro? Assumeresti stranieri? Raccontateci la vostra opinione! Noi abbiamo ascoltato diverse voci e vi parleremo di 5 motivi che portano le persone comuni a non volere fare figli.

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Le parole delle nostre istituzioni

Da quando l’Istat ha comunicato i nuovi dati delle nascite nel 2022, si sono scatenate le polemiche tra le riflessioni delle nostre Istituzioni e il parere della popolazione, soprattutto sui social. Il numero di  392.598 neonati in Italia è molto basso in confronto a quello degli altri paesi europei. Ad analizzare i numeri, l’Italia passerebbe dagli attuali 59 milioni di abitanti a meno di 50 entro la fine del secolo. L’associazione Adapt, fondata dal Prof. Marco Biagi nel 2000, calcola che la popolazione in età lavorativa è calata di 756 mila unità in cinque anni. C’è pertanto da correre ai ripari. Come? Mettendosi all’opera per fare figli? Utilizzando manodopera straniera? Vediamo cosa ci dicono le nostre istituzioni.

Il Presidente dell’INPS

Come vi abbiamo raccontato due giorni fa, Pasquale Tridico, il Presidente dell’INPS, ha affermato che in Italia ci sarebbe l’esigenza di coprire la domanda di lavori medio bassi da Nord a Sud con gli stranieri. Per lui la soluzione starebbe in un accesso all’immigrazione regolare e fluida, che significa avere precise disposizioni e permessi per svolgere determinati lavori. Secondo Tridico, se le nascite continuano a diminuire, nel 2040 il rapporto contribuente / pensionato sarà uno a uno, il che non consentirà allo Stato di pagare le pensioni.

Il Ministro Lollobrigida e la “sostituzione etnica”

Le parole pronunciate recentemente dal ministro Lollobrigida in merito all’impiego di manodopera straniera hanno fatto scatenare il web e hanno creato non poche frizioni nella maggioranza. Il ministro aveva detto “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: vabbè, gli italiani fanno meno figli, li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada“. Poi si è giustificato dicendo che il suo ragionamento era sulla denatalità e non pretendeva essere razzista. Il suo “peccato” sarebbe stato d’ignoranza.

Il Presidente del Consiglio e il lavoro femminile

La Presidente del Consiglio ha dichiarato: “Io penso che la prima soluzione a cui bisogna lavorare” per contrastare la mancanza di lavoratori, “è il lavoro femminile“. Lo ha detto dopo avere sentito le parole del ministro Lollobrigida, in occasione della sua partecipazione al Salone del Mobile. La Premier ha proseguito: “il problema dell’occupazione non si risolve con i migranti ma con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile

Il Ministro Giancarlo Giorgetti e la detassazione

Zero tasse per chi fa figli. La proposta arriva dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al Foglio. Un’idea tanto dirompente quanto vaga, al momento. Presentare entro l’anno un bonus famiglie modello “110 per cento” pensato per i genitori con figli: i nuclei famigliari composti da due figli non pagheranno le tasse. Così Giorgetti chiama l’esecutivo a fare “una proposta politica per il futuro che parta da quella che è la nostra crisi più profonda“.

Perché le coppie decidono di non avere figli?

Nessuno dei tre rappresentanti istituzionali, nonostante siano d’accordo nel rilevare le criticità della denatalità, ha proposto delle misure concrete per aiutare le coppie a gestire le nascite. Il ricorso alla detassazione (IRPEF) accennato dal ministro Giorgetti, che potrebbe sembrare a prima occhiata una soluzione “concreta”, implica che un cittadino debba pagare le imposte, il che vuol dire che deve avere una qualche attività. Ma una donna è in grado di lavorare se ha almeno due figli? (il minimo previsto da Giorgetti per usufruire dell’ennesimo Bonus). Vediamo 5 punti che noi consideriamo clue

Mancano i servizi per le famiglie

Anche se le famiglie avessero un minimo aiuto dal punto di vista fiscale, cosa accadrebbe quando i figli non hanno scuola, sono malati, c’è lo sciopero inatteso o vengono sospesi? Se avete dei figli, potrete capire cosa intendo. I bambini e i ragazzi hanno almeno 4 mesi di vacanze all’anno, tra festività natalizie, Settimana Bianca, vacanze di Pasqua, ponti ecc. Da aggiungere le varie sospensioni per diverse esigenze (scrutini, scioperi, altro).

Lasciatemi dire che nessun lavoratore “normale” ha 4 mesi di ferie per passarle assieme ai figli. Se lo Stato non propone servizi “sostitutivi” per le famiglie, esse devono rivolgersi ai privati. Ma, a quale prezzo? Se si fa un calcolo tra quello che costa una baby sitter all’ora (per due bambini) e il risparmio fiscale, non se ne viene a capo.

Incentivi alle famiglie con redditi bassi

Le famiglie che hanno redditi bassi possono usufruire di aiuti statali come il bonus sociale, le detrazioni per figli a carico e altre misure che non si avrebbero nel momento in cui, lavorando anche LEI, aumenterebbe l’ISEE e decadrebbero i diritti di sostegno.

Pochi part time

Le possibilità di ottenere un part time non sono molto alte per una donna. Se la donna deve lavorare, ad esempio, a turni e non ha la possibilità di usufruirne di un orario ridotto, diventa incompatibile il lavoro con la gestione di una famiglia con almeno due figli. Sempre che si punti a crescere dei figli sereni e non ci si limiti a “sfamarli” e “parcheggiarli” ovunque.

Costi elevati degli “aiuti”

Come noi stessi vi raccontiamo, e come leggiamo ogni giorno, l’inflazione è alle stelle, il denaro perde valore e gli stipendi aumentano. Aumentano pertanto anche i costi delle colf, delle baby sitter e degli altri aiuti in casa. Se una donna deve andare al lavoro per passare il suo stipendio agli aiuti che riesce a trovare per i figli, converrete con me che forse non è stimolata.

La preoccupazione per la qualità della vita

Le famiglie del secolo XX non ci sono più. La vita è cambiata e le donne pretendono una qualità della vita diversa. In un’altra epoca storica, essere donna significava dedicarsi alla vita religiosa o alla famiglia. Non si aveva diritto all’istruzione e poche donne lavoravano. Il mondo attuale prevede una vita per LEI molto più stimolante. Molte donne non vogliono rinunciare alla possibilità di viaggiare, divertirsi, far carriera e coccolarsi. Difficile se si hanno almeno due figli e non un conto in banca ad almeno sei zeri.

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Tutte le motivazioni che vi abbiamo esposto arrivano dalle nostre indagini, che spiegano perché aumenta sempre di più il numero di mascotte, mentre diminuisce sempre di più il numero dei bambini. E’ una questione di mancata voglia di famiglia? No. E’ UNA QUESTIONE DI PRECARIETA’, che ne dicano le nostre istituzioni.

Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

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