Il “piede pandemico”: se dopo la pandemia star sui tacchi fa male

By Redazione

Ne ha parlato Cinzia Brandi su Elle: la difficoltà nel camminare sui tacchi dopo il lockdown.

Molte donne lamentano infatti problemi di svariata natura ai piedi, dopo mesi di piedi nudi o infradito o ciabatte “imposte” dal lockdown o comunque dal semplice fatto di aver trascorso molto più tempo a casa, complice la pandemia.

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Il dottor Rock Positano, direttore del Non-Surgical, Foot and Ankle Service dell’Hospital for Special Surgery di New York, racconta Cinzia Brandi: “Mi ha letteralmente rimesso in piedi. Sono venuta così a sapere che subito dopo la pandemia c’è stato un aumento del 20/30 per cento dei casi di “piede pandemico”, come lo definisce il dottor Positano.”

Cosa è il piede pandemico, cause e come riconoscerlo

“È importante non sottovalutare i sintomi perché i problemi ai piedi, sebbene non pericolosi, sono deleteri per lo stile di vita”, dice lo specialista.

“Chi normalmente prendeva i mezzi pubblici, per paura di essere contagiato ha iniziato a camminare di più, passando da due a sette chilometri al giorno. Il che sarebbe anche consigliabile come esercizio per regolarizzare pressione, circolazione, salute delle ossa e livello di glucosio, ma a chi non era abituato ha causato effetti contrastanti”.

Ma un altro fattore è stato camminare scalzi o in ciabatte: “Appoggiare la pianta direttamente sul pavimento, senza nessun supporto per periodi prolungati, fa sì che tendini, legamenti e ossa lavorino in modo sbagliato”.

E infatti, spiega il dottor Positano, sono anche aumentati i casi di dolore al tallone: “La mancanza di un supporto adeguato ne compromette la funzionalità, innescando una serie di reazioni a catena. Il tallone stesso si infiamma, finendo per interessare la fascia plantare e la superficie grassa che la copre dando luogo così a una serie di ripercussioni su tutto l’assetto corporeo. Se il piede non funziona bene, il corpo inizia a compensare e i primi a risentirne sono ginocchio, anca e schiena”.

Sono tanti i pazienti anche in giovane età, addirittura atleti.

Prevenire è meglio che curare

Il dottore racconta a Cinzia Brandi che la prevenzione è possibile: “Dall’osservazione del tipo di piede di una persona – normale, piatto o con un arco alto – si può capire il tipo di patologia che potrà sviluppare. Meglio fare un controllo da giovani perché con il tempo tendini e legamenti tendono a spostarsi o non si sviluppano adeguatamente.

Il consiglio è quello i fare stretching: ” Al mattino, prima di scendere dal letto bisogna fare stretching per allungare i tendini e aumentare l’elasticità, rendendo il piede più mobile. I massaggi a volte funzionano ma non se il paziente ha un’infiammazione in atto perché in quel caso può addirittura peggiorare la situazione. Soprattutto a fronte di un sospetto di strappo”

La cosa migliore? È indossare le scarpe giuste. Con tre/cinque centimetri di tacco, che oltre a sostenere la giusta articolazione del piede, proteggono anche il ginocchio e il tendine di Achille sotto sforzo.

Infine, la soluzione migliore è quella di indossare le giuste scarpe: tre/cinque cm di tacco, per proteggere il ginocchio e il tendine di Achille.

I piedi, dice il dottor Positano, “sono spesso dimenticati e talvolta persino denigrati, sono in realtà le fondamenta del benessere di tutto il corpo che sui piedi si riflette. E per riappropriarci dei nostri piedi, così importanti per la salute psicofisica, dobbiamo solo imparare ad amarli di più”.

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