Haiti: le bande armate hanno conquistato l’80% della capitale.
Da inizio marzo, Haiti è teatro di violenze e saccheggi perpetrati da bande armate che hanno richiesto e ottenuto le dimissioni del primo ministro Ariel Henry. Gli attacchi armati stanno causando perdite di vite umane nella capitale, Port-au-Prince. Tra i bilanci delle vittime più recenti, si contano dieci morti tra civili, forze dell’ordine e membri delle bande armate, oltre a numerosi feriti e sfollati. Nel quartiere periferico di Pétion-Ville, sono stati rinvenuti quindici corpi senza vita.
Le gang presenti nel paese operano con violenza indiscriminata, mirando non solo a ottenere le dimissioni del primo ministro, ma anche ad attaccare istituzioni bancarie, stazioni di servizio e residenze private. Di fronte a questa escalation di violenza, il governo ha dichiarato lo stato di emergenza già all’inizio del mese, con l’obiettivo di arrestare gli organizzatori e i partecipanti alle azioni violente orchestrate dalle bande armate. Attualmente, l’80% della capitale è sotto il controllo delle gang, le quali sono accusate anche di commettere omicidi, saccheggi e sequestri. Questa critica situazione in Haiti è seguita anche dal Vaticano, con appello del Papa alla fine delle violenze e una giornata di preghiera.
Le bande armate riescono a far fuggire 4000 detenuti: le dimissioni del primo ministro alla fine sono state ottenute
La crescente violenza e la costante minaccia di attentati e omicidi stanno spingendo sempre più persone a fuggire non solo dalla capitale, ma anche da Haiti nel suo complesso. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, durante la settimana tra l’8 e il 14 marzo, più di sedicimila individui hanno abbandonato le proprie abitazioni nella capitale.
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Prima delle dimissioni del primo ministro Ariel Henry, la situazione tra bande armate e forze di sicurezza era degenerata in una vera e propria guerriglia urbana. Le gang sono riuscite persino a penetrare nelle mura di due istituti penitenziari, provocando la fuga di circa 4000 detenuti. In seguito a questi tragici eventi, dodici persone hanno perso la vita. Gli istituti penitenziari colpiti sono situati a Port-au-Prince e Croix des Bouquets. La situazione carceraria è divenuta uno dei molti segni tangibili della crisi senza precedenti che sta affliggendo il paese.
Ariel Henry con sostegno dell’Onu è andato a cercare forze di polizia in più contro le bande.
A febbraio, il primo ministro Ariel Henry si è recato in Kenya per stringere un accordo internazionale. Durante la sua visita, ha cercato di reclutare ben mille poliziotti keniani per contrastare le attività delle bande criminali già attive nel suo paese. Tuttavia, questa mossa ha scatenato un’inaspettata alleanza tra le bande, dando il via a una rivolta armata senza precedenti, sebbene non insolita nel contesto caraibico, centroamericano e sudamericano.
Uno degli episodi più significativi è avvenuto all’aeroporto, dove si è tentato di impedire al primo ministro di rientrare nel paese dopo aver concluso la sua missione di sicurezza. Dopo giorni di esitazione, Henry ha infine rassegnato le dimissioni. Inizialmente, le bande armate hanno trovato difficoltà nel prendere di mira ambasciate, organizzazioni non governative internazionali e residenze di persone facoltose, poiché spesso si trovano in zone collinari, ma la violenza ha purtroppo raggiunto anche quelle aree.
Haiti, governo provvisorio per affrontare divisione di partiti e bande che vogliono governare
La situazione politica in Haiti è estremamente compromessa, con accuse di collusioni interne con bande criminali, mentre le forze dell’ordine si trovano spesso nell’impossibilità o nell’incapacità di intervenire efficacemente. L’accusa più recente all’amministrazione è stata formulata dall’ex presidente del Senato, Youri Latortue, sebbene negli Stati Uniti sia soggetto a sanzioni per presunti legami con attività criminali, egli nega categoricamente qualsiasi coinvolgimento in atti di corruzione.
Nel frattempo, funzionari caraibici stanno cercando di istituire un consiglio presidenziale transitorio per affrontare la crisi, cercando una nuova leadership in grado di gestire le divisioni tra i partiti e le coalizioni haitiane attraverso accordi e negoziati. Alcuni esponenti haitiani sono favorevoli a un governo gestito esclusivamente da cittadini haitiani, senza interventi esterni di natura tecnica.
L’Onu presente ad Haiti già dalla missione in Kenia per reclutare poliziotti
Il primo ministro dimesso ha recentemente incontrato, a porte chiuse, altri leader caraibici e il Segretario di Stato americano Antony Blinken in Giamaica. Oltre alle violenze, agli sfollati e alle perdite di vite umane, c’è anche la preoccupazione per il desiderio delle bande criminali di ottenere un ruolo politico nell’amministrazione futura di Haiti.
Le dimissioni di Ariel Henry, richieste da tempo anche perché accusato di essere coinvolto nell’uccisione dell’ex presidente, Jovinel Moise, obbligano il consiglio a organizzare anche le elezioni generali più vicine, che non si tengono da oltre dieci anni. I leader caraibici hanno convocato un’urgente riunione in Giamaica, coinvolgendo Stati Uniti, Francia, Canada, ONU e Brasile. I Marines statunitensi sono stati inviati per rafforzare la sicurezza a Haiti, evacuando personale non essenziale dall’ambasciata.
Jimmy Chérizier, capo delle bande criminali haitiane, ha respinto un accordo sul futuro di Haiti, promettendo una rivoluzione sanguinosa. Nel tentativo di monitorare la situazione e fornire assistenza ai feriti e agli sfollati, l’ONU ha inviato il portavoce Stephane Dujarric e Maria Isabel Salvador, che si adopera soprattutto per ottenere l’ascolto da parte dei rappresentanti chiave dell’amministrazione e della politica haitiana.