L’incubo dell’inflazione che sale ancora
Ad aprile torna a salire l’inflazione, contro ogni pronostico. L’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua. I calcoli sono preliminari, ma il +7,6% del mese di marzo sembra ormai lontano. La rilevazione dell‘Istat sul mese di aprile getta le Associazioni di categoria nello sconforto e fa preoccupare i consumatori. Torneranno a salire ancora i prezzi? Pare non ci sia mai una fine alla corsa al rincaro.
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Il carrello della spesa e l’aumento dei prezzi
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, l’incremento dell’indice d’inflazione è dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (che passa da +18,9% a +26,7%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,7%). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +6,3%, così come quella al netto dei beni energetici (+6,4%, come i dati di marzo). I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona mostrano un nuovo rallentamento in termini generici (da +12,6% a +12,1%), mentre quelli dei prodotti acquistati regolarmente accelerano la crescita (da +7,6% a +8,2%)
L’incremento dei tassi da parte della BCE
Negli ultimi mesi, la Banca centrale europea era sembrata orientata a rialzi dei tassi d’interesse più lenti rispetto a quelli decisi in autunno e in inverno. Ma con un’inflazione al rialzo, le prospettive non sono le stesse. Domani la Presidente Lagarde dovrà comunicare le decisioni della BCE rispetto ai tassi d’interesse.Salvo sorprese, probabilmente ci sarà ancora un’aumento dello 0,25% (forse anche dello 0,50%), che non sembra fermarsi. Se l’inflazione non scenderà, i tassi continueranno ad aumentare.
Christine Lagarde
Secondo Federico Fubini, editorialista di Economia del “Corriere della Sera“,
In giugno la Bce potrebbe decidere di rallentare ancora di più i riacquisti dei titoli di Stato comprati fra il 2015 e il 2019, man mano che questi scadono e vengono rimborsati. Per ora la banca centrale sta riducendo di 15 miliardi al mese il suo portafoglio di investimenti accumulati a ritmi anche di 80 miliardi al mese quando Mario Draghi era presidente. L’operazione sta procedendo senza sbalzi e lo spread sui titoli a dieci anni fra Germania e Italia è sceso negli ultimi sei mesi di stretta monetaria e liquidazione degli investimenti della Bce.
Le reazioni delle Associazioni di categoria
I dati diffusi da Istat preoccupano le associazioni di categoria. Il Codacons fa sapere che l’inflazione all’8,3% equivale a una spesa maggiore di 2.428 euro annui per la famiglia tipo, che sale a +3.144 euro per un nucleo con due figli, Il Presidente Carlo Rienzi dichiara: “La frenata dell’inflazione registrata negli ultimi due mesi era una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas e, una volta terminato l’effetto calmierante dei beni energetici, il tasso è tornato a salire in modo preoccupante”
Secondo Carlo Alberto Buttarelli , Presidente di Federdistribuzione spaventa “l’effetto che l’inflazione sta avendo sull’andamento delle vendite, soprattutto di beni di largo consumo e ortofrutta. Le nostre imprese rimangono sotto pressione perché compresse tra l’aumento dei costi all’acquisto e le difficoltà derivanti dall’attuale livello dei prezzi al consumo. L’attuale debolezza dei volumi di consumo, che stagnano intorno al meno 5%, è inoltre un fattore di rischio per l’intero sistema agroalimentare italiano, rappresentato da numerose filiere di eccellenza, così come per le nostre imprese“.
Per Assoutenti, solo per mangiare una famiglia spenderebbe quasi mille euro in più l’anno. Il presidente Furio Truzzi spiega: “Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che ad aprile salgono del +12,6% : tradotto in soldoni, significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo. Temiamo che sull’andamento dei listini al dettaglio si stiano registrando speculazioni e anomalie, con alcuni beni che su base annua vedono incrementi a due cifre anche in assenza di rialzi delle materie prime, e senza alcuna ripercussione causata dalla guerra in Ucraina o dall’andamento delle bollette“.
Federconsumatori segnala “la necessità di mantenere obiettività e cautela, invitando a non cantar vittoria ad ogni minimo accenno di ribasso”. Secondo l’associazione di categoria, le ricadute potrebbero comportare un incremento delle spese basi di una famiglia tipo pari a quasi 2500 euro annui.