“Piccoli Schiavi Invisibili”, Save the children mette il dito nella piaga
Il 30 di luglio è la Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani. La celebrazione è stata adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2013 con l’obiettivo di “far conoscere la situazione delle vittime della tratta di esseri umani e nella promozione e protezione dei loro diritti”. In occasione di tale giornata si proiettano film, conducono studi e si tengono conferenze che aiutino a far comprendere e, poi, a contrastare, la tratta e la violenza.
Nel contesto suesposto, Save the Children colpisce ancora una volta. Più che la ONLUS umanitaria, a colpire sono i dati che ci trasmette nel 13° rapporto diffuso sulle nuove vittime di tratta e sfruttamento. Nel 2021 sono state identificate 757 vittime. In almeno un caso su tre (35%) si trattava di minori (96 bambini e 168 bambine). Il rapporto si chiama Piccoli Schiavi Invisibili e noi ve ne parliamo in questo articolo. Se avete un po’ di tempo a disposizione, leggete il testo. Ne vale la pena.
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Le Vittime di tratta nel 2022
Le vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59% donne e poco meno del 2% (1,6%) i minori. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%), seguito da Pakistan (8,5%), Marocco (6,8%), Brasile (4,5%) e Costa d’Avorio (3,3%). Le forme di sfruttamento più comuni sono di tipo sessuale (38%) e lavorativo (27,3%).
Quest’anno vige la denuncia di un sistema che viola il diritto alla salute e all’educazione di bambine, bambini e adolescenti figli di braccianti in due tra le aree italiane a maggior rischio di sfruttamento lavorativo agricolo, come la provincia di Latina e la Fascia Trasformata di Ragusa. Si tratta dei figli di tanti immigranti sfruttati per lavorare nei campi; i piccoli rischiano di non potere accedere ad un programma di scolarizzazione e alle cure sanitarie necessarie.
L’attenzione su Ragusa ha portato a identificare nel periodo 2020-2022 un totale di 6 chiamate di aiuto nei confronti di persone di nazionalità nigeriana, colombiana, tunisina, e italiana. Nell’ambito territoriale di Latina, sono state segnalate 27 chiamate, di cui 10 prime chiamate che hanno coinvolto cittadine nigeriane, congolesi e romene.
Ragusa
Lo sfruttamento minorile nel settore agricolo
Spesso, dalle pagine di ultimedalweb vi abbiamo raccontato dei problemi migratori, dell’esigenza di manodopera in alcuni settori basilari della nostra economia e della situazione di vulnerabilità degli immigrati che, avendo bisogno di sopravvivere, accettano condizioni lavorative disumane. Cioè, accettano di essere sfruttati. E non sono condizioni inaccettabili soltanto per loro, ma anche per le loro famiglie. L’agognata Italia non è puoi tutto questo paradiso che avevano sognato. Solo che quella che conoscono loro non è la vera Italia, ma quella del caporalato e dello sfruttamento spietato della condizione umana più vulnerabile.
Secondo quanto racconta il rapporto Piccoli Schiavi Invisibili, i minori che sono stati incontrati nel ragusano e in provincia di Latina, a partire dai 12-13 anni vengono coinvolti nelle attività agricole, con paghe che si aggirerebbero intorno ai 20-30 euro al giorno. A volte iniziano a lavorare d’inverno solo la domenica; d’estate, quando finisce la scuola (per chi ci va), anche tutti i giorni. Li portano nei magazzini, impacchettano frutta e ortaggi destinati alla grande distribuzione, c’è anche chi “bomba le piante”, cioè spruzza il veleno contro i parassiti e lo fa a mani nude e bocca scoperta.
Molti ragazzi vivono in alloggi che non sono abitabili. E ci stanno anche in undici in un appartamento di 55 metri quadrati. Si spostano a piedi o in bicicletta.
Una riflessione sul “domani”
Senz’altro, il quadro familiare-economico che presenta Piccoli Schiavi Invisibili non è tra i più invitanti. I bambini che si occupano delle faccende domestiche e vedono i genitori solo la domenica non sono bambini invidiati. L’esperienza di essere figli invisibili del caporalato non lascia un segno positivo nella psiche dei ragazzi che crescono senza diritto alla spensieratezza. Tuttavia, gli incontri e le interviste di Save the Children devono servire a comprendere e combattere questa piaga, eradicando definitivamente il fenomeno. Lo vedremo mai? Attendiamo il rapporto dell’anno prossimo, sperando di trovare numeri più “umani”.