Anna Magnani, 50 anni dalla scomparsa
Anna Magnani è stata una delle più grandi e amate attrici del cinema italiano, nota per il suo talento, la sua personalità e il suo fascino. Ha interpretato ruoli memorabili in film come “Roma città aperta“, “Bellissima”, “Mamma Roma“, “La rosa tatuata” e molti altri, vincendo numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Oscar alla miglior attrice nel 1956.
La sera in cui questa attrice compianta se n’è andata, il 26 settembre 1973, il secondo canale della Rai trasmetteva il suo ultimo film, “1870” diretto come un estremo atto d’amore da Alfredo Giannetti, che già l’aveva convinta a scegliere la tv per il trittico di ritratti “Tre donne“.
Per approfondire:
Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui
oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità
Si alza il vento, un film di animazione da Oscar che ritorna al cinema dal 24 al 30 agosto
Maria Grazia Cucinotta: la volta che dissi di no a Keanu Reeves
La vita e la Carriera di Anna Magnani, un’attrice di origini modeste indimenticabile
Le origini modeste della Magnani
Anna Magnani è nata a Roma il 7 marzo 1908 da una famiglia modesta. E’ vissuta sotto lo sguardo di nonna Giovanna, di cinque zie e un solo maschio per casa, lo zio Romano. La madre, Marina, l’aveva lasciata per andare oltre mare, in Egitto, dove si è rifatta una vita, mentre il padre è rimasto per molti anni sconosciuto.
Fin da bambina ha mostrato una grande passione per il teatro e la musica, studiando canto e recitazione. Ha debuttato sul palcoscenico a 18 anni e ha iniziato la sua carriera cinematografica negli anni ’30, partecipando a diverse commedie e film musicali.
La sua consacrazione internazionale è arrivata negli anni ’40, quando ha collaborato con registi come Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, dando vita a personaggi intensi e drammatici, spesso ispirati alla realtà sociale e umana dell’Italia del dopoguerra. La sua interpretazione di Pina in “Roma città aperta” le ha valso il Nastro d’argento e la Coppa Volpi al Festival di Venezia nel 1946.
Il successo negli Stati Uniti
Negli anni ’50, Anna Magnani si è trasferita negli Stati Uniti, dove ha lavorato con registi come George Cukor, Sidney Lumet e Daniel Mann. Il suo ruolo di Serafina Delle Rose in “La rosa tatuata” (di Mann) le ha fatto vincere l’Oscar alla miglior attrice nel 1956, diventando la prima attrice italiana a ricevere questo prestigioso premio. Ha anche ricevuto il Golden Globe e il BAFTA per la stessa interpretazione.
A Hollywood ha lavorato in tre altre occasioni, mentre in Italia non si presenta all’appuntamento con “La ciociara” (non si vedeva nei panni della madre di Sophia Loren).
Il ritorno in Italia
Negli anni ’60, Anna Magnani è tornata in Italia, dove ha continuato a recitare in film di successo come “Risate di gioia“, “Mamma Roma“, “Il segreto di Santa Vittoria” e “Correva l’anno di grazia 1870“. Ha anche partecipato a tre film tv scritti e diretti da Alfredo Giannetti nel 1971: “La sciantosa”, “1943: un incontro” e “L’automobile”. Queste sono state le sue ultime apparizioni sullo schermo.
La morte, a Roma, provocata da un tumore
Anna Magnani è morta a Roma il 26 settembre 1973, all’età di 65 anni, a causa di un tumore al pancreas. La sua scomparsa ha suscitato grande commozione e partecipazione popolare. Migliaia di persone hanno assistito al suo funerale nella basilica di Santa Maria sopra Minerva e al suo trasporto al cimitero del Verano. La sua tomba è ancora oggi meta di omaggi e visite da parte dei suoi ammiratori.
Un’icona intramontabile del cinema italiano
A 50 anni dalla sua morte, Anna Magnani è ancora considerata una delle icone del cinema italiano e mondiale, una donna forte e sensibile, una diva senza tempo. La sua città natale le ha dedicato diversi omaggi e riconoscimenti, tra cui una mostra fotografica alla Casa del Cinema di Villa Borghese, un documentario realizzato da Rai Teche e un libro biografico scritto da Patrizia Carrano.
50 film e una stella sulla Walk of Fame di Hollywood l’hanno consacrata al grande pubblico, mentre nella sua vita privata è rimasta sempre aperta la ferita della culla, quando, secondo lei aveva capito che “non ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza“.