Ci sono storie che non andrebbero mai raccontante, o forse sì. Quella di Elisa Roveda è una dinamica comune a tante donne, ma ancora taciuta per la vergogna e lo stigma sociale. Chi era e perché ha ucciso?
Elisa Roveda e quel sogno di diventare madre
Elisa Roveda è stata arrestata dopo aver ucciso suo figlio di solo un anno. La donna ha 44 anni e lavorava part-time nello studio di un commercialista. La sua storia è molto simile a quella di molte altre donne odierne, un’attesa prolungata prima di fare figli, una lunga convivenza e la scelta di fare un figlio a un’età più matura. Lei e il marito, sposato ne 2017, aveva cercato per 5 anni una gravidanza, prima di riuscire in quel miracolo della vita di nome Luca.
Il 30 luglio prossimo avrebbe compiuto il suo 1 anno, ma non soffierà mai quella prima candelina. Sua madre gli ha gettato due mani intorno al collo e lo ha soffocato. Si è poi distesa sul letto in stato confusionale. Così l’hanno trovata i parenti prima di dare l’allarme e così è rimasta all’arrivo dei soccorsi che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
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Una tragedia che si poteva evitare in quanto Elisa Roveda soffriva di depressione post-partum, una scia buia di cui si erano accorti anche i familiari e che aveva tentato un approccio terapeutico per aiutare la donna a uscire da quel buco nero. Troppo tardi, evidentemente.
Lo sgomento e l’incredulità dei parenti
Il padre di Elisa, Marco Roveda, ha lanciato un terribile allarme: «Gli avevo detto di non lasciarla sola. Ha sbagliato». Chi ha sbagliato è il marito della donna, reo di non aver capito fino in fondo la gravità della situazione. Nel disperato tentativo di dare una spiegazione alla tragedia, ha continuato dicendo:
«Aveva un esaurimento post parto, questo mi hanno detto. Ma Luca non lo doveva toccare. Magari a volte non dormiva, non guidava più, magari le dava fastidio il bambino. Aveva anche problemi a lavoro. Ma non si sfogava col bambino. Aveva paura a stare in casa, a volte dormiva dalla mia ex moglie pur di non restare sola. La relazione col marito «andava bene, non si stavano separando. Convivevano da anni, erano sposati dal 2017. Avevano tanto voluto Luca, ma io glielo avevo detto. Non si fanno figli a 44 anni. I bambini bisogna averli da giovani».
Attenzione ai segnali
La vicenda è servita nuovamente a fare luce sui pericoli della depressione post-partum. Alberto Siracusano, professore ordinario di psichiatria all’università di Tor Vergata a Roma, ha detto al Messaggero che le mamme di oggi sono sotto pressione e i ritmi odierni non le aiutano nella gestione della maternità. Inoltre una neo mamma «non deve sentirsi isolata e sopraffatta». Soprattutto «non va non va colpevolizzata se vive male il fatto di essere mamma».