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Algoritmo che prevede la depressione: da oggi è realtà

Guidato dal professore Alessandro Grecucci, il team di ricerca dell’Università di Trento ha individuato un algoritmo in grado di interpretare le emozioni umane e predire in anticipo alcuni disturbi come l’ansia e la depressione. Ma come è possibile che l’intelligenza artificiale possa essersi spinta fino a questo punto?

Come funziona l’algoritmo?

L’algoritmo non è altro che un programma già usato in molteplici campi come tecnologia e social, il cui scopo è studiare i comportamenti umani per predire le loro scelte. Il team di ricerca italiano ha quindi applicato lo stesso metodo al cervello, scomponendolo in piccole unità così da individuarlo come un soggetto matematico. L’obiettivo era capirne il funzionamento e trovare quel piccolo collegamento verso un determinato stato mentale. Per quanto ambizioso, il progetto ha ottenuto ottimi risultati e si è distanziato da tutto ciò che è stato fatto in precedenza. Gli studi neuroscientifici finora avevano dato risultati generalizzati, con un’elaborazione nella media dei soggetti presi in considerazione. Questa volta invece il risultato è stato individuale, con una minima percentuale di errore.

Perché l’algoritmo è importante?

In una società in cui i disturbi mentali sono ancora un tabù, l’aiuto di un algoritmo aiuterebbe a individuare un problema con netto anticipo rispetto a oggi, permettendo quindi un trattamento rapido e personalizzato. Per fare un esempio, in un ragazzo all’apparenza sano, potrebbe essere predetta una depressione nei successivi 20 anni. Ciò permetterebbe di seguirlo meglio, agendo tempestivamente e non lasciando allo stato depressivo nessuno spazio per crescere. Al momento l’algoritmo esiste ed è ancora oggetto di ricerca e frutto di collaborazioni con ulteriori progetti. La speranza è che possa diventare un valido strumento per i protocolli medici. Il funzionamento è molto semplice: viene utilizzato il neuro imaging ovvero una elettrostimolazione, una risonanza magnetica o qualsiasi altra indagine neurologica che permetta di vedere chiaramente le sezioni del cervello e le varie aree in cui sono localizzate le funzioni. In base a questi dati viene poi applicato l’algoritmo individuato da Alessandro Grecucci e il suo team di ricerca. Ma non c’è solo ansia e depressione, questo meccanismo può essere usato anche per altri disturbi psicologici come il disturbo borderline, quello narcisistico e antisociale. Insomma, una vasta area che cambierebbe l’approccio al mondo delle patologie mentali e riuscirebbe a debellare lo stigma correlato a esse. Oltre a indurre una serie di conseguenze positive come l’efficacia di un trattamento terapeutico e l’abbassamento dei costi sanitari.

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Autore

Copywriter per passione dal 2014, amo l'arte in tutte le sue forme e potrei perdermi nei corridoi di un museo per ore. Laureata in infermieristica, ho finito con l'aprire uno studio fotografico. La coerenza? In fondo, non è tutto nella vita.View Author posts

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