Oro nero da 3,1 miliardi di tazzine
La storia del caffè in Italia nasce nel 1570 a Venezia, quando il padovano Prospero Alpini ne portò alcuni sacchi dall’Oriente. Nel De Medicina Egyptiorum (Venezia, 1591) sono contenute le prime considerazioni sulla pianta del caffè pubblicate in Europa e i suoi usi terapeutici. La bevanda era venduta in farmacia alle famiglie abbienti, dato che il costo elevato limitava l’accesso a tutti. Tuttavia, in poco tempo le strutture che proponevano il caffè aumentarono al punto da arrivare ad un numero di tutto rispetto nel secolo XVIII: a Venezia si contavano 218 “botteghe del caffè” nell’anno 1763.
Da allora il caffè è diventato attrattivo per il senso di convivialità e di socializzazione che imprime alle tazzine. Non è solo un prodotto cercato per essere sorseggiato e gustato, ma per essere “condiviso”. Oggi, invitare qualcuno a prendersi un caffè non ha il significato di “bere un caffè”, come tradurrebbe letteralmente ChatGPT; il significato è piuttosto astratto: è un invito a fare due chiacchiere, a stare in compagnia ed essere sereni.
Di fatto, gli italiani sono molto noti per la loro particolare attenzione alla preparazione, alla selezione delle miscele e all’uso degli accessori nella creazione di molti tipi di caffè. Molti dei tipi di preparazione del caffè noti nel mondo hanno le radici nel nostro Paese. E’ un prodotto talmente importante da essere stato nominato “oro nero“. La sorpresa, dopo la pubblicazione da parte di Mediobanca di alcuni dati riferiti al consumo del caffè nel nostro Paese, è che l’82% degli italiani lo preferisce a casa.
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Le statistiche sul consumo del caffè, 3,1 miliardi di tazzine al giorno
Secondo i dati che ci mette a disposizione Mediobanca, al mondo si consumano 3,1 miliardi di tazzine di caffè al giorno (dati sul 2022, quando c’era il Covid-19 e non era consentita la socializzazione). Si stima che nel 2030 il numero crescerà fino a raggiungere 3,8 miliardi.
L’Italia è il settimo Paese al mondo per consumi. Nel nostro Paese si consumano 95 milioni di tazzine di caffè al giorno, che corrisponde a 1,6 tazzine per abitante. In numeri pro capite, nell’UE i Paesi nordici occupano la fascia più alta dei consumatori: La Finlandia consuma 4,4 tazzine quotidiane, mentre la Svezia si ferma a 3,2, seguita dalla Norvegia a 2,6. Nonostante l’idea del caffè al bar balzi in testa a chiunque, il consumo del prodotto a casa nell’UE è pari al 79% del totale (82% in Italia).
Il fatturato del caffè
Nel Mondo
Il fatturato del caffè nel mercato mondiale del caffè torrefatto vale circa 120 miliardi di dollari. In sacchi di caffè, il fatturato corrisponde a 170,8 milioni di sacchi da 60 chilogrammi. I primi dieci produttori si dividono il 35% della domanda ondiale di caffè. Di questi, il 16,1% è diviso tra la svizzera Nestlé e l’olandese JDE Peet’s. L’Europa è il maggiore consumatore, con il 31,7% mentre in Nord America si beve il 18,7% di tazzine di caffè al mondo.
In Italia
L’Italia è il sesto esportatore mondiale, il primo se si parla di caffè torrefatto, con una tendenza in salita, dato che il 2022 ha registrato un incremento delle vendite pari al +12,9% sul 2021. Il volume di affari che produce il caffè si aggira intorno a 1,8 miliardi di euro (6,1% del totale mondiale). Il prodotto preferito dagli italiani è il caffè macinato in sacchetti (73,6%), ma le cialde e le capsule rappresentano il 16,2% del totale e sono in crescita (+18,8% tra il 2020 e il 2021).
Nel 2022 le esportazioni di caffè nella sola provincia di Trieste (nota per la produzione e commercializzazioni di alcuni brandi di successo come Illy Caffè) è stata pari a 270 milioni di Euro.
Il packaging del caffè
Nel packaging del caffè prevale la linea della sostenibilità, anche se la plastica continua ad essere abbastanza protagonista, ma i numeri sono in diminuzione. Il 39,8% della produzione viene confezionata in involucri di carta o cartone, contro un 35,6% di plastica, 15,2 di alluminio e 9,4% di altri materiali, alcuni innovativi.