Giornata mondiale delle Emoji
Oggi è la giornata mondiale delle Emoji. Sicuramente le usate anche voi; quali sono le vostre preferite? Festeggerete la giornata inondando di emoji amici e parenti? Quali utilizzerete? Vediamo assieme come sono “nate” e come possiamo valorizzare le nostre care faccine. Inoltre, vi presentiamo in anteprima le nuove versini inclusive 2023-2024 che sono in fase di approvazione.
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Il termine Emoji, da dove proviene?
La parola Emoji viene dal giapponese e (絵, ‘picture’) e moji (文字, ‘character’), perché è nel paese nipponico dove sono nate le faccine. L’invenzione viene spesso attribuita all’impiegato giapponese Shigetaka Kurita, un membro del team che si occupava della piattaforma i-mode della NTT DoCoMo, che nel 1999 fece un set composto di 172 faccine da 12×12 pixel.
Il primo set fu creato nel 1997 dall’operatore telefonico giapponese J-Phone, ma le faccine non iniziarono ad essere note in tutto il mondo fino al 2008, quando Apple decise di implementarle nel software a partire dalla versione di iOS 2.2.
Perché la giornata si celebra il 17 luglio?
E’ stata scelta la data del 17 luglio per celebrare questa giornata divertente perché è quella riportata sull’emoji del calendario nell’iphone da quando, nel 2002, iCal per Mac spopolò nel MacWorld Expo in tale data.
L’Emojipedia che contiene e spiega tutte le faccine, la usate?
La ricorrenza è nata nel 2014, quando Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia, il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji, ebbe l’idea di celebrare una delle più efficaci forme di comunicazione umana dell’era dei social: le “faccine”.
Collegandosi alla pagina dedicata, potrete cercare qualsiasi faccina, divise in categorie, scoprendone il significato preciso e la data di uscita. Inoltre, su Emojipedia potete confrontare le diverse versione della stessa immagine vista da Google, Apple, Facebook, Samsung, Twitter e altri. Divertitevi a curiosare su Emojipedia
Emoji o Emoticon?
Emoji o Emoticon? La prima, sicuramente! Entrambi sono simboli e disegni che parlano senza voce e descrivono senza parole. Ma non sono uguali: l’emoticon è una visualizzazione tipografica di un’emozione, che ricrea una rappresentazione facciale utilizzando il solo linguaggio testuale, i simboli della punteggiatura ad esempio, come in questo caso: 😉 Le emoji, definite con il termine di pittogrammi, sono immagini a tutti gli effetti.
Un metodo di comunicazione espressivo, sintetico ed efficace
Come utilizzate voi le iconcine? Vi siete mai domandati come sarebbe la vostra vita (sociale) senza le faccine? Difficile tornare al passato, vero? Cosa direbbero i nostri antenati se vedessero l’utilizzo che (non) facciamo della parola, sostituita in tutto e per tutto da un sistema di comunicazione che dice tanto zittendo?
E’ indubbio che il linguaggio delle faccine è moderno, fresco, sintetico ed espressivo. Certo è che se scriviamo un messaggio ad un amico lungo 40 parole (ovviamente, includendo diverse immagini divertenti) per invitarlo ad una festa e ci risponde con il pollice su, di due una: o cancelliamo la festa, o blocchiamo questo “amico” sul cellulare.
A parte scherzi, le faccine sono molto più di un linguaggio digitale: esprimono una cultura e un modo di comunicazione che non ha bisogno di traduttori né di psicologi per interpretare stati d’animo o pensieri. Soprattutto perché evolvono, come le parole, e diventano inclusive, come le nuove Emoji che vi stiamo per presentare.
La più popolare, quella con valore legale e una cancellata
La faccina più popolare, secondo diverse ricerche, è quella che ride fino alle lacrime, dichiarata dal Oxford Dictionary la parola dell’anno nel 2015. Mentre l’immagine con il pollice su può essere utilizzata in alcuni Paesi per firmare contratti ed ha valore legale. La pistola che era presente fino a qualche anno fa è stata invece eliminata con una versione più innocua.
la più popolare
Emoji con valore legale
Pistola innocua
Le nuove Emoji previste per il 2023 e 2024
A settembre del 2023 dovrebbero essere approvate dall’Unicode alcune proposte che presentano immagini inclusive, adattate ai nostri tempi, che cambiano. Ad esempio, le famiglie monoparentali, le disabilità, i rapporti che finiscono…. Come abbiamo detto, un mondo che evolve nella comunicazione e nel modo di raccontarlo, decisamente senza parole!
Chissà come reagiranno i puristi del linguaggio e i professori d’italiano di fronte a una scelta consapevole di non usare la parola? Quello che non accadrà con le Emoji, senz’altro, è l’inquinamento linguistico; almeno i detrattori degli anglicismi saranno contenti. In un mondo senza parole non servono i termini stranieri né le doppie, per la gioia degli studenti!