A “Scuola di principesse”. Boom di iscrizioni e polemiche!

By Ultimedalweb

Tra polemiche, invettive e tanta, tanta pubblicità sui quotidiani e sulle trasmissioni televisive di maggior appeal, il progetto di Stefania Vadalà e della sua Maison degli Eventi ingrana, addirittura, la quarta: aprite gli ombrelli, piovono iscrizioni sulla “Scuola di Principesse”.

Sarà a Rho, nell’hinterland milanese e, a giudicare da quanto sta facendo parlare di sé, sarà un successo annunciato. La scaltrissima wedding planner ed organizzatrice di eventi Stefania Vadalà, sulla sua pagina Facebook posta uno per uno gli articoli della carta stampata e i video delle trasmissioni televisive che parlano della sua iniziativa. Ed il vituperato manifesto della bellissima bimba con gli occhi incantati e la coroncina è sempre lì, a sorridere, invitando i coetanei ad iscriversi a questa “Scuola di principesse”.

Scuola di principesse“: galateo, dizione, portamento e camminata. Sui tacchi.

Si studiano galateo e portamento, bon ton e camminata con i tacchi (?!), dizione e poi, çà và sans dire, trucco e parrucco. A partire dal prossimo mese di aprile, 45 minuti alla settimana per tre mesi per bimbi  tra i 6 e i 9 anni. E, alla fine, ovviamente l’attestato di partecipazione. Magari non produce crediti scolastici ma…

E non è vero che il corso è destinato solo alle ragazze. Sul manifesto non c’è scritto nulla di tutto questo. Infatti, nel replicare all’accusa di sessismo rivoltole sulla pagina social, Stefania Vadalà ha sottolineato che sarebbe felicissima di trovare tra i propri allievi anche dei maschietti.

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Quanto alla discussa “camminata con i tacchi”, lì c’è stato proprio il dietro-front. Non tacchi a spillo ma ballerine luccicose con un tacchetto”. Quanto costi, però, questa scuola, per future debuttanti, non è dato sapere.

Vadalà: “Oggi si gioca alle principesse, domani agli indiani”.

scuola di principesse stefania vadala courtesy ilgiorno.it
Scuola di principesse, Stefania Vadalà. Courtesy ilgiorno.it

I social hanno risposto in modo veemente, chi pro chi contro. Ma Stefania Vadalà ha abilmente argomentato la propria tesi: “Il post non intendeva proporre un corso di educazione per bambine, non voleva proporre di abbracciare stereotipi di genere e non voleva criticare altre forme di espressione dell’infanzia – ha scritto Vadalà – Per noi bambini e bambine possono essere qualsiasi cosa, possono esprimere la loro bellezza attraverso qualunque forma, possono interpretare qualunque personaggio senza che questo etichetti il loro essere. Questa è una ludoteca […] Oggi si gioca alle principesse, domani agli indiani”.

E ancora: “Io credo che, in questo momento, ci si debba un attimo fermare e capire che si sta esagerando. Questo “corso” nasce per infondere autostima, per capire che non serve un cerone in faccia ma basta un lucidalabbra, se si vuole”.

Un gioco educativo, insomma, almeno nelle intenzioni di Vadalà, dove “Impareremo a bere il tè sulla sedia in maniera composta, non con le gambe incrociate sotto il tavolo, impareremo a salutare in diverse lingue, impareremo a camminare sui tacchi per i grandi balli  […] Ma – rassicura – non pensate a delle Jimmy Choo tacco 12, basteranno delle ballerine luminose di Elsa e Anna”.

Beh, sempre meglio che tracannare tequila e smadonnare come un ultras allo stadio.

Autocoscienza ed autostima.

Evidentemente, però, i social non devono aver prodotto soltanto una escalation di commenti negativi – che, in verità, sono piuttosto frequenti – se la vulcanica organizzatrice sta valutando di alzare fino agli 11 anni la soglia dell’età ammissibile per frequentare la sua “Scuola di principesse” .

Nessuno dovrebbe mai sentirsi giudicata per quello che magari è un suo sogno nel cassetto, ci sono bimbe che passano ore a truccarsi, travestirsi, mettersi ciocche finte, perché non farlo in compagnia? Essere femminili non è da maschilista, essere libere di fare un “corso” che vuole aumentare un’ autostima sana di se stessi non è sbagliato! Trovo maschilista e parecchio ignorante altresì giudicare una cosa cosi leggera come un assurdità e tante altre parole usate”.

Fioccano le richieste per frequentare la “Scuola di principesse”

Un po’ cinicamente, vien da pensare che la trovata abbia funzionato: una campagna pubblicitaria  come quella che ne è derivata sarebbe stato davvero difficile da organizzare. E, infatti, Vadalà ammette : “Dopo tutti questi commenti abbiamo ricevuto tantissime richieste quindi vi ringraziamo per la pubblicità fatta”. Insomma, “bene o male, purché se ne parli”.

 Ma, seriamente pensiamo che, almeno per una volta non ci sia stata bambina che non abbia voluto sentirsi principessa, rubando le scarpe alla mamma o passandosi lo smalto sulle unghie con il gambo di una ciliegia a mo’ di pennello?

Scuola di principesse, photocredit by  antonio friedemann da pexels
Scuola di principesse, photocredit by antonio friedemann da pexels

E, non per questo, quelle aspiranti principesse hanno passato la vita a dare la caccia al principe azzurro o si son chiuse dentro un istituto di bellezza per uscirne solo con il naso rifatto … Eppoi, anche se così fosse,  non sarà magari il caso di imparare ad infischiarcene del giudizio altrui e, parallelamente, di evitare di sputare sentenze?

Chissà se alla “scuola di principesse” insegnano anche questo. Quasi quasi …

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