Italia pendolare 2024: i nostri trasporti sono i peggiori d’Europa!

By Luana Pacia

L’ennesimo primato negativo per l’Italia. Ora è il momento dei trasporti su rotaia che a quanto pare risultano il fanalino di coda dell’Europa sotto moltissimi punti di vista.

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L’incubo dei trasporti italiani

L’Italia si trova in una posizione alquanto sconfortante nel panorama europeo della mobilità urbana su rotaia. Secondo il recente rapporto “Pendolaria” pubblicato da Legambiente, Roma trascina a casa un indiscutibile record negativo: si colloca tra le città europee meno fornite di infrastrutture ferroviarie e di metropolitana.

Questo resoconto, frutto di analisi approfondite e dati esaustivi, evidenzia un quadro poco incoraggiante per la mobilità sostenibile su rotaia nella Penisola. Se confrontata con le realtà britannica, tedesca e spagnola, l’Italia risulta nettamente indietro, occupando l’ultima posizione nella classifica. La carenza di infrastrutture emerge come uno dei principali fattori, contribuendo a congestionare sempre di più le città italiane con il traffico e ad avvolgerle in una nube di smog, situazione già vissuta in passato da Roma.

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Roma la peggiore tra le peggiori

La Capitale, in particolare, si guadagna un triste primato, classificandosi tra le peggiori d’Europa per quanto riguarda la disponibilità di binari e linee metro. Non solo, a livello nazionale emerge come il comune più colpito, dal 2010 al 2023, dagli eventi meteorologici estremi che hanno danneggiato le infrastrutture di trasporto pubblico o ne hanno interrotto il servizio.

Il report “Pendolaria – Speciale aree urbane” di Legambiente, presentato oggi nell’ambito della campagna Clean Cities, offre uno sguardo approfondito sui ritardi e i problemi irrisolti che affliggono l’Italia, con un focus particolare su Roma, e sottolinea gli impatti negativi che gli eventi meteorologici estremi stanno avendo sulle infrastrutture di trasporto pubblico in tutto il Paese.

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I numeri sono inequivocabili: le linee di metropolitane in Italia ammontano a poco meno di 256 km, una cifra che si pone ben al di sotto dei valori registrati nel Regno Unito (680,4 km), in Germania (656,5 km) e in Spagna (615,6 km). La lunghezza complessiva delle linee metro nel nostro Paese è persino inferiore o paragonabile a quella di singole città europee come Madrid (291,3 km) o Parigi (225,2 km). Per quanto riguarda le tranvie, l’Italia conta 397,4 km di linee, cifra che si distanzia notevolmente dai 875 km della Francia e soprattutto dai 2.042,9 km della Germania.

Anche per le ferrovie suburbane, ampiamente utilizzate dai pendolari, l’Italia presenta un ritardo significativo: la rete totale si estende per 740,6 km, mentre in Germania sono ben 2.041,3 km, nel Regno Unito 1.817,3 km e in Spagna 1.442,7 km. Roma, tra le città, si colloca tra le peggiori in Europa per quanto riguarda la disponibilità di linee metro, con soli 1,43 km ogni 100mila abitanti, una cifra nettamente inferiore rispetto a altre capitali come Londra, Madrid e Berlino.

Gli altri risultati del report

Pare che l’Italia resti saldamente ancorata all’uso dell’automobile, confermandosi come uno dei Paesi con il più grande parco auto in Europa. Con 666 auto ogni mille abitanti, la cifra supera del 30% la media di Francia, Germania e Spagna. Questa scelta trova la sua motivazione nella mancanza di interconnessioni tra le diverse modalità di trasporto, nella scarsa integrazione delle stazioni con il tessuto urbano pedonabile e ciclabile, e in un immobilismo delle città italiane che le rende sempre più vulnerabili alla crisi climatica.

Legambiente sottolinea l’urgente necessità di maggiori investimenti nelle aree metropolitane italiane per affrontare i problemi legati alla mobilità e all’inquinamento, riducendo il divario che si è ampliato rispetto agli altri Paesi europei. L’associazione chiede al governo Meloni di avviare una nuova fase di politiche per la rigenerazione urbana, che includa un potenziamento del trasporto su rotaia, miglioramenti nei servizi esistenti, promozione della sharing mobility e della mobilità elettrica, oltre all’adattamento delle infrastrutture agli eventi meteorologici estremi, ripensando l’utilizzo di strade e spazi pubblici in modo più orientato alle persone e meno centrato sull’auto.

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