Quando Venere diventa un’influencer (ma solo per il turismo)

By Luana Pacia

La Venere di Botticelli è uno dei quadri più riconosciuti al mondo. Se ci fosse una dimensione parallela in cui i quadri sono soggetti reali, ecco, lei sarebbe un’infuencer. Sembra essere questo il focus con cui l’immagine della dea nuda è stata scelta come protagonista della nuova campagna internazionale di promozione turistica del Ministero del Turismo ed Enit. Come anticipato dalle nostre pillole.

La campagna che ha diviso l’Italia

C’è una cosa da dire: la nuova campagna internazionale per il turismo attira l’attenzione e lo dimostrano i numerosi articoli che stanno saturando il settore del giornalismo in queste ore. Promuovere l’Italia nel mondo prende il volto della Venere di Botticelli, non più nuda come nel dipinto, ma vestita come un influencer. La vediamo mangiare una pizza sulla riva del lago di Como, indossare una minigonna con lo slogan della campagna o ancora farsi un giro in bicicletta con lo scenario del Colosseo di Roma.

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ANSA/ UFFICIO STAMPA

L’intento è molto chiaro: il ministro degli Esteri Antonio Tajani, quello dello Sport Andrea Abodi e la ministra al turismo Daniela Santanché, oltre all’AD di Enit Ivana Jelinic, vogliono puntare tutto sull’immagine di un’Italia instagrammabile, al passo con i tempi e ricca di scorci ideali per le foto da influencer. Peccato che molti intellettuali italiani non siano stati d’accordo né con il concetto della campagna né sullo slogan.

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Vittorio Sgarbi, ad esempio, entra a gamba tesa in merito alla questione, esclamando come la Venere sia nuda ed è così che bisognerebbe vederla, travestirla come un’influencer è uno sgarbo (perdonate il gioco di parole), in quanto non c’è bisogno di fondare una campagna alla Chiara Ferragni, ma permettere alle opere d’arte italiane di parlare ai turisti per quello che sono. Allo stesso modo anche lo slogan ‘Open to meraviglia‘ è concepito in maniera strana in quanto non è né inglese, né italiano, ma un idioma stereotipato che non fa altro che incentivare l’idea che in Italia non si riesca a formulare nemmeno una frase in una lingua straniera.

La Venere come simbolo del turismo inconsapevole

Un altro problema di questa campagna è la restituzione di un’immagine dell’Italia stereotipata e che non incentiva il turismo di qualità ma asseconda il turismo di massa, quello che visita un luogo solo perché trendy, di moda e sulla bocca di tutti. Non c’è, quindi, la volontà di imparare e di conoscere in maniera approfondita un luogo ma solo una visione superficiale.

L’idea di Open To Meraviglia è data dal gruppo Armando Testa e si compone anche di un video promozionale e un’influencer virtuale che verrà posta in vari luoghi italiani con un linguaggio social. Ma cosa dice il sindaco di Firenze riguardo a tutto ciò? Dario Nardella parla di una campagna macchiettistica, un racconto caricaturale delle città d’arte e uno sfruttamento commerciale e ridicolizzante delle bellezze artistiche nostrane. Da considerare anche il budget di questa campagna che è costato 9 milioni di euro, una cifra altissima che sarebbe potuta essere spesa per una sponsorizzazione più profonda e allettante.

L’idea che ci siamo fatti noi

Dopo aver assistito a così tante polemiche intorno a Open To Meraviglia, la nostra posizione è neutrale. Non c’è un problema di fondo in questa campagna, ciò di cui c’è necessità è un aiuto da parte delle varie organizzazioni per supportare il progetto. Viene incentivato il turismo di massa? Quello troppo impegnato nello scattare fotografie social e condividerle istantaneamente? Allora, poniamo gli strumenti affinché possano conoscere la storia dei luoghi d’arte italiani.

Non c’è problema se Venere si traveste da influencer, è un problema che il turista sia attratto dalla campagna e non trovi una guida in grado di parlare correttamente inglese. È un problema che non ci siano agenzie di tour capaci di formulare un percorso che non sia frammentato. È un problema che manchi personale qualificato nel settore del turismo. Non Venere influencer.

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