Cyberbullismo: come difendersi e come aiutare i nostri ragazzi

By Redazione

Il cyberbullismo è una delle piaghe del nostro tempo. Sempre più giovani finiscono nella trappola d’odio in rete, e molte volte purtroppo questo odio li spinge a compiere gesti estremi.

Pochi giorni fa, in oltre cento Paesi, si è celebrata la 19esima edizione del Safer Internet Day, dove ai più piccoli è stato insegnato cosa fare e cosa non fare online.

Un dato inquietante che è recentemente emerso, infatti, è quello secondo il quale circa 2 giovani su 10 pubblicano su internet loro foto intime, inconsapevoli del rischio che corrono.

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Per questo motivo, team di esperti hanno lavorato al progetto Cuori Connessi, per evitare che i più giovani usino internet in maniera impropria.

I consigli degli esperti:

  • Non pubblicare online informazioni personali. No alle foto private, ai video o al numero di cellulare. In questo modo verrebbe consentito ai cyberbulli di invadere la sfera personale ancora di più.
  • Non rispondere mai alle provocazioni, ma procedere direttamente a bloccare il contatto che ci da fastidio e se necessario rivolgersi alle autorità.
  • Chiedere aiuto a un adulto: che siano i vostri genitori, o un fratello/sorella più grandi, chiedete aiuto a chi ha più esperienza di voi e piò guidarvi su come agire e comportarvi.

«Il web negli ultimi anni sta diventando sempre più pericoloso per la navigazione dei giovanissimi – scrive il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Uman – i banner apposti sui videogiochi sono trappole apposte con cui moltissimi adolescenti vengono adescati dai siti pornografici. Ancora oggi molte famiglie non sono adeguatamente informate e vivono con superficialità il mondo virtuale

I minori non sono consapevoli dell’uso della privacy: “I minori tendono sempre più a violare le norme della privacy dei social media costruendo profili falsi e navigando in modo spregiudicato in siti pericolosi. Tutto ciò si verifica sia per il desiderio di sentirsi adulti sia per l’emulazione di compagni considerati modelli da seguire”.

Prosegue il comitato: “In base all’esperienza di molti insegnanti spesso alcuni genitori, specie nelle aree più periferiche e arretrate, sono consapevoli del fatto che il profilo del proprio figlio è falso, vista l’età inferiore a quella richiesta dalla normativa per l’iscrizione al Social. Eppure minimizzano e a volte si compiacciono delle visualizzazioni, dei like e di eventuali follower“.

Insomma, il passo per la consapevolezza di questi giovani deve prima essere mosso anche dai genitori, che dovrebbero avere la funzione di “controllori” sui figli, piuttosto che di amici compiaciuti, specialmente se i loro figli si trovano nell’età della prima adolescenza, quando ancora ogni cosa è nuova ed è molto difficile distinguere atteggiamenti consoni da atteggiamenti che non lo sono.

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