Protesta sul confine Brennero di Coldiretti: in difesa contro il fake food fermando anche i camion di passaggio
La filiera del Made in Italy è al centro di una vivace protesta che ha preso vita ai confini del Brennero, scatenando un dibattito acceso e coinvolgendo politici di varie fazioni, compresi quelli legati alla Lega e non solo. L’aspetto principale della protesta è la preoccupazione per l’ingresso di prodotti alimentari stranieri mascherati da italiani sul mercato nazionale e, al contempo, per l’esportazione dei prodotti Made in Italy verso mercati esteri, a discapito delle tavole italiane che rischiano di svuotarsi dei loro prelibati prodotti locali. Qualcosa di comune la trovano anche nel movimento degli agricoltori contro Bruxelles che tra tante cose chiedeva anche più controlli sulle filiere.
L’azione dei rappresentanti della Coldiretti, che bloccano i camion al confine agitando i cappellini gialli in segno di protesta, è emblematica di questa preoccupazione diffusa. Essi denunciano non solo una presunta invasione del territorio nazionale da parte di prodotti stranieri, ma anche un attacco diretto alla sovranità alimentare del paese.
Protesta Coldiretti, dal Brennero ad altre regioni
La protesta, iniziata da soli due giorni, ha già raccolto consensi significativi, con altre regioni come Sardegna, Umbria, Abruzzo e Sicilia che si uniscono al movimento. Questo richiamo all’azione è particolarmente risonante in seguito alle recenti proteste degli agricoltori, che hanno chiesto maggiore tutela per le attività produttive, per il lavoro e contro i cambiamenti climatici. È evidente che i temi sollevati da queste proteste sono profondamente interconnessi.
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Mentre la difesa del Made in Italy alimentare non è certo una novità, questa protesta sembra promettere un nuovo capitolo nella lotta per preservare le tradizioni culinarie e la ricchezza agricola del paese. Le questioni sollevate sono numerose e complesse, poiché ogni prodotto agroalimentare o legato agli allevamenti presenta le proprie specificità e sfide uniche. Resta da vedere come evolverà questa protesta nel corso dei prossimi giorni e quali saranno le risposte delle istituzioni e dei protagonisti del settore agroalimentare.
Coldiretti: le barricate sul Brennero giustificate con alcuni dati
La protesta organizzata dalla Coldiretti si basa su motivazioni supportate da dati concreti. Secondo quanto riportato, negli ultimi dieci anni le importazioni di cibo straniero hanno raggiunto un valore record di 65 miliardi di euro, registrando un aumento del 65%. Ciò solleva una serie di preoccupazioni in quanto i prodotti importati provengono da Paesi che non rispettano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e di diritti dei lavoratori applicati in Italia.
Il comunicato della Coldiretti sottolinea che l’invasione di prodotti stranieri non ha risparmiato nessun settore, come evidenziato dai dati relativi al 2023. Durante quest’anno, sono stati importati oltre 5 miliardi di chili di prodotti ortofrutticoli, registrando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Tra i prodotti simbolo di questa invasione vi sono le patate, con un incremento del 39% rispetto all’anno precedente, oltre a quantità significative di piselli, fagioli, lattuga, pere, pesche, nettarine e kiwi.
Anche i prodotti trasformati, come i succhi di frutta, hanno visto un aumento delle importazioni, con un incremento del 25% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Questa tendenza ha danneggiato l’ingrediente base di molti piatti italiani, il grano duro, con un’importazione di 3,06 miliardi di chili, registrando una crescita del 66% rispetto all’anno precedente. Di conseguenza, anche biscotti, pane, dolci e altri prodotti che utilizzano cereali e grano hanno perso la loro componente italiana a favore di ingredienti stranieri.
A rischio anche carne, latticini e pesce ma il solo Made in Italy riesce a soddisfare il fabbisogno alimentare del paese?
Per quanto riguarda carne e latticini, nel 2023 sono stati importati 593 milioni di chili di formaggi e latticini, registrando un aumento dell’11%. Le importazioni maggiori si sono concentrate sulla carne di maiale, bovina e di pecora, mentre per il pesce, nonostante un import volume di 793 milioni di chili, si è mantenuto sostanzialmente sui livelli del 2022.
Tuttavia, c’è chi contesta questa protesta, evidenziando la difficoltà del solo Made in Italy a soddisfare il fabbisogno alimentare del paese, soprattutto considerando le sfide dell’agricoltura e dell’allevamento legate al cambiamento climatico, come ondate di calore fuori stagione o acquazzoni.