Ce lo dice la scienza: i disturbi mentali e, in generale, tutto ciò che non rientra nel tipico neurosviluppo potrebbero essere il risultato di un gene tramandato dall’uomo di Denisova. Cos’è e perché ci interessa?
L’uomo di Denisova e il suo gene
Potrebbe essere un antico gene, ereditato dall’uomo di Denisova, la causa di problemi alla nostra salute mentale. Questo potrebbe aumentare i rischi di una predisposizione a depressione, autismo, iperattività, disturbi ossessivo-compulsivi e schizofrenia. La scoperta è arrivata da alcuni ricercatori spagnoli dell’Istituto di biologia evolutiva e dell’Università Pompeu Fabra.
Sembra il numero di una targa automobilistica, eppure il gene si chiama SLC30A9, sarebbe lui il responsabile del trasporto dello zinco attraverso le membrane cellulari. Questo è un elemento importantissimo per il corretto funzionamento del sistema nervoso, di quello immunitario e del loro sviluppo. Il team di ricercatori ha identificato una particolare variante genetica, attualmente diffusa principalmente tra le popolazioni europee e asiatiche, che era anche presente nel patrimonio genetico dei Denisoviani, ma non in quello dei Neanderthal. Ciò suggerisce che questa variante genetica potrebbe essere il risultato dell’incrocio avvenuto circa 60.000 anni fa tra i primi esseri umani moderni che si sono dispersi dall’Africa e i Denisoviani, che all’epoca erano presenti in Asia.
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Chi era l’uomo di Denisova?
I monti Altaj in Siberia sono la residenza plausibile dell’Homo di Denisova o donna X, ominidi i cui resti sono stati ritrovati proprio in quest’area, tuttavia si tratta di ritrovamenti estremamente scarsi e di piccole quantità. Questa “specie”, o meglio la sua scoperta, è stata annunciata nel 2010, solo dopo che le analisi hanno dato risultati certi sulla possibilità di trovarsi davanti a una grande scoperta scientifica.
Questo antico membro della famiglia degli ominidi visse tra 70.000 e 40.000 anni fa, in zone abitate principalmente da Homo sapiens e parzialmente da Neanderthal. Tuttavia, le sue origini e migrazioni sembrano distinte rispetto a quelle delle altre due specie, e l’analisi del mtDNA di Denisova dimostra differenze rispetto a quello di Homo neanderthalensis e Homo sapiens. L’uomo di Denisova condivide strette affinità con l’uomo di Neanderthal, e si ritiene che queste due specie abbiano divergito circa 300.000 anni fa.
Se questa variante genetica è giunta fino a noi attraverso il processo di selezione naturale, è probabile che abbia offerto vantaggi ai nostri antenati. Per comprendere meglio quali fossero questi vantaggi, scienziati spagnoli hanno condotto studi per analizzare le modifiche cellulari indotte dalla variante denisoviana. Hanno scoperto che essa influisce sui mitocondri e sul reticolo endoplasmatico delle cellule, conferendo un miglior adattamento ai climi freddi. Allo stesso tempo, la variante è coinvolta nell’eccitabilità del sistema nervoso, influenzando l’equilibrio mentale e la salute delle persone.
Questa importante scoperta potrebbe cambiare l’approccio della ricerca sui disturbi mentali, cercando di manipolare il gene responsabile.