Impoverimento di grano e riso a causa delle nuove esigenze in virtù del cambiamento climatico
In questi ultimi giorni vi abbiamo parlato della rivoluzione dei Trattori; come avrete visto sui social e su tutti i telegiornali, i contadini sono arrivati fino a Bruxelles per far sentire le proprie ragioni in merito alle nuove politiche dell’UE. La verità è che, tra le restrizioni della politica (causate dai controlli e dalla maggior consapevolezza dei potenziali rischi di coltivazioni “libere” per l’uomo e per l’ambiente), i danni provocati dal maltempo e l‘impoverimento dei terreni, le nostre coltivazioni, ad ampio raggio, sono a forte rischio. E già, come nel caso della carne coltivata, c’è chi pensa ai cereali di laboratorio.
In questo post vi raccontiamo di come una ricerca condotta in India da esperti scienziati ha dimostrato che riso e grano hanno perso fino al 45% dei loro valori nutrizionali. E tanto altro. Guardate!
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Lo Studio scientifico che lancia l’allarme sui nutrienti dei cereali
In uno studio innovativo pubblicato sulla rivista Down to Earth, gli scienziati dell’Indian Council of Agricultural Research (ICAR) hanno fatto rivelazioni che si potrebbero definire scioccanti in relazione al valore nutrizionale di due dei principali alimenti di base in India e non solo: riso e grano. Contrariamente al loro status di alimenti di base, lo studio indica che questi cereali hanno un basso valore nutrizionale e sono ricchi di tossine, il che sottopone la popolazione a potenziali rischi per la salute.
Diminuzione di 1/3 di zinco e ferro
La ricerca, che potete leggere qui, è stata condotta dagli scienziati dell’ICAR, Sovan Debnath (specializzato nello studio dei suoli) e altri 11, con il contributo di Chandra Krishi Viswadidyalaya nel Bengala occidentale, si è concentrata sui profili nutrizionali di riso e grano. Lo studio rivela un calo significativo dei micronutrienti essenziali, con zinco e ferro in diminuzione rispettivamente del 33% e del 27% nel riso e del 30% e del 19% nel grano.
Incremento della concentrazione di arsenico
La scoperta più allarmante è la presenza di grandi concentrazioni di arsenico nel riso, che risultano di 1.493% più alte di prima. Il calo del contenuto nutrizionale è aggravato dal fatto che sia il riso che il grano hanno perso fino al 45% del loro valore alimentare negli ultimi 50 anni, sollevando preoccupazioni sulla loro vitalità per il consumo umano entro l’anno 2040, secondo le stime dello studio.
L’impatto sulla salute dell’abbassamento dei valori nutrizionali
I ricercatori evidenziano anche i potenziali impatti sulla salute di questi cambiamenti nei profili nutrizionali, avvertendo che i contenuti nutrizionali impoveriti nei cereali di base potrebbe accelerare la presenza delle malattie non trasmissibili (AMD) nel paese. Si tratta di patologie in buona parte croniche come diabete, aterosclerosi (e quindi ischemie e infarti), tumori e affezioni polmonari. Da alcuni anni sono diventate la principale causa di morte nel pianeta e spesso comportano conseguenze sulla salute a lungo termine che richiedono trattamenti e cure prolungati.
Lo studio fa luce sulle conseguenze indesiderate della Rivoluzione Verde, riconoscendone il ruolo nel raggiungimento della sicurezza alimentare, ma sottolineando il compromesso sulla sicurezza nutrizionale. I programmi di selezione incentrati su varietà ad alto rendimento hanno alterato i profili nutrizionali dei riso e del grano, diminuendone l’importanza dietetica e ponendo rischi a lungo termine per la salute pubblica.
Le conseguenze per il nostro consumo
Sebbene lo studio si concentra su un Paese a noi molto lontano, invita a riflettere sulle conseguenze di alcune scelte di coltivazione, che potrebbero mettere anche l’Unione Europea in una situazione simile a quella dell’India. E non possiamo ignorare che uno dei motivi per i quali gli agricoltori hanno manifestato questi giorni è per la presenza massiccia in tutta Europa di prodotti importati. E, a questo proposito, l’India ha dichiarato che non bloccherà in alcun modo le sue esportazioni. Un bel grattacapo che non risolleverà sicuramente gli animi “bollenti” degli agricoltori.