Massimo Giletti e l’addio a “Non è l’Arena” dopo 194 puntate, gli audio di Messina Denaro venduti da Corona

By Ana Maria Perez

Massimo Giletti e l’addio a “Non è l’Arena”

Da quando giovedì 13 aprile Massimo Giletti ha saputo di dovere dire addio a “Non è l’Arena” senza preavviso, sono circolate tante congetture: chi pensa che abbia condotto delle indagini troppo “spinose”, chi crede che la forzatura sia stata imposta da qualche volontà “indiscutibile”; chi, peraltro, ritiene che Giletti sia un giornalista “scomodo”. Quello che non si può mettere in dubbio è che la decisione ha colto tutti per sorpresa. In queste ultime ore, il giornalista ha ricevuto molti messaggi di solidarietà.

Noi vi abbiamo raccontato l’accaduto nelle nostre pillole di giovedì : “Non è l’Arena”, la7 sospende la trasmissione a sorpresa. Da allora la rete è impazzita con messaggi di ogni tipo. Il giornalista si è ritrovato anche “tapirato”. A consegnargli la famosa statuetta di Striscia la Notizia (Canale5), l’inviato del programma, specialista nel consegnare i Tapiri d’Oro, Valerio Staffelli. A Staffelli Giletti ha ripetuto quanto già anticipato: la sua preoccupazione è per le 35 persone che lavoravano insieme a lui e che ora si trovano per strada.

Giletti e Fabrizio Corona, le famose chat su Matteo Messina Denaro

Come vi abbiamo anticipato poc’anzi, nel nostro articolo Fabrizio Corona a Massimo Giletti: “Amico mio, non mollare”, Corona si definisce “amico” stretto di Massimo Giletti, al punto da avere mantenuto con lui e con La7 un rapporto di collaborazione datato. Il “paparazzo”, che recentemente si è candidato in politica a Catania, ammette in un post sui social, di avere “collaborato, e se questa non è per voi giornalisti “chic”, una cosa degna, significa che abbiamo lavorato bene“.

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E sul fatto emergono altri particolari. Perché sarebbe stato l’ex agente fotografico, ora ai domiciliari, ad avere venduto a La7 le chat audio tra il boss mafioso Messina Denaro e due pazienti conosciute durante la chemioterapia che sono andate in onda a febbraio. Il contenuto era stato anticipato dal sito mowmag.com.

A Valerio Staffelli, in merito alla puntata sulle chat del boss, Giletti ha detto: “L’Italia non è ancora pronta ad ascoltare certe verità, fa più comodo tenerle nei cassetti”.

Si riferisce alle parole dell’ultimo dei Corleonesi ascoltate in onda: “Curiamoci e vediamo dove arriviamo. Del resto, non sappiamo niente del futuro. Il mio corpo mi ha tradito, ancora non riesco a capacitarmi. Non lo sopporto più questo corpo. Io avevo una vita bellissima, non avevo previsto quello che sta accadendo e non lo posso accettare“. Sono state parole molto discusse.

La reazione di Massimo Giletti e la controreazione di La7

In merito alla decisione di non mandare più in onda il programma della domenica sera, Massimo ha raccontato di essere rimasto “basito” dalla decisione della rete, soprattutto perché la media dello share raggiunge anche il 6%. A Valerio Staffelli, il giornalista ha detto, scherzando: “Bisogna chiedere a Urbano Cairo il perché mi abbiano mandato via, forse l’ha fatto perché sono juventino. Magari vengo a Mediaset“.

E Fabrizio Corona sicuramente la pensa come l’ex conduttore di “Non è l’Arena“, dato che lo difende a spada tratta: “Conosco i professionisti validissimi del team della trasmissione; autori preparati e maestranze di grande livello. Tutta gente lasciata a casa senza alcun riguardo“. Noi non abbiamo alcun dubbio sulla professionalità dei collaboratori di Giletti, solo che detto dall’ex paparazzo, non più tanto popolare come in passato, a qualcuno potrebbe non andare giù.

Da parte sua, Urbano Cairo, editore di La7, che conosce molto bene il presentatore, ha voluto rilasciare una dichiarazione all’Agenzia ANSA, dopo le polemiche che si sono scatenate nei social: “Giletti ha condotto in 6 anni 194 puntate di Non è l’Arena dove ha potuto trattare in totale libertà tutti gli argomenti che ha voluto. inclusi quelli relativi alla Mafia sulla quale ha fatto molte puntate, con tutti gli ospiti che ha voluto invitare. Gli auguro di trovare la stessa libertà incondizionata nella sua prossima esperienza televisiva o di altro genere”.

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