Il diritto di essere disobbedienti: la storia della studentessa condannata per una manifestazione

By Luana Pacia

Prendi tua figlia, portala a Siracusa, siediti sui gradoni del teatro greco e insegnale lo splendore della disubbidienza. È rischioso ma è più rischioso non farlo mai

È recente la notizia della studentessa condannata a Palermo per la manifestazione alternanza scuola-lavoro. Un vero e proprio schiaffo alla democrazia, ma anche alla necessità di perseguire – in maniera pacifica – i propri ideali.

La conferenza stampa a supporto della studentessa condannata

Il 18 aprile, alle 10.30, si è tenuta una conferenza stampa presso il Laboratorio Sociale Malaspina a Palermo. Oggetto della conferenza: la libertà di essere ribelli. L’evento è un’occasione per dare pieno sostegno alle decine di migliaia di giovani che si battono per i propri diritti e decidono di scendere nelle piazze per manifestare. Proprio quello che ha fatto la studentessa palermitana, rea di aver organizzato una manifestazione contro l’alternanza scuola-lavoro il 4 febbraio 2022.

Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui

oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità

unnamed 1

Il Questore di Palermo aveva vietato le manifestazioni per la peculiare situazione antecedente: c’erano stati, infatti, due morti di giovani studenti durante lo svolgimento di alcuni stage e ciò aveva innescato il divieto. Troppo poco, per lo spirito in fiamme dei ragazzi, al cui apice c’era la studentessa condannata. È stata lei a organizzarla e promuoverla, con un flusso di anime armate di slogan e striscioni, da piazza Politeama a piazza Verdi. Una lingua di fuoco che ha esercitato un proprio diritto: la libertà di manifestare. Senza attacchi, senza violenza.

Il Questore di Palermo, alla notizia della manifestazione, ha convenuto che quello spirito unanime fosse imputabile a una sola persona: una figlia della disubbidienza da condannare. Ed è qui che si arriva al nocciolo della questione: 5 giorni di arresto e 110€ di multa, poi convertiti in altri 550€, per un totale di 660€. Adesso, la faccenda non è più pecuniaria. Si sta parlando di una condanna nei confronti di una scelta libera. Sarebbe stato opportuno che quel questore presenziasse alla conferenza stampa di oggi, che spiegasse le sue motivazioni per una condanna a una studentessa che ha esercitato il suo diritto di manifestare e, per di più, per una ragione GIUSTA.

Il questore, però, non era presente. Non ha potuto commentare il divieto della manifestazione alternanza scuola-lavoro, divieto che – secondo le carte – era dovuto alle norme anti-covid. Il 4 febbraio 2022, quando tutto era aperto. Queste le parole della ragazza:

“l’idea di ridurre una scelta collettiva e politica a una decisione individuale è allucinante. In quella piazza c’erano migliaia di persone che hanno deciso, insieme, che quel decreto non era giusto e che era giusto manifestare per le strade della città. Pensiamo che la gestione del dissenso di piazza e il governo, alla richiesta di una generazione intera di mettere in discussione una legge ingiusta che fa morti di 16 anni, abbia gestito questo tipo di rivendicazione non con l’ascolto e la messa in discussione (normali in un paese democratico), ma con la repressione.

bfd4fcd1 8d0b 4a9d a234 f146205dd3e5
Si ringrazia Tiziana Albanese

Il paradosso della disobbedienza

Il fatto della studentessa condannata è la riflessione della nostra società, un’epoca temporale in cui le manifestazioni sono vissute con poco interesse, specialmente dai più giovani. Sono così lontani dalle battaglie degli anni più caldi, quando il dissenso era punito con pugni e randellate. Eppure i loro diritti continuano a essere calpestati in modo indecente. Manifestare significa “io sono qui e tu non puoi togliermi questo diritto”. La voce della disobbedienza è quella che manca il più delle volte. Una disobbedienza giusta, quella che ti fa alzare di scatto quando assisti a un’ingiustizia, quella intelligente che ti fa riprendere ciò che ti appartiene, quella idealista che nutre lo spirito giovane e ti fa incamminare nella tua strada da adulto.

Punire in modo così risoluto una ragazza è un cappio stretto intorno ai suoi valori, un gioco in cui il potente schiaccia il debole per divertimento. Noi siamo sicuri che il fuoco di questa studentessa condannata non sia spento da una multa e che la società intorno a lei dovrebbe ponderare su quanto stiamo insegnando ai ragazzi. Un mondo in cui è giusto esercitare un proprio diritto, ma lo è altrettanto essere punito per lo stesso motivo. Un paradosso.

Lascia un commento