Pronto Soccorso, nuove disposizioni e stipendi più alti per i medici, 1 miliardo per abbattere il payback

By Ana Maria Perez

Il decreto Bollette approvato martedì 28 di marzo, di cui vi abbiamo parlato stamane, non prevede soltanto il bonus sulle bollette, ma anche altre misure che riguardano comparti che necessitano di interventi immediati da parte dell’esecutivo. Ad esempio, il nuovo codice appalti pubblici o le disposizioni in merito al Pronto Soccorso. Noi vi esporremo in questo articolo dettagli in merito all’ultimo argomento. Tutte le misure adottate hanno a che fare con l’emergenza, parola che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha utilizzato spesso nelle ultime settimane. Vediamo assieme cosa prevede il decreto.

Pronto Soccorso gestito da medici interni

I centri che offrono servizi di emergenza dovranno avvalersi del personale interno per gestire le urgenze. Soltanto nel caso in cui ci sia una reale carenza di organico, potranno rivolgersi a medici o personale sanitario esterno. Tuttavia, l’affidamento dell’incarico potrà avere la durata massima di 12 mesi e il contratto non potrà essere rinnovato. Inoltre, il personale assunto dovrà essere in possesso della specializzazione in medicina di urgenza o equipollente e non dovrà superare un determinato limite di età.

Entro 90 giorni (a partire da ieri) il ministero indicherà l’età massima dei professionisti, che potranno essere arruolati e gli importi che potranno essere offerti ai medici interinali, che saranno valutati d’accordo con l’Anac (l’anticorruzione).

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Straordinari più sostanziosi e scatto di stipendio anticipato

Per fare fronte alle urgenze ed evitare di assumere personale “a gettone“, le aziende sanitarie potranno offrire agli operatori un importo fino a €100,00 all’ora (dai 60 euro attuali) per l’attività extra. Inoltre, l’aumento di stipendio scatterà per i medici “in prima linea” nel mese di luglio del 2023, anziché a gennaio del 2024. L’incremento sarà valido anche per altri professionisti che lavorano “in trincea” di emergenza. I riconoscimenti saranno riconosciuti non soltanto a chi lavora in Pronto Soccorso, ma anche a chi è impegnato nei reparti consideranti “usuranti”.

Specializzandi e medici stranieri, maggiore libertà

Gli specializzandi in medicina di urgenza potranno ricevere incarichi come liberi professionisti, prestando servizio in Pronto Soccorso e nei reparti di emergenza, fino a 8 ore settimanali. L’orario sarà stabilito tenendo conto del programma di formazione. Il loro stipendio sarà aumentato di 40 euro l’ora. Inoltre, il decreto prevede che le aziende sanitarie possano assumere i medici che non hanno ottenuto la specializzazione, ma hanno lavorato nei reparti di emergenza per tre anni.

I medici stranieri potranno lavorare senza l’equipollenza

Fino al 31 di dicembre del 2025, i medici che hanno conseguito la qualifica professionale in un’altro stato (europeo o extraeuropeo) potranno essere assunti, anche se non hanno ottenuto la convalida dei loro titoli.

Pene più alte per le aggressioni al personale sanitario

Vi abbiamo parlato in diverse occasioni di questo argomento. Potete vedere “le aggressioni al personale sanitario”, oppure “nei pronti soccorso come in Trincea“. La verità è che il numero di aggressioni al personale sanitario è sempre più elevato. Per combattere gli atteggiamenti violenti, il decreto ministeriale introduce una rimodulazione della pena. Il reato di lesioni diventerà aggravato (con pena fino a 7 anni) e sarà procedibile d’ufficio. Aumenteranno anche i presidi di polizia, come vi avevamo accennato qualche giorno fa.

Lo Stato partecipa ai costi del payback

Il decreto avrebbe previsto 1 miliardo di euro per limitare l’impatto dei 2,2 miliardi di euro, previsti a carico delle imprese fornitrici di materiale biomedicale, che da mesi protestano contro una legge che ritengono ingiusta. Con il D.M. del 6 di luglio del 2022 è stato stabilito il tetto di superamento di spesa dei dispositivi medici nazionali e regionali per gli anni 2015 al 2018. Le aziende fornitrici ora dovrebbero rimborsare il 50% delle spese in eccesso, effettuate dalle singole regioni. Tuttavia, secondo i dati della FIFO (Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri), l’importo che dovrebbero restituire le aziende non è sostenibile. Ecco perché il governo corre ai ripari.

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