Benjamin Netanyahu: siamo ad un passo nel radere a suolo Hamas da Gaza
La risposta di Benjamin Netanyahu ad Hamas è arrivata come annunciato dal suo staff. E c’era da aspettarsi il no alle condizioni proposte dal gruppo palestinese. No al cessate il fuoco e così risponde anche a Blinken. Secondo il leader israeliano si è vicini alla vittoria che è la distruzione totale di Hamas. Se ci arrendiamo, non arriveremo al rilascio di ostaggi, dice Benjamin Netanyahu, ma ad un secondo massacro.
Il giorno dopo la guerra, si legge sull’Ansa, sarà il giorno dopo Hamas. Smilitarizzare completamente Gaza, questo quanto detto a Blinken come obiettivo finale al posto del cessate il fuoco.
“Israele – secondo le sue prospettive – è ad un passo dalla vittoria totale, alla vittoria totale di Israele”. Il premier così ha dato ordine all’esercito di avanzare verso Rafah, situazione che preoccupava Blinken. Rafah è nel sud della Striscia e ad un passo dall’Egitto.
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“Solo la pressione militare agisce per la liberazione degli ostaggi, i nostri soldati non sono caduti invano”. Queste sono le affermazioni attese questa sera in risposta ad Hamas che aveva lanciato la sua controproposta ai mediatori di Parigi e questa risposta era attesa da opinione pubblica interna e internazionale.
Rafah, occupazione attesa in caso di saltato accordo
Ansa delle 18.50: Il premier ha poi annunciato di aver dato ordine all’esercito di avanzare verso Rafah, nel sud della Striscia, ad un passo dall’Egitto, ed ha confermato che “solo la pressione militare agisce per la liberazione degli ostaggi. I nostri soldati non sono caduti invano”.
Verso mezzogiorno: se i negoziati sugli ostaggi falliscono, Israele “è pronto ad attaccare le postazioni di Hamas a Rafah”, nel sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto. Lo ha detto l’emittente israeliana Kan tv secondo cui il messaggio è stato inoltrato da Israele al Qatar.
La risposta a Benjamin Netanyahu da Hamas e richiesta ad Usa per lo stato palestinese
Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, risponde al messaggio di questa sera del premier israeliano. Spacconaggine politica. Sono arrivate altre affermazioni mentre Netanyahu esalta le azioni e l’impegno dell’esercito israeliano.
E’ importante “il riconoscimento Usa dello stato palestinese e della sua piena adesione all’Onu attraverso una decisione del suo Consiglio di sicurezza”. Lo ha detto il presidente Abu Mazen incontrando a Ramallah in Cisgiordania il segretario di stato Usa Antony Blinken al quale ha ribadito che Israele deve “fermare subito la sua aggressione a Gaza”. Abu Mazen ha quindi ribadito – secondo l’agenzia Wafa – la necessità di una Conferenza internazionale di pace, sottolineando che “la pace e la sicurezza si ottengono attraverso l’attuazione dei 2 Stati” con uno palestinese con Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza.
Salta un incontro di Blinken
Non avrà luogo l’incontro privato fra il segretario di Stato Usa Antony Blinken ed il capo di stato maggiore israeliano, generale Herzi Halevy, che compariva nel programma della visita diffuso ieri da parte americana. La ragione, sostiene Israel ha-Yom, è dovuta all’opposizione espressa dall’ufficio del premier Benjamin Netanyahu. Una fonte politica, citata dal giornale, ha rilevato che nei rapporti diplomatici non è normale che un ministro straniero incontri un responsabile militare dell’altro Paese senza la presenza di un dirigente politico. “Israele non è una repubblica delle banane”, ha aggiunto la fonte.
Ad Hamas arriverà un’altra proposta?
Per l’intesa con Israele sugli ostaggi, Hamas propone un piano di cessate il fuoco di 135 giorni in tre fasi (45 giorni ciascuna). Lo riferisce la Reuters che ha visionato la bozza della risposta di Hamas alla proposta inviata la settimana scorsa da Qatar ed Egitto. Ma una fonte israeliana fa sapere che molte delle richieste della controproposta sono inaccettabili sotto ogni punto di vista.
Israele chiederà ai mediatori “di fare pressione su Hamas affinché presenti una nuova proposta”. Lo ha detto una fonte israeliana citata da Ynet secondo cui la controproposta di Hamas “contiene molte questioni sulle quali non c’è alcuna possibilità che Israele sia d’accordo”.