Le mucche inquinano? Quanto?
Avete mai pensato a quanto inquinano le mucche? Forse voi avete mucche! o no? O forse bevete il latte di mucca? Ah, siete vegani? Chissà se avete letto i nostri articoli riguardanti la carne sintetica (che non è più sintetica)!!? Noi a ultimedalweb trattiamo tutti i prodotti legali e vi raccontiamo anche di quelli illegali. Questa volta vogliamo parlarvi di una questione che riguarda i nostri animali e che è diventata molto curiosa, attuale, politica e salutare. Se vi ho incuriositi, leggete avanti.
Il regolamento europeo per l’inquinamento di zootecnia e industria
Un regolamento europeo ha proposto di equiparare le emissioni delle stalle a quelle del settore industriale. Come dire, dalle stelle alle stalle (non chiedete a ChatGPT di tradurre l’espressione, per favore!). Per adesso, le organizzazione del settore primario vincono il primo round al Parlamento. Ma la strada da percorrere non è semplice. E già ci sono le prime manifestazioni. A Lubljana, la capitale della Slovenia, gli allevatori hanno organizzato una manifestazione domenica 23 di aprile per protestare contro le normative, che costringono agricoltori e allevatori a cambiare strada.
La manifestazione a Lubljana
Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui
oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità
Il 5 aprile 2022 la Commissione europea ha proposto una revisione della IED, la Direttiva sulle Emissioni Industriali. Allo stato attuale la direttiva IED interessa 50mila grandi impianti industriali e gli allevamenti suini a partire da 2000 posti o 750 scrofe e 40.000 unità per gli avicoli. Agli allevatori interessati, la direttiva chiede di rispettare precisi vincoli tecnici e burocratici, per l’assegnazione delle autorizzazioni necessarie. L’applicazione della direttiva sarà progressiva. Tra 4 anni interesserà gli allevatori con 600 capi di bestiame, l’anno dopo quelli che ne hanno 400 e l’anno succcessivo coloro che allevano 250 animali.
Quando parliamo di bestiame intendiamo 150 unità di bestiame adulto (Uba) che corrisponde a 150 bovini adulti o 375 vitelli, 10.714 galline ovaiole o 5.000 polli da carne, 300 scrofe da riproduzione o 500 suini da ingrasso. Il progetto presentato dalla Commissione prevede di includere la produzione di carne bovina. In una lettera indirizzata agli eurodeputati, l’Associazione di organizzazioni produttori bovini da carne e carne bovina (A.o.p. Italia Zootecnica) chiede di escludere questi allevamenti dalla normativa, a prescindere dal numero di capi di bestiame.
Metano diverso dall’anidride carbonica
Per contrastare le “allusioni” dei tecnici europei, le associazioni italiane hanno citato uno studio dell’Università di Sassari: “Il team di ricerca italiano infatti ha adoperato le nuove metriche per calcolare le emissioni proposte da un pool di fisici di Oxford che, per la prima volta, tengono conto della permanenza dei gas in atmosfera“. A fare la differenza con le emissioni industriali, sostanzialmente, è il periodo di smaltimento delle sostanze nocive. Stanti gli studi riportati dagli allevatori “il metano dopo 50 anni è praticamente sparito, mentre l’anidride carbonica resta in atmosfera per oltre mille anni“.
Da un confronto effettuato sulla base dei dati ufficiali pubblicati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) tra il 1990 e il 2020, sulle emissioni di metano di tutte le filiere zootecniche italiane emergerebbe “una significativa riduzione delle emissioni (35,5% dal 1990 al 2020 – Focus Ispra 2020), ma addirittura la negativizzazione dell’impronta ambientale“.
Riassorbimento rapido
Anche le organizzazioni agricole calcano questa linea. “A differenza delle emissioni industriali, il metano prodotto dagli allevamenti è riassorbito in tempi rapidi dalle piante e rientra nel ciclo vitale“, scrivono Coldiretti e Filiera Italia, proseguendo: “Dopo circa dieci anni, il metano atmosferico (Ch4) è scomposto in acqua (H2o) e anidride carbonica (Co2): quest’ultima molecola verrà riassorbita proprio dalle piante, le stesse che diventeranno nutrimento per i bovini, per riattivare il ciclo“. In questo consisterebbe la principale differenza con le emissioni derivanti dall’attività industriale, che “si accumulano in atmosfera e vi permangono anche per 1000 anni“.
Impatto delle decisioni sulla filiera agricola
La Cia Agricoltori italiani (Confederazione Italiana Agricoltori) evidenzia da parte sua il basso impatto delle emissioni legate al comparto zootecnico, pari al 14% secondo i dati dell’agenzia delle Nazioni Unite Fao. “Ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di Co2 della zootecnia rappresentano il 5,2% del totale“. Tutte le organizzazioni hanno richiesto di fare una revisione. In caso di inclusione del comparto nella direttiva,è previsto un impatto negativo sulle zone rurali sottoposte a spopolamento, una forte riduzione della produzione e un aumento delle importazioni di carne da Paesi extra-Ue.
Il Presidente di Confagricoltura, Massimiliao Giansanti, ha dichiarato: “Riteniamo assurdo ed infondato paragonare gli allevamenti alle attività industriali dal momento che c’è un impegno forte da parte del mondo zootecnico nel dare una risposta ad una sempre maggiore richiesta di attenzione verso l’ambiente, che vede l’Italia primeggiare sul fronte delle tecnologie innovative e della sostenibilità, come peraltro dimostrano i risultati ottenuti rispetto alle emissioni di ammoniaca e gas serra che, negli ultimi 30 anni, si sono ridotte rispettivamente del 24% e 12%”
Massimiliano Giansanti
La prima vittoria per gli allevatori
Il primo round è andato a favore degli allevatori: la commissione Agricoltura ha votato a larga maggioranza (36 a favore, 8 contrari e 2 astenuti) un parere sulla proposta dell’esecutivo UE in cui si boccia l’inclusione degli allevamenti di bovini nella direttiva sulle emissioni e si delibera di eliminare ulteriori oneri per suini e pollame. Ma il voto più importante è quello degli eurodeputati della commissione Ambiente, che sembrano orientati ad appoggiare il testo di Bruxelles. Dovranno votare a fine maggio tenendo conto della decisione della Comagri.
Per il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si tratta di una “vittoria italiana in Commissione Agri”
Il Ministro Francesco Lollobrigida