Fassino e l’impoverimento della classe media
Ultimamente si parla molto di economia. Anzi, più che di economia, di povertà. Negli ultimi giorni, soprattutto, sono piovute le proteste e le manifestazioni contro l’abolizione del reddito di cittadinanza che, anche se annunciato per tempo, non ha risparmiato nessuno. 169 mila famiglie si trovano in una situazione di disagio perché colpite dalle nuove disposizioni di legge. Noi ve ne abbiamo parlato. Il panico è scattato su tutto il territorio nazionale (la Regione più colpita è la Sicilia) e i servizi sociali dei Comuni sono intasati dalle domande di coloro che sono terrorizzati di perdere il sussidio.
Nel frattempo, i deputati chiedono un aumento di stipendio, per essere parificati ai senatori. Almeno 1.000 euro al mese in più. Ed è così che il deputato Piero Fassino sventola la sua bustapaga in Aula chiedendo “giustizia”. Vediamo quello che è accaduto e qual’è la situazione reale nella Camera dei Deputati e in Italia
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Reddito di cittadinanza, RdC, polemiche e controlli: 169.000 persone coinvolte
L’intervento di Piero Fassino e le distanze della Schlein
Piero Fassino è intervenuto ieri, 2 di agosto del 2023, in Aula, mentre si parlava dell’adeguamento del compenso ai deputati, inserito all’OdG. Il deputato ha presentato il cedolino del suo compenso, equivalente a 4.718 euro. Alla faccia della trasparenza, il rappresentante del PD voleva dimostrare che la cifra non è da “paperon dei paperoni“, dato che guadagnano molto di più altre categorie di “stipendiati pubblici”: ad esempio, i giudici. Che dire? E’ stata subito pioggia di polemiche.
Elly Schlein ha preso subito le distanze, sottolineando che Fassino parlava in veste personale, e non come rappresentante del partito. ISul web, la rete è andata in tilt. Propri perché a considerare “insufficiente” la bustapaga per tanti “gonfia” dei deputati è un rappresentante di un partito che continua a battersi per l’approvazione del salario minimo (9 euro all’ora). Ma non è tutto.
Incoerenza dei salari dei rappresentanti alla Camera così come spiegato da Fassino
Stanti i dati di “Repubblica”, in realtà i numeri sarebbero ben diversi: la bustapaga sventolata da Fassino è la voce “indennità”, se non si hanno altri introiti lavorativi. A detta voce si aggiunge la “diaria” pari a 3.500 euro non tassati, più mille euro al mese circa di spese di viaggio e cento euro di spese telefoniche: queste ultime due voci vengono rimborsate o trimestralmente, per le spese di viaggio, o in una unica soluzione.
Al Senato invece alle voci di sopra se ne aggiunge un’altra di circa 1.500 euro per rimborsi vari e l’indennità netta è superiore di circa 500 euro.
L’impoverimento delle famiglie italiane e l’inflazione
Lungi da noi fare apprezzamenti o critiche sulle parole del deputato. 4.718 euro possono essere tanti o pochissimi, in funzione del tenore di vita di una persona. Certo, colpisce il fatto che la domanda venga posta in un momento di crisi nera per le famiglie più povere. A proposito di esse, vorremmo attirare l’attenzione sull’impoverimento generale della classe media in Italia negli ultimi tempi.
Di fatto, la diminuzione della capacità di spesa delle famiglie è un fenomeno preoccupante, che dipende da diversi fattori economici e sociali. Tra questi, l’inflazione ha un ruolo importante, in quanto erode il potere d’acquisto dei redditi e aumenta il costo della vita. Secondo i dati dell’Istat, l’inflazione in Italia ha raggiunto il 6,0% a luglio 2023, in decelerazione rispetto ai mesi precedenti, ma ancora molto elevata rispetto agli standard europei. Le principali voci che hanno contribuito all’aumento dei prezzi sono state i beni energetici, gli alimentari e i servizi relativi ai trasporti.
L’inflazione colpisce le famiglie più povere
L’inflazione ha colpito soprattutto le famiglie più povere, che hanno dovuto ridurre la spesa per i beni e servizi non essenziali e rinunciare a molte opportunità di consumo e di sviluppo. Nel 2021, il numero di famiglie in povertà assoluta è stato di oltre 1,9 milioni, pari al 7,5% del totale, mentre il numero di individui in povertà assoluta è stato di oltre 5,5 milioni, pari al 9,4% della popolazione.
Queste cifre sono rimaste stabili rispetto al 2020, anno in cui la pandemia da COVID-19 ha avuto un forte impatto negativo sull’economia e sulla società. Tuttavia, la povertà relativa è aumentata dal 10,1% al 11,1%, coinvolgendo circa 2,9 milioni di famiglie. Questo significa che molte famiglie hanno visto diminuire il loro reddito rispetto alla media nazionale e hanno subito una perdita di benessere.
Le famiglie numerose, quelle più esposte
Le famiglie più esposte al rischio di povertà sono quelle numerose, con figli minori o con componenti disoccupati o inattivi. Inoltre, esistono forti differenze territoriali: il Mezzogiorno è la zona più colpita dalla povertà assoluta (12,8% delle famiglie) e dalla povertà relativa (20,8% delle famiglie), mentre il Nord-Est è la zona meno colpita (rispettivamente 3,4% e 5,6%). Anche la distribuzione del reddito mostra una forte disuguaglianza tra le regioni: le maggiori concentrazioni del reddito si registrano in Calabria e Campania, mentre le maggiori uniformità si registrano in Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia.
L’impoverimento delle famiglie italiane nel 2023 ha delle conseguenze sociali e culturali. Molte famiglie hanno dovuto ridurre gli investimenti nell’istruzione dei propri figli, compromettendo le loro opportunità future. Secondo Save the Children, l’Italia è uno dei paesi europei con il maggior divario educativo tra bambini e adolescenti poveri e non poveri. Inoltre, molte famiglie hanno dovuto affrontare situazioni di grave deprivazione materiale e sociale, che si traducono in una mancanza di beni essenziali o di partecipazione alla vita collettiva.