C’è un’età precisa in cui il corpo comincia a cedere sotto il peso delle cattive abitudini. E non è quella che immagini.
Il mito del “c’è tempo per pensarci”
Molti si sentono al sicuro fino ai 40, convinti che qualche vizio qua e là non sia un problema. Il pensiero più comune è: “Quando sarà il momento, smetterò”. Ma il corpo non aspetta. Secondo una ricerca condotta in Finlandia e pubblicata sulla rivista Annals of Medicine, i danni iniziano ben prima dei 50 anni. E, una volta innescato il processo, tornare indietro diventa sempre più difficile.
Lo studio, firmato dalla dott.ssa Tiia Kekäläinen, ha seguito un gruppo di persone nate nel 1959 nella città di Jyväskylä, analizzando la loro salute fisica e mentale dai 27 ai 61 anni. Un’indagine di oltre trent’anni, unica nel suo genere, che ha messo in luce un dato inquietante: già intorno ai 36 anni, le conseguenze di uno stile di vita sbilanciato diventano visibili, dentro e fuori.
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Quando il corpo comincia a mandare segnali
Non servono diagnosi per accorgersi che qualcosa non va. Basta ascoltare il proprio corpo: l’energia cala, il sonno peggiora, la mente è annebbiata. È in questa fascia d’età che molti iniziano a fare i conti con una salute mentale più fragile, più stanchezza, e un senso generale di malessere. La ricerca ha evidenziato che queste sensazioni non sono casuali. Hanno un’origine ben precisa, che si può ricondurre a comportamenti ormai diventati automatici nella vita quotidiana.
Fumo, consumo regolare di alcol e mancanza di attività fisica: sono queste le tre abitudini che accelerano il declino. Non da sole, ma in combinazione. Il loro effetto cumulativo è quello che più incide sul benessere generale.
L’effetto a catena sulla mente
Uno degli aspetti più rilevanti dello studio riguarda la salute mentale. Chi ha mantenuto queste abitudini nel tempo ha mostrato più sintomi depressivi già nei trent’anni, con un impatto che peggiora negli anni successivi. I ricercatori hanno utilizzato strumenti di valutazione clinica per analizzare l’umore e il benessere psicologico dei partecipanti. I risultati sono chiari: il declino mentale segue da vicino quello fisico, e spesso lo anticipa.
Non si tratta solo di sentirsi stanchi. Si parla di una riduzione della percezione di sé, della motivazione, della voglia di affrontare le giornate. Tutto questo può essere il risultato di uno stile di vita trascurato per troppo tempo.
Comportamenti che lasciano il segno
Nel corso dei decenni osservati, alcune abitudini sono cambiate. Il numero dei fumatori, ad esempio, è diminuito: da quasi la metà a 27 anni a meno di un quinto a 61 anni. Ma il calo non è bastato a cancellare gli effetti a lungo termine. Al contrario, il consumo di alcol è aumentato tra i 27 e i 50 anni, rimanendo elevato anche in età più avanzata.
Un dato positivo riguarda l’attività fisica, che è cresciuta con l’età. Ma per chi ha trascorso i primi anni da adulto nel sedentarismo, la salute fisica ha subito comunque un deterioramento progressivo. Questo dimostra quanto sia difficile, anche con il passare del tempo, compensare del tutto i danni accumulati.
Il tempo giusto per cambiare
La dottoressa Kekäläinen è chiara: non è mai troppo tardi per migliorare il proprio stile di vita, ma farlo tardi significa dover recuperare su un terreno già logorato. Ecco perché è fondamentale non rimandare. Le malattie croniche non trasmissibili – come diabete, tumori e problemi cardiovascolari – sono oggi tra le principali cause di morte nel mondo. Ma si possono prevenire, e spesso basta partire dalle abitudini quotidiane.
Non serve stravolgere tutto dall’oggi al domani. Basta iniziare, con costanza, a prendersi cura del proprio corpo e della propria mente. Smettere di fumare, ridurre l’alcol, fare movimento anche solo due o tre volte a settimana: piccoli gesti che hanno un impatto enorme nel lungo periodo.
La salute non si recupera a comando
A 36 anni, le prime avvisaglie si presentano. A 40, iniziano ad accentuarsi. A 50, diventano parte integrante della quotidianità. Questo non significa che sia tutto perduto, ma più si aspetta, più diventa difficile invertire la rotta. E quando la lucidità mentale si abbassa, o il corpo non risponde più come prima, anche trovare la motivazione per cambiare diventa un’impresa.
La prevenzione è una scelta, non un obbligo. Ma è una scelta che paga. E chi la prende in tempo si guadagna un futuro più sereno, una vecchiaia più autonoma e una qualità della vita che non ha prezzo.