Il Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha censurato per l’ottava volta l’acqua minerale Rocchetta, accusando il marchio di pubblicità ingannevole. L’ultima ingiunzione, n. 1/25 del 7 gennaio 2025, riguarda una campagna apparsa sul settimanale Chi il 14 ottobre 2024. È un record negativo per il settore, con provvedimenti che coinvolgono anche l’acqua minerale Uliveto, sempre dello stesso gruppo, Cogedi International Spa. La questione solleva dubbi sull’efficacia delle censure in ambito pubblicitario.
Una lunga storia di censure per l’acqua Rocchetta
Contenuto dell’articolo
Dal 2004, Rocchetta e Uliveto hanno collezionato numerosi provvedimenti da parte dello IAP e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Le tappe principali includono:
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- 2004: le prime due sentenze dello IAP, con riferimento anche a Uliveto (145/2004 e 211/2004).
- 2013: una censura dello IAP (037/2013) e una multa di 130.000 euro da parte dell’AGCM (24608/2013).
- 2015: censura e multa di 10.000 euro (AGCM, 25250/2015).
- 2022: ulteriore censura dello IAP (21/2022).
- 2025: ingiunzione n. 1/25 del 7 gennaio.
Questi provvedimenti mettono in evidenza un pattern di pubblicità che, secondo le autorità, associa impropriamente i benefici per la salute al consumo di specifiche acque minerali.
Il messaggio contestato: “Calcoli renali? È tempo di agire!”
Nell’ultima campagna pubblicitaria di Rocchetta, lo slogan “Calcoli renali? È tempo di agire!” era accompagnato da elementi visivi e testuali che, secondo lo IAP, creavano un’associazione diretta tra il consumo di questa acqua minerale e la prevenzione dei calcoli renali.
Tra i contenuti della pagina pubblicitaria:
- Logo Rocchetta con la dicitura “Acqua della Salute”.
- Promozione del “Mese della prevenzione della calcolosi”.
- Invito a prenotare un consulto urologico gratuito.
- QR code per accedere alle “regole d’oro della calcolosi”.
Secondo lo IAP, questi elementi suggerivano che Rocchetta avesse un’efficacia preventiva specifica contro i calcoli renali, un’affermazione non supportata da evidenze scientifiche presentate dall’azienda.
L’opinione del Comitato di Controllo
Il Comitato ha evidenziato come il messaggio trascendesse il semplice ruolo di sponsorizzazione di un’iniziativa scientifica, accreditando Rocchetta come soluzione indispensabile per prevenire i calcoli renali. Inoltre, la presenza di riferimenti ad associazioni scientifiche conferiva al prodotto un’”impropria aura di medicalità”.
Secondo lo IAP, tale approccio potrebbe indurre i consumatori a credere che Rocchetta sia superiore ad altre acque minerali nella prevenzione di questa patologia, violando l’articolo 2 del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria.
L’efficacia delle censure: un sistema da rivedere?
La vicenda mette in luce i limiti delle censure dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Non essendo previste sanzioni pecuniarie, le aziende possono rispettare formalmente le sentenze, per poi riproporre messaggi analoghi in campagne successive.
L’AGCM ha tentato di intervenire con multe, come nel 2013 e nel 2015, ma l’impatto è stato limitato. Cogedi International continua a utilizzare strategie pubblicitarie simili a quelle di vent’anni fa, mostrando come le sanzioni attuali non abbiano un effetto deterrente sufficiente.
Un problema di trasparenza
Questi episodi sottolineano l’importanza di una maggiore trasparenza nella comunicazione pubblicitaria, soprattutto quando si tratta di messaggi legati alla salute. I consumatori devono poter fare scelte consapevoli basate su informazioni veritiere e scientificamente fondate, senza essere influenzati da campagne che sfruttano un linguaggio ambiguo o fuorviante.
In attesa di riforme che rendano le censure più efficaci, casi come quello di Rocchetta continueranno a sollevare dubbi sulla reale protezione dei diritti dei consumatori nel settore pubblicitario.