Città dei 30 chilometri orari in strada: per ridurre gli incidenti, le emissioni e tanti altri motivi. Scontro di posizioni tra automobilisti, lavoratori e anche politici.
Bologna e Milano sono le ultime città ad essere entrato nell’elenco delle virtuose dei 30 chilometri orari imposti come velocità stradale nella maggior parte delle vie. Le ordinanze per il capoluogo emiliano sono entrate in vigore il 16 gennaio e tuttora fanno discutere.
Invece a Milano, è stato approvato un documento per il passaggio a Milano e nel 2024 dai limiti di velocità da 50 a 30 chilometri, soprattutto nelle strade urbane. Questi progetti di abbassamento dei limiti di velocità automobilistica e non solo, sono anche accompagnati da progetti di sicurezza stradale, ad esempio miglioramento dei semafori o inserimento di più strisce pedonali, e di decoro cittadino attraverso nuovo verde urbano pedonalizzato o percorribile con trasporto green, divisorio nelle strade.
I limiti di velocità nelle aree cittadine le chiedono soprattutto pedoni e ciclisti, Bologna è una città molto circolata a due ruote. Però, le proteste non sono poche, chi lavora teme che al traffico si possa aggiungere anche l’eccesso di limiti di velocità come difficoltà nel raggiungere il posto professionale. Proteste ci sono state anche da parte degli NCC, per Bologna ultima delle città ad introdurre questo provvedimento interviene Matteo Salvini, entra nel merito come ministro.
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30 chilometri orari, in un incidente possono fare la differenza, già qui si apre il dibattito internazionale
Il limite di velocità a 30 chilometri è stato scelto sulla base di dati scientifici accertati. Secondo il Dipartimento di trasporti US, una persona investita da un veicolo a velocità di circa 30 chilometri ha nove possibilità su dieci di sopravvivere all’impatto. Di meno, non è possibile proporre per automobili, trasporti urbani cittadini oppure commerciali.
Le statistiche riportano che 50 chilometri all’ora è la velocità con cui ogni anno vengono investiti più pedoni. Su questi dati si sono espresse anche diverse università, dal Regno Unito passando per l’Irlanda del Nord e via fino in Germania. Da Belfast gli studiosi hanno chiarito che è la diminuzione del traffico e l’incentivo al trasporto a due ruote o pubblico a fare la differenza. Per ora pochissime città hanno provato ad introdurre i 20 chilometri stradali, la velocità che limita al massimo il ferimento grave di persone durante gli incidenti.
Invece, nessuna polemica sugli effetti ambientali, meno si corre e meno ci sono emissioni giornaliere, Legambiente però conteggia anche il numero di semafori e soste con il motore acceso. Sul limite dei 30 chilometri per diminuire le emissioni ci sono buoni esempi in Europa e anche in Italia, si può fare di più. Invece è più critica la discussione in termini di sicurezza ma soprattutto di soddisfazione da parte del mondo professionale e produttivo.
Ecco il dibattito emerso a Bologna.
Con una nota del ministero dei Trasporti, Matteo Salvini continua una vera e propria battaglia contro i limiti di velocità che ritene eccessivi.
I 30 chilometri orari non possono essere applicati su tutta la città di Bologna, esprime il leader leghista, “non appare una scelta ragionevole”. I problemi per i cittadini rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale, dichiara il ministro.
La sicurezza stradale rimane comunque una priorità. Sempre nel comunicato l’invito “il dicastero di Porta Pia è pronto ad avviare un confronto immediato con l’amministrazione bolognese per verificare soluzioni alternative e prevenire forzature e fughe in avanti che poi rischiano di essere smentite anche dai giudici, come già successo a Milano a proposito dell’obbligo per i mezzi pesanti dei dispositivi per l’angolo cieco“. (Fonte Today).