Passeggiata nel cuore dell’Appia Antica? scarpe comode, anche aperte, vestiti leggeri e un piccolo impermeabile da zaino
Chi decide di passeggiare nelle antiche vie di Roma, centro della civiltà e della politica dell’Impero romano, deve fare attenzione alle scarpe: i tacchi alti o troppo rigidi non sono adatti ai percorsi ancora caratterizzati da grandi ciottoli o mattonelle distanti tra loro. Durante l’estate, è facile prendere una storta, perdere un infradito tra i sampietrini o scivolare sugli antichi ciottoli arroventati dal sole.
Oggi parliamo dell’Appia Antica, una strada di enorme importanza storica per i romani, protetta dall’istituzione di un parco regionale per contrastare la speculazione edilizia. Grazie alle moderne tecnologie grafiche e virtuali, possiamo osservare perfette ricostruzioni della realtà di allora, ricordandoci che cavalli, muli, asini e bovini trainavano bighe e carri, ed erano le automobili di oggi. Nell’Antica Roma, il trasporto animale era comune fuori dalle città, e il servizio postale e i movimenti militari avevano la priorità sulle strade.
L’Appia Antica, oggi inserita nel Patrimonio UNESCO, ci riporta indietro nel tempo con il suo ben conservato tratto pedonale, i ruderi e le costruzioni antiche. Questo polmone verde nel cuore della capitale può essere vissuto non solo dai cittadini e dai turisti, ma anche dai pendolari e dagli studenti fuori sede. Raccontiamo nel dettaglio questo incredibile passaggio e paesaggio antico.
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Storia e storie dell’Appia Antica
La via Appia, originariamente concepita per collegare Roma a Capua, venne poi estesa fino a Brindisi, un porto chiave per il commercio con la Grecia e l’Oriente. Realizzata tra la fine del IV secolo a.C. e il III secolo a.C., questa strada era considerata dai Romani la regina delle strade, grazie al suo impatto economico, militare e culturale. Costruita per volontà del censore Appio Claudio Cieco, l’Appia Antica divenne una delle più grandi opere di ingegneria civile del mondo antico.
Nel corso dei secoli, l’Appia venne estesa, restaurata e ampliata dagli imperatori romani, come Augusto, Vespasiano e Traiano. Oggi, larghi tratti di questa storica via sono ancora percorribili e attraggono turisti da tutto il mondo, offrendo un viaggio indietro nel tempo. Nel luglio 2024, l’Appia Antica è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, consolidando ulteriormente il suo ruolo di tesoro storico e culturale. Sia la capitale che la Regione Lazio hanno altre aree riconosciute nel Patrimonio Unesco e questo contribuisce a catalizzare il turismo dall’estero su tutta la regione oltre che su Roma.
La storia di Spartaco e dei seimila schiavi crocifissi fino a Capua
L’Appia Antica ha tantissime storie tra cui quella dei seimila schiavi ribelli di Spartaco che furono giustiziati con crocifissione nel tratto da Roma a Capua. Fu un gesto simbolico per ricordare sia agli schiavi che all’esercito il prezzo della ribellione. Raccontiamo così, la storia di Spartaco che fu costretto a ritirarsi verso la penisola salentina, tentando di riorganizzare le sue truppe. Qui, nei pressi del fiume Sele, si svolse la battaglia finale.
Le truppe di Crasso, rinforzate da contingenti inviati da Pompeo e Lucullo, schiacciarono i ribelli. Spartaco combatté valorosamente e, secondo le fonti, morì in battaglia. Il suo corpo non fu mai trovato, alimentando leggende sulla sua morte. Dopo la sconfitta, seimila ribelli furono crocifissi lungo la via Appia, come monito per chiunque osasse ribellarsi contro Roma. Spartaco (109 a.C. – 71 a.C.), trace di origine aristocratica, fu un gladiatore che guidò la più grande rivolta di schiavi contro Roma, nota come la Terza Guerra Servile (73-71 a.C.).
Fuggito con altri gladiatori da Capua, raccolse un esercito di schiavi e pastori, ottenendo numerose vittorie contro le legioni romane. Tuttavia, il suo esercito fu sconfitto da Crasso, con il supporto di Pompeo e Lucullo. Spartaco morì in battaglia e migliaia dei suoi seguaci furono crocifissi lungo la via Appia, lasciando un’impronta duratura nella storia come simbolo di ribellione contro l’oppressione.