Chiara Ferragni sta facendo la sua mossa contro la multa dell’Antritust, ricorrendo al Tar. Siamo sicuri che abbia usato le parole giuste?
Il silenzio prima dell’attacco
Dopo lo scandalo del pandoro Balocco, Chiara Ferragni ha taciuto per molto tempo. La sua pagina Instagram, sempre piena di storie e sponsorizzazioni, è rimasta terra desolata, salvo per timide foto postate per non perdere i follower (in caduta libera, giorno dopo giorno).
Agli italiani puoi toccare tutto, tranne che la beneficenza. L’idea di essere stati presi in giro è stato uno smacco troppo grande che potrebbe aver decretato la fine di quelli che tutti chiamavano “impero”, ma che si è rivelato un castello costruito sui granelli di sabbia.
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Adesso però l’imprenditrice digitale sembra pronta a sferrare il suo attacco contro la multa da un milione di euro dell’Antritrus. Nonostante siano ancora in corso le indagini per truffa aggravata anche per le bambole e le uova di Pasqua, lei è ricorda al Tar perché ha ritenuto ingiusta la multa.
Balocco aveva già fatto la stessa cosa qualche mese fa, adesso ci hanno pensato anche le società a lei intestate, Tbs Crew e Fenice Srl, con un ricorso di ben 34 pagine depositato dai legali di Chiara Ferragni al Tar del Lazio. Nello specifico, la multa è ritenuta una misura «del tutto sproporzionata rispetto alla gravità e alla durata della condotta».
Chiara Ferragni e quella donazione “generosa”
Per chi si fosse perso qualche passaggio, nell’autunno 2022 esce la linea di pandori Balocco firmata Chiara Ferragni, nulla di diverso se non il packaging e lo zucchero a velo rosa, marchio di fabbrica dell’imprenditrice. A fronte di questa collaborazione, un incremento di quasi 6 euro rispetto al prezzo originario. In più si era parlato di una donazione ai bambini dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Articoli e notizie avevano fatto intendere ai consumatori che acquistando il Pandoro Pink Christmas avrebbero contribuito a questa donazione.
Il tutto era così fumoso che Selvaggia Lucarelli ha più volte questo delucidazioni, arrivando al bandolo della matassa. Nessuna donazione dei consumatori, ma solo una donazione effettuata mesi prima da Balocco, fissata a 50.000 euro, e stipulata nel contratto.
Proprio questa donazione è sembrata misera agli occhi dei consumatori, a fronte di un milione speso come pagamento a Chiara Ferragni. Ed è proprio questo “misero 50.000 euro” a entrare in gioco.
«In nessun caso», scrivono gli avvocati, «è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto e che la differenza di prezzo tra l’edizione limitata del pandoro Pink Christmas e il pandoro tradizionale Balocco sarebbe stata destinata a tale iniziativa benefica».
Sempre secondo il team legale dell’influencer, la donazione da 50mila euro è stata «consistente», visto che le vendite dei pandori griffati «non hanno raggiunto i risultati sperati»
Balocco ha venduto infatti 286.422 prodotti, a fronte di 356.782 prodotti distribuiti ai rivenditori. In poche parole 144mila pandori sono finiti al macero. In termini economici, l’azienda ha guadagnato 234.000, per cui la donazione da 50.000 euro ha rappresentato il 25% del ricavato. Basterà questa esternazione a rimodulare la multa?