Allarme import pomodoro dalla Cina +50%, Italia colpita dal cambiamento climatico

By Ana Maria Perez

Allarme import pomodoro dalla Cina (+50%)

A noi da ultimedalweb piace parlarvi del pomodoro. Non perché siamo fissati, intendiamoci, ma perché il pomodoro è identificato come elemento cardine della dieta mediterranea, eccellenza dell’industria alimentare italiana e simbolo del “Made in Italy” nel mondo e, inoltre, viene riconosciuto l’importante contributo che le aziende del comparto apportano all’economia nazionale. In Italia il consumo di pomodoro si attesta su una media di 35 chili a famiglia all’anno.

Anche se è difficile da calcolare esattamente, il fatturato totale dei produttori diretti e dell’industria e derivati dal pomodoro in Italia si aggirerebbe sui 4,4 miliardi di euro, di cui 1,4 derivanti dall’export (dati Coldiretti).

Pertanto, la notizia che dalla Cina sta arrivando un potenziale pericolo che minaccia la nostra produzione, ha messo in allarme il comparto. Cosa succede esattamente e come la Cina (mercato lontano) può minacciare la nostra produzione di pomodori? Vediamolo assieme.

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Tempo di raccolta di pomodori in Italia e sorpasso cinese

E’ appena partita la raccolta del pomodoro da salsa con l’Italia che (secondo Coldiretti), a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, fra grandinate, nubifragi, alluvioni e ondate di calore, rischia di produrre ancora meno dei 5,6 miliardi di chili previsti per il 2023, mentre alle frontiere si assiste al balzo del +50% delle importazioni di concentrato di pomodoro cinese che costa la metà di quello tricolore, grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e della minoranza musulmana degli Uiguri nello Xinjiang.

Sia Coldiretti che Filiera Italia hanno denunciato la minaccia cinese in occasione dell’avvio della raccolta a Foggia, dove si coltiva quasi 1/5 (19%) dell’intero raccolto nazionale. I dati sono del World Processing Tomato Council . Stanti le affermazioni del prestigioso istituto, la Cina (7,3 miliardi di chili nel 2023) sorpasserebbe l’Italia nella classifica mondiale dei produttori di pomodoro da industria.

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Il pomodoro “Made in Italy”, 7 mila imprese agricole

In Italia sono circa 70mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa; di essi, quasi 18mila ettari si concentrano in Puglia, dove la provincia produttrice per eccellenza è Foggia, con l’84% della produzione totale. La Regione Meridionale è seguita da lontano dall’Emilia Romagna (26mila ettari), che concentra la produzione di pomodoro tra Piacenza e Parma. A livello nazionale la filiera del pomodoro impegna complessivamente circa 7.000 imprese agricole e oltre 100 imprese di trasformazione; il settore da occupazione a 10.000 addetti, in mancanza di ulteriori risorse da impiegare.

Costi e ritardi nel trapianto delle piantine di pomodoro

Ai ritardi registrati in campagna nel trapianto delle piantine di pomodoro a causa del clima pazzo si aggiunge l’aumento dei prodotti energetici e delle materie prime, che si riflette sui costi di produzione del pomodoro superiori del 30% rispetto alle medie storiche, anche per il caro carburanti e il gap delle infrastrutture logistiche di trasporto. Si tenga in considerazione che il pomodoro agli agricoltori viene pagato solo fra i 15 e i 17 centesimi al chilo.

Del costo della passata, solo il 9,4% è riconosciuto al coltivatore

Il risultato è che, ad esempio, per una bottiglia di passata da 700 ml (in vendita mediamente a 1,6 euro), solo il 9,4% riguarda il valore riconosciuto al pomodoro in campo, mentre mentre il 90,6% del prezzo è il margine della distribuzione commerciale, i costi di produzione industriali, il costo della bottiglia, dei trasporti, il tappo, l’etichetta e la pubblicità.

L’Italia al terzo posto come produttore mondiale di pomodoro

Con i nuovi dati che abbiamo indicato, l’Italia scivola al terzo posto come produttore mondiale, scalzata dalla Cina. Il presidente di Coldiretti e l’amministratore delegato di Filiera Italia hanno scritto al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, per denunciare che il pomodoro cinese “è coltivato per l’80% nella regione dello Xinjiang, dove il governo pratica politiche di repressione e genocidio della popolazione locale degli Uiguri con sterilizzazione di massa, campi di concentramento, schiavitù e lavori forzati nei campi agricoli. Una violazione dei diritti umani confermata nei mesi scorsi anche dall’Onu e dallo stesso Parlamento europeo”.

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Un’immagine nella regione di Xinjiang

Tale situazione genera concorrenza sleale: pertanto, i due rappresentanti degli agricoltori chiedono che, come hanno fatto gli Stati Uniti, seguiti dal Canada e dal Regno Unito, l’Italia “si faccia portavoce presso la Commissione europea della richiesta di divieto assoluto di importazione di concentrato di pomodoro cinese, soprattutto se proveniente dalla regione dello Xinjiang

L’Olanda cerca pomodoro a buon mercato

Nonostante le ragioni che vi forniamo, in Europa l’Olanda segue un’altra direzione. Il Paese ha chiesto alla Commissione UE la concessione di un contingente tariffario per permettere l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina in esenzione di dazio, tenuto conto che la produzione UE non sarebbe sufficiente a soddisfare la domanda. Naturalmente, i coltivatori italiani si oppongono a detta autorizzazione, che non sarebbe giustificata.

Quali pomodori preferiscono gli italiani?

Nel carrello della spesa degli italiani le tipologie di conserve di pomodoro più acquistate nella fase al dettaglio sono le passate e le polpe che concentrano circa i tre quarti dei quantitativi e il 54% della spesa complessiva. A seguire, tra i prodotti più venduti si piazzano i sughi pronti (12% dei volumi e circa il 30% della spesa) e i pomodori pelati (10% degli acquisti e 8% della spesa). Seguono le conserve di pomodorini, il concentrato di pomodoro e i sughi freschi.

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